martedì 28 aprile 2009

SCIENZA NELLA SCUOLA: CHI C’È BATTA UN COLPO

Cari colleghi e cari lettori, riporto di seguito l'EDITORIALE di Diesse (Associazione professionale "Didattica e Innovazione Scolastica" alla quale sono iscritta), pervenutomi con libed.news 33, la newsletter dell'Associazione, perché trovo interessante e condvisibile il suo contenuto.


Voi che cosa ne pensate?



SCIENZA NELLA SCUOLA: CHI C’È BATTA UN COLPO


In occasione del recente convegno dal titolo: “Per un nuovo liceo scientifico nel XXI secolo”, promosso a Roma dal Gruppo di lavoro interministeriale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica, presieduto da Luigi Berlinguer, il sapere scientifico è stato posto come chiave per lo sviluppo della società e per l’uscita dalla crisi.
 
Il Gruppo dell’ex ministro della Pubblica istruzione è in realtà impegnato quantomeno su due fronti: da una parte gettare le basi di ordine teorico relative al ruolo della scienza nella scuola, dall’altra tradurre tali premesse nella ipotesi di un nuovo liceo scientifico (una commissione ministeriale ha iniziato a lavorare in questo senso) in modo da “offrire al Paese una scuola che non si è mai realizzata nella storia repubblicana: “con tanta e buona scienza”: così si legge sul sito del Miur all’indirizzo dedicato al convegno romano.
 
Ma quale idea di scienza nella scuola sta emergendo da questo fermento innovativo? Per lo più una concezione etica della scienza, come documentano, tra l’altro, i contributi presentati al convegno. La relazione proposta da Mauro Dorato (Dipartimento di Filosofia - Università degli Studi “Roma 3”), per esempio, è intitolata “La funzione filosofica ed etica dell’educazione scientifica: l’inseparabilità di ‘anima’’ (sapere umanistico) ed ‘atomi’ (scienza)”.
 
Alla luce di una impostazione (popperiana?) che ha all’interno dell’ambito accademico un notevole ascendente, l’educazione scientifica assumerebbe i seguenti scopi: incoraggiare la discussione critica, senza con ciò promuovere il relativismo (conoscitivo o morale); liberarci dalle credenze e dalle spiegazioni antropomorfiche, sovvertendo la visione del mondo propria del senso comune; promuovere l’autonomia intellettuale ed etica di ogni cittadino, ovvero, per rifarsi ad una frase di Kant, incrementare la “capacità di usare il proprio intelletto senza la guida di un altro”.
 
Insomma, la scienza, in questo caso strettamente coniugata alla filosofia, fungerebbe da volano di una nuova pedagogia il cui presupposto è la critica della tradizione.
 
Pur condividendo il proposito di ridefinire lo spazio della scienza nella scuola e la finalità formativa che le discipline scientifiche potrebbero avere, magari aggiornate nei loro programmi in prospettiva storica, ci permettiamo di avanzare un’immagine di scienza che si propone come “dialogo con la realtà”, tesa cioè, a comprenderne il linguaggio: attività nella quale l’uomo ha una posizione attiva e non subordinata alla scoperta di certi meccanismi valutati come neutri.
 
Nella scoperta scientifica l’uomo è attivo e lo scienziato non è tanto appagato dall’avere scoperto un meccanismo, quanto dall’esperienza che quel meccanismo è dentro un ordine. Se cerchiamo di sorprendere l’esperienza di chi ha vissuto e vive in prima persona l’avventura della ricerca, a cominciare dai più grandi protagonisti, ci accorgiamo di quanto l’atto della conoscenza scientifica sia inscindibile dall’uomo nella sua interezza. L’esperienza della ricerca accade come lotta con il mistero della realtà, secondo l’angolatura parziale ma originale offerta dal metodo scientifico. Per lo scienziato in azione le domande fondamentali non sono “altrove” rispetto a questa lotta: esse sono implicitamente ma potentemente all’opera nella stessa mossa del conoscere.
 
Il lavoro del Gruppo interministeriale, rilanciato dal convegno, è utile ad avviare una discussione sulle ragioni ultime della scienza, come pure dello spazio che è tenuta ad occupare nella scuola, a patto che non sia vincolato da stereotipi.
 
Un confronto che ci interessa profondamente, anche a partire dall’esperienza didattica e dalla capacità dei ragazzi di osservare facendosi continuamente domande.
 
Lo hanno testimoniato, in questi giorni, le oltre 300 persone (tra studenti e insegnanti) che sono convenute a Firenze per la sesta edizione di “ScienzAFirenze”, promossa da Diesse: molto più di un appuntamento, piuttosto un momento di scuola viva già in atto. 

2 commenti:

  1. Ciao, Annarita.

    Ho letto questa relazione e mi sono permessa di sottoporla a mio marito, insegnante e conoscitore di Filosofia e Fisica.

    Mi ha chiesto un pò di tempo per leggerla con attenzione.

    Ti ringrazio e ti abbraccio.

    sabina

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  2. Cara Sbina, hai fatto benissimo. Ne sono molto contenta:)

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