giovedì 16 gennaio 2014

Distinct Neural Mechanisms for Body Form and Body Motion Discriminations


"Distinct Neural Mechanisms for Body Form and Body Motion Discriminations" è uno studio pubblicato l'8 gennaio 2014 sulla rivista internazionale:

The Journal of Neuroscience, 8 January 2014, 34(2): 574-585;
doi: 10.1523/JNEUROSCI.4032-13.2014:
http://www.jneurosci.org/content/34/2/574.short

Tradotto liberamente in italiano, il senso è il seguente: "Meccanismi neurali distinti per le discriminazioni della forma del corpo e del movimento del corpo".

La ricerca, condotta dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Center for Neuroscience and Cognitive Systems), in collaborazione con Università di Trento (Center for Mind/Brain Sciences)e Rochester University (Department of Cognitive and Brain Sciences, Stati Uniti ), ha fatto luce su come il cervello interpreta il movimento dei corpi nell’interazione tra le persone.

I risultati dello studio, utili a riconoscere il significato di azioni e intenzioni nella comunicazione non verbalepotrebbero aprire nuovi scenari nella terapia delle patologie della sfera socio-affettiva quali l’autismo, o i disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia

Proviamo ad approfondire i risultati dello studio segnalato. 

L’interazione tra persone è dominata dai gesti, che compiamo con il nostro corpo, in una comunicazione non verbale. La nostra silhouette biologica ha una determinata forma e può muoversi con diversi orientamenti e direzioni; il nostro cervello percepisce ed elabora entrambe le informazioni sia che si tratti del nostro corpo che del nostro interlocutore.

Ma come avviene tale riconoscimento?

I ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Rovereto (Trento) hanno individuato due aree cerebrali, specializzate nel distinguere la forma dei corpi statici e il loro movimento, che operano in maniera indipendente e concorrono all’ interpretazione delle azioni. La scoperta potrebbe avere importanti ricadute nella terapia delle patologie della sfera socio-affettiva, quali l’autismo.

Il lavoro di ricerca è originato dalla necessità di comprendere i meccanismi di interpretazione del movimento del corpo umano da parte del cervello. La percezione e l’elaborazione delle informazioni prodotte dal corpo in moto sono attività importanti, per esempio, nell’ interazione tra persone attraverso una comunicazione non verbale: è possibile distinguere le azioni compiute, comprenderne le intenzioni e leggere le emozioni espresse.
Alla base di queste attività vi è la capacità da parte del cervello di distinguere la forma di un corpo e di associarvi, in maniera appropriata, il movimento.

Le domande cui si è voluto rispondere sono state:
- "La forma e il movimento sono dati che il cervello acquisisce ed elabora in modo separato o parallelamente?"
- "Se il cervello non capisce che ha di fronte un corpo umano, non percepisce nemmeno il suo movimento in modo accurato?"

I ricercatori hanno studiato l’attività del cervello di dodici persone volontarie durante alcuni test comportamentali, utilizzando due tecniche di indagine complementari: la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS). Durante due primi test, i volontari hanno dovuto distinguere immagini di corpi statici e corpi in movimento e, in seguito, la direzione del movimento e l’orientamento del corpo osservato. 

L’analisi dei dati della fMRI ha permesso l’individuazione di due aree corticali della corteccia temporale distinte, di cui:
- una responsabile del riconoscimento della forma del corpo (l’Area Extrastriata del Corpo – EBA);
- l’altra dell’identificazione del movimento (il Solco Temporale posteriore Superiore - pSTS).

La nostra analisi ha individuato come le informazioni relative alla forma di un corpo e al suo movimento sono utilizzate dal cervello per definire la direzione del movimento e l’orientamento del corpo, spiega la dott.ssa Lorella Battelli, coordinatrice del gruppo di lavoro e ricercatrice al Centro di Rovereto dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
 “Quando dobbiamo riconoscere se un corpo che cammina abbia la testa orientata verso destra o verso sinistra, è molto importante che il nostro sistema visivo acquisisca informazioni sulla forma del corpo. Al contrario, se ci interessa sapere verso quale direzione stia camminando (avanti o indietro) il sistema visivo ha bisogno di avere informazioni sul movimento (per es. la camminata)”.

Basandosi su questo primo risultato i ricercatori hanno indagato la dipendenza reciproca delle due aree corticali, alterando i processi funzionali di un’area alla volta, tramite la stimolazione magnetica transcranica, e analizzando il conseguente comportamento dei volontari. Lo studio ha mostrato che le due aree operano in modo autonomo.

Un’alterazione dell’area responsabile del riconoscimento della forma (l’area EBA) causa la riduzione della capacità dei soggetti a identificare la direzione di orientamento del corpo, mentre lascia inalterata la capacità di identificare la direzione del movimento. I risultati sono invertiti quando l’alterazione è indotta sull’altra area (la pSTS).

Grazie al nostro studio sarà possibile capire meglio le basi biologiche sottostanti alcuni disturbi comportamentali legati alla comprensione delle azioni degli altri” conclude la dott.ssa Battelli.
Per esempio i disturbi della sfera socio-affettiva, quali l’autismo, o i disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, per i quali è stato dimostrato che esistono alterazioni anatomiche e funzionali a carico delle due aree della corteccia temporale che abbiamo studiato. I nostri risultati sono un primo passo importante per poter programmare un possibile intervento terapeutico”.

E noi ci auguriamo davvero che la scoperta possa essere un primo passo determinate in tale direzione.

2 commenti:

  1. Cara Annarita,unisco la mia voce alla tua.
    Speriamo che questa scoperta sia un primo passo nella giusta direzione.
    Buon lavoro alla scienza e agli scenziati!

    Un caro abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Rosaria, penso che sia in molti ad augurarselo perché è in ballo il miglioramento di patologie molto serie.

      Sì, buon lavoro alla Scienza e agli scienziati, che, purtroppo, nel nostro paese non è che siano facilitati nel loro compito!

      Un abbraccio.

      Elimina

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