giovedì 25 settembre 2008

Black - Hole: Buco Nero

Dal blog Gravità Zero, segnalo uno splendido articolo del fisico Massimo Auci. A questo ne seguirà un secondo, anch'esso sicuramente imperdibile.


Ne riporto di seguito l'introduzione, con relativo screenshot. Cliccate al link per raggiungere l'articolo e leggerlo integralmente.


"Alberto Masani, grande astronomo italiano e mio professore di astrofisica, definiva le stelle nascenti come globi di gas autogravitanti. Era il 1978 e proprio in quegli anni sempre di più negli ambienti della ricerca in astrofisica e cosmologia si sentiva parlare della possibile reale esistenza di buchi neri, black-hole in inglese, come uno dei possibili stati finali in cui proprio a causa dell'autogravitazione, una stella poteva terminare la propria vita evolutiva. Infatti, dal punto di vista teorico un black-hole poteva essere originato durante il collasso gravitazionale di una stella con massa superiore a certi valori critici, circa tre volte la massa solare, anche se come vedremo questo non è del tutto esatto. Il collasso gravitazionale è in generale causato dall'incapacità della stella di autosostenersi, cioè quando la pressione generata dall'energia emessa dal nucleo stellare sotto forma di radiazione termica e luminosa, non è più sufficiente a contrastare l'azione attrattiva della gravità sulla massa degli strati di materia che via via formano la stella a partire dal centro sino all'esterno, il volume stellare inizia gradualmente a contrarsi aumentando la densità e favorendo l'innesco di nuove reazioni termonucleari e l'emissione di nuova energia. L'energia prodotta può avere l'effetto di riespandere il volume stellare stabilizzandolo, ma se è insufficiente a bilanciare la contrazione gravitazionale, come un palloncino forato la stella si contrae emettendo nello spazio esterno parte della sua energia. La densità del nucleo stellare aumenta a questo punto molto rapidamente, raggiungendo livelli critici di non ritorno, oltre ai quali la materia proseguendo la sua caduta verso il centro della stella scompare sotto una frontiera chiamata orizzonte degli eventi. All'epoca, le strumentazioni e le tecniche per quanto sofisticate non erano in grado di dimostrare l'esistenza dei black-hole in quanto non era assolutamente chiaro quale potesse essere la strategia migliore per cercarli."


 


http://www.gravita-zero.org/2008/09/anatomia-di-un-micro-black-hole.html


Gravità Zero - Corporate blog di divulgazione scientifica: ANATOMIA DI UN MICRO-BLACK-HOLE (I) via kwout

9 commenti:

  1. grazie Annarita, ma come fai a riuscire a seguire tutto?

    Anna

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  2. @Anna: magari potessi riuscire a seguire tutto!!!


    Diciamo che faccio quel che posso;)

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  3. Interessante notizia.

    Annarita vieni a prelevare un premio per te.

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  4. Articolo impegnativo, ma molto interessante.


    Grazie

    Ruben:)

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  5. Concordo con i commentatori che mi hanno preceduta. l'articolo è avvincente. Complimenti a Massimo Auci.


    Un abbraccio a te:)

    Arte

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  6. Articolo interessante ma se posso fare un appunto all'autore: perché black-hole? Il termine italiano buco nero è ampiamente utilizzato nella nostra lingua, anche nella letteratura specializzata...


    ps bello ed evocativo anche questo template!

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  7. Interessante veramente. Da leggere con attenzione perchè non è proprio un articolo per principianti, ma merita quell'attenzione particolare che gli devi dedicare per leggerlo come si deve.


    Ciao!

    Daniele il Rockpoeta

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  8. Ringrazio Artemisia, Ruben e Daniele per aver lasciato il loro commento.


    @Federico: alla tua domanda può rispondere solamente Massimo Auci.


    Ti ringrazio dell'apprezzamento nei riguardi del template:)


    A presto a tutti:)

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  9. @Federico: riporto di seguito la risposta al tuo appunto, fattami pervenire da Massimo Auci.


    Scrive Massimo:

    Non che io sia un esterofilo incallito, ma durante l'università e gli anni di ricerca in astrofisica neutrinica il 100% della letteratura in materia era ed è tuttora in inglese. I corsi che ho seguito in cosmologia, uno con lo stesso Weeler, l'inventore della stessa definizione, era ovviamente in lingua inglese, pertanto mi suona strano chiamare un black-hole "buco nero", mi ricorda una certa battuta spinta che circolava ai tempi delle mie medie su Ludovico il moro; è un po come chiamare John Weeler "Giovanni Ruotatore". La scienza ha delle regole glottologiche e specialmente in fisica la terminologia specifica è in inglese perché l'inglese è la lingua ufficiale di comunicazione, pertanto chiarite le regole e le definizioni è corretto utilizzare i termini originali."


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