martedì 27 gennaio 2015

...per non dimenticare- Shoah: Poesie e Pensieri


"...per non dimenticare- Shoah: Poesie e Pensieri" è un opuscolo rivolto dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) agli studenti italiani, con la seguente motivazione:


*****

"Questa pubblicazione è rivolta ai nostri studenti, affinché non smettano mai di dedicare le loro forze ad approfondire il tema della Shoah. Dobbiamo suscitare la loro curiosità intellettuale, aiutarli a combattere l’indifferenza, promuovere il loro pensiero critico.

Far conoscere ai giovani la tragedia che si è consumata nei campi di sterminio
significa attualizzarne il senso, esortarli a riflettere sul continuo pericolo di un
possibile ritorno di quei sentimenti che hanno portato allo sterminio ebraico.

Acquisire coscienza sulla base della conoscenza. Una delle condizioni per apprendere dal passato è conoscerlo. Quando parliamo di Shoah questo concetto è di importanza fondamentale.

Questa raccolta ci permette di mettere insieme alcune delle testimonianze di quanti hanno vissuto la Shoah in prima persona o attraverso i loro cari e hanno voluto lasciare una traccia scritta della loro storia.

Attraverso le loro parole, abbiamo ripercorso, per non dimenticare, ciò che è stato. Un esercizio di memoria utile a passare la fiaccola del ricordo alle nuove generazioni.

Con gli anni i testimoni dello sterminio ebraico non potranno più raccontarlo e noi non possiamo correre il rischio di dimenticare questa pagina di storia.

Noi, li ricordiamo così"



*****

Dalla raccolta, ho estratto tre frammenti, che riporto di seguito.


La Farfalla

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedman (1921 – 1944)

Pavel era un ragazzo ebreo che fu rinchiuso nella fortezza ghetto di Terezin (Repubblica Ceca), utilizzata dalla Gestapo come campo di concentramento per gli ebrei. Da Terezin gli ebrei venivano deportati dai nazisti in vari campi di sterminio. Pavel fu uno di loro e ad Auschwitz trovò la morte.


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Dite: è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi,
farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

Janusz Korczak, medico e pedagogo, direttore dell’orfanotrofio nel ghetto di Varsavia. Accompagnò i suoi bambini fino all’ultimo, entrando con essi nelle camere a gas, a Treblinka.

Ecco il ricordo di un testimone oculare:

“Venne l’ordine di deportare tutti gli ebrei e le prime vittime furono le più
innocenti, i bambini.
Janusz Korczak non volle lasciare i suoi duecento bambini. Uno o due giorni prima che cominciasse il blocco di via Sienna, ordinò a tutti i bambini di fare un bagno, di mettersi i vestitini puliti e ciascuno ha ricevuto un sacchetto di pane e una bottiglia d’acqua. Non si sa se avesse spiegato ai bambini del suo orfanotrofio a che cosa dovessero prepararsi e dove sarebbero stati condotti. Nessuno fra di loro scappò, nessuno si nascose. Si stringevano soltanto, come tanti pulcini, al loro maestro, al loro padre e maestro, a Janusz Korczak, perchè li proteggesse. Lui stesso si mise davanti a tutti e li nascondeva con il suo corpo magro e curvo. A capo scoperto, con una cintura di cuoio alla vita, gli stivali ai piedi tutto chino, teneva uno dei bambini per mano e camminava davanti. Camminavano insieme a lui duecento bambini, ben puliti e lavati, che venivano condotti al macello...”.


*****



Le rose bianche

Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti
fu la crudele frase pronunciata per convincere i bambini a offrirsi.

Con questo inganno il dottor Josef Mengele, “l’angelo della
morte”, selezionò 20 bambini ebrei, tra i 5 e i 12 anni, 10 maschi
e 10 femmine per mandarli dal campo di sterminio di Auschwitz
a quello di Neuengamme. Lì un altro medico nazista,
Kurt Heissmeyer, aveva richiesto cavie umane per esperimenti 
sulla tubercolosi. Iniziò così la tragica vicenda di queste piccole vittime,
provenienti da: Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia. Dopo
aver subito dolorosi e inutili esperimenti medici, i bambini vennero
impiccati nei sotterranei di una scuola di Amburgo il 20 aprile 1945.

Le rose bianche

1. Birnbaum, Lelka, 12 anni, polacca
2. De Simone, Sergio, 7 anni, italiano
3. Goldinger, Surcis, 11 anni, polacca
4. Herszberg, Riwka, 7 anni, polacca
5. Hornemann, Alexander, 8 anni, olandese
6. Hornemann, Eduard, 12 anni, olandese
7. James, Marek, 6 anni, polacco
8. Junglieb, W., 12 anni, jugoslavo
9. Klygermann, Lea, 8 anni, polacca
10. Kohn, Georges-André, 12 anni, francese
11. Mania Altmann, 5 anni, nata nel ghetto di Radom
12. Mekler, Bluma, 11 anni, polacca
13. Morgenstern, Jacqueline, 12 anni francese
14. Reichenbaum, Eduard, 10 anni, polacco
15. Steinbaum, Marek, 10 anni, polacco
16. Wassermann, H., 8 anni, polacca
17. Witónska, Eleonora, 5 anni, polacca
18. Witónski, Roman, 7 anni, polacco
19. Zeller, Roman, 12 anni, polacco
20. Zylberberg, Ruchla, 9 anni, polacca64

Tra i 20 bambini uccisi c’era anche un piccolo italiano, Sergio de Simone, nato a Napoli il 29 novembre 1937. Dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali del governo Mussolini, la mamma di Sergio si rifugiò nella casa di famiglia in Istria, ma venne tradita da un delatore. Dalla Risiera di San Sabba a Trieste, Sergio fu deportato ad Auschwitz con la mamma, la nonna, la zia e due cuginette (Andra e Tatiana Bucci).

Oggi la scuola di Amburgo, dove vennero impiccati i 20 bambini, ospita un giardino di rose bianche dedicato alle piccole vittime e ogni anno viene organizzata una cerimonia commemorativa in loro onore. La lapide nel roseto
reca la seguente scritta:

QUI SOSTA IN SILENZIO,

MA QUANDO TI ALLONTANI PARLA

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La raccolta del MIUR è scaricabile al seguente link>>
http://www.istruzione.it/allegati/2015/Pubblicazione_Shoah.pdf

Tutte le immagini, presenti nel post, sono state estratte dalla raccolta e da me elaborate.

 Segnalo, come utile risorsa educativa, Olokaustos.orgil primo sito italiano 
che ha come argomento la storia dell'Olocausto dal 1933 al 1945 e nasce dalla consapevolezza che ricordare serve a non far riaccadere>>
http://www.olokaustos.org/

Il sito è organizzato per diversi livelli di lettura ed è ricchissimo di link di approfondimento ed immagini fotografiche.

 Occorre precisare che le persone sterminate dai nazisti non sono state soltanto di origine ebraica. Tra le vittime sono inclusi, oltre a 5,2 - 6,2 milioni di ebrei: 

3,5 - 6 milioni di slavi civili;
2,5 - 4 milioni di prigionieri di guerra;
1 - 1,5 milioni di dissidenti politici;
200.000 - 800.000 tra Rom, Sinti e Gitani;
200.000 - 300.000 portatori di handicap;
10.000 - 250.000 omosessuali;
2.000 Testimoni di Geova

per un totale che va da 13.000.000 a 19.000.000. 

Il numero esatto è ancora soggetto a ricerche. Documenti de-classificati di provenienza sovietica hanno indicato che il totale potrebbe essere superiore a quanto ritenuto in precedenza. Le stime prima riportate sono, comunque, considerate affidabili (fonte).

Il termine Shoah, in ebraico vuol dire "catastrofe", "distruzione" su vasta scala, e non "olocausto", che invece si riferiva, nella tradizione religiosa ebraica, alle "offerte sacrificali a Dio", richieste agli ebrei dalla Torah. 
Il termine "olocausto" fu introdotto, alla fine del XX secolo, in riferimento alla politica della Germania nazista di sterminare tutti i gruppi umani ritenuti “indesiderabili”. Come tale, il termine, è ritenuto dagli ebrei non appropriato ed offensivo. 

4 commenti:

  1. Parlare,raccontare,ricordare,perchè non vada persa alcuna testimonianza.Ma forse da parte dei giovani e non solo c'è ancora poca disponibilità a documentarsi a leggere a cercare nella STORIA QUALCHE RISPOSTA.
    La memoria nasce dalla conoscenza,diretta o diversamente acquisita.E per conoscere bisogna documentarsi,continuamente,e spiegarsi perchè per tanti anni,mentre la tragedia si compiva,pochi hanno cercato di parlare,di raccontare di dissociarsi.La memoria serve ad evitare che tutto possa ancora accadere,e per questo dobbiamo chiederci anche perchè è già accaduto.Un post bello e molto articolato,Molte cose le leggo per la prima volta:quindi inizierò da pe,il nuovo percorso di conoscenza critica.Grazie Annarita.

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    Risposte
    1. Ciao, chicchina. Concordo con le tue considerazioni, in generale.

      Per quanto riguarda la presunta scarsa disponibilità dei giovani a documentarsi, penso però che gran parte della responsabilità sia da attribuirsi a noi adulti, che, a diverso titolo, orbitiamo nella loro sfera educativa.

      Grazie a te di aver letto ed apprezzato il post. ☺

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    2. Perfettamente d'accordo,per passare il testimone,della memoria e della storia dobbiamo impegnarci:i più giovani ereditano ciò che noi sappiamo trasmettere.Grazie a te per la gradita risposta.So quanto ti sta a cuore il problema della educazione scolastica e della trasmissione della curiosità,molla di ogni conoscenza,anche in materie spesso non facilmente assimilabili e gradite.Ciao

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    3. Proprio così! L'educazione scolastica è uno dei fondamenti della mia esistenza, dato che insegnare è il mio mestiere. ☺
      E oggi più che mai c'è bisogno di impegnarsi su quel fronte, ma anche la società a vasto raggio dovrebbe fare la stessa cosa per operare in sinergia con l'Istituzione scolastica, cosa che non avviene sempre purtroppo.
      A presto!

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