venerdì 23 maggio 2008

Dalla Fauna Di Burgess, Un Piccolo Cordato Superstite, NostroProgenitore: Pikaia

Cari ragazzi di 2°A e 2°B, il prossimo anno tratteremo sistematicamente l'Evoluzione delle specie viventi, tematica affascinante quanto complessa! Non potevo quindi lasciarmi sfuggire un ghiotto articolo del nostro amico Gaetano, che come sempre sa proporre argomenti interessanti e di ampio respiro.


Nell'articolo che segue si parla di Pikaia, un piccolo cordato sopravvissuto alla decimazione di Burgess...ma non pongo indugi e vi lascio all'avvincente lettura della storia di Pikaia.


Saranno, come sempre, graditi sia le vostre riflessioni e i vostri commenti che quelli di amici e lettori.


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earthbig

UNA TERRA AL NEGATIVO


Desertificazione, inondazioni? Sembra che la buona sorte a fronte di simili calamità in prospettiva, date quasi per scontate, sia in mano all'uomo che, però, la scienza giudica «gene egoista». Ma, se ciò fosse determinante e mostruosamente irreversibile, nulla che faccia tanto scalpore per la scienza, poiché qualcosa di analogo avvenne nel passato remoto. E se le variazioni ambientali che fecero strage di organismi, 500 milioni di anni fa, non avessero risparmiato la Pikaia, un essere minuto con abbozzo di colonna vertebrale, oggi non ci sarebbero i vertebrati.  Tanto meno l'uomo.
Chi il salvatore visto da vicino? Un insospettato piccolo invertebrato del Cambriano, lungo solo pochi centimetri, chiamato Opabinia, rinvenuto a Burgess in Canada, in uno dei più preziosi giacimenti fossiliferi del mondo.


Si tratta di una scoperta di tempo addietro di cui come tante altre, non suffragate da validi sostegni scientifici, resta solo una vaga ipotesi e null'altro. Tuttavia, càpita di tirarla fuori da una vecchia scrivania al momento giusto, magari in cocomitanza di fatti emergenti della nostra Terra in continuo subbuglio. E giudicando la cosa in modo traslato, si potrebbe immaginare che forse all'uomo d'oggi occorre una nuova “colonna vertebrale” che non ha e... chissà fra la gente si trova qualcuno vissuto similmente alla pikaia antica, ma nessuno se ne accorge. Anzi più di un uomo, una minima generazione di “uomini pikaia” in grado di sopravvivere ai presagiti cattivi eventi a danno del nostro pianeta.


Come la pikaia, questi uomini speciali, in realtà meno che uomini per dignità umana, potrebbero essere fra noi, ma come si fa ad apprezzarli per lo stato infimo in cui presumibilmente si trovano! Non mi riferisco agli uomini visti dall'esteriorità.
Non si diceva che anche Gesù “mangiava” e “beveva” come tutti gli altri del suo tempo, eppure fu capace di assumersi il peso dei “peccati” del mondo. E a causa di ciò il destino lo mandò a morte sulla croce.



Ecco un esempio di “pikaia” che sbalordisce, ma nessuno ci ha mai pensato, vero? Noi che non siamo capaci di lasciar da parte, per un solo istante, nemmeno un cellulare. Perché abbiamo assoluto bisogno di sentirci legati con il mondo esterno: ma esiste anche il mondo interiore cui dover dare ascolto ed è forse tardi, anzi troppo tardi, per riuscirci a farlo. Si tratta del mondo delle cause in cui il pianeta Terra deve aver già subito la catastrofe con desertificazioni e inondazioni, ma noi non ne abbiamo neanche la più pallida coscienza! Pensateci!


Gaetano




LA FAUNA DI BURGESS

pikaia

La Pikaia, il primo cordato noto del mondo, dagli argilloscisti di Burgess. Si notino i caratteri propri del nostro phylum: la notocorda o corda dorsale, la formazione mediana, evolutasi nella nostra colonna vertebrale, e le fasce di muscoli a zig zag.


Noi siamo impressionati dal tirannosauro, ci meravigliamo per le piume dell'Archaeopteryx, ci entusiasmiamo per ogni frammento di osso fossile umano trovato in Africa, ma nulla di tutto questo ci ha insegnato sulla natura dell'evoluzione quanto un piccolo invertebrato del Cambriano, lungo solo pochi centimetri, chiamato Opabinia, rinvenuto a Burgess in Canada, in uno dei più preziosi giacimenti fossiliferi del mondo. Gli argilloscisti di Burgess sono diventati i protagonisti di una vicenda scientifica destinata a scardinare i capisaldi classici dell'evoluzionismo. Attraverso i fossili di Burgess, infatti, emerge l'ipotesi dell'evoluzione come da una serie improbabile di eventi affiorano un mondo e una storia segreti che hanno del meraviglioso.


Attraverso loro si scopre così che la storia degli ultimi 500 milioni di anni ha presentato una restrizione di forme di vita, seguita da una proliferazione all'interno di pochi tipi stereotipi, non un'espansione generale della varietà con aumento della complessità, come implica la nostra iconografia precostituita, ma una impetuosa iniziale avanzata della varietà anatomica che raggiunse un massimo subito dopo la diversificazione iniziale degli animali pluricellulari.


La posteriore storia della vita procedette per eliminazione, non per espansione. L'interpretazione del “cono” (o albero) della diversità evolutiva viene quindi rovesciato nella forma “a cespuglio” della diversificazione e decimazione.


Ma il modello dell'eliminazione di Burgess suggerisce anche un'alternativa veramente rivoluzionaria che è preclusa dall'iconografia del cono. Supponiamo che i vincitori non siano prevalsi grazie a una superiorità nel senso usuale. Forse la macabra mietitrice dei piani anatomici è solo la Signora Fortuna mascherata. O forse le ragioni reali di sopravvivenza non sono conformi alle idee convenzionali secondo cui sopravvivrebbero gli organismi più complessi, migliori o in qualche modo indirizzati verso l'uomo. Forse la macabra mietitrice lavora durante brevi episodi di estinzione di massa, provocati da catastrofi ambientali imprevedibili (per esempio innescate dall'impatto di corpi extraterrestri).


Certi gruppi possono prevalere o estinguersi per ragioni che non hanno alcun rapporto con la base darwiniana del successo in epoche normali. Anche se i pesci migliorano gradualmente il loro adattamento fino a raggiungere culmini di grande perfezione in acqua, moriranno se lo stagno in cui vivono si prosciuga. Ma può accadere che quel vecchio fenomeno del Dipnoo, il sudicio e sgraziato pesce polmonato che era lo zimbello di tutti, riesca a sopravvivere, e non perché un'infiammazione su una pinna di suo nonno informò i suoi genitori dell'imminente arrivo di una cometa. Il Dipnoo e i suoi discendenti sopravvissero perché un carattere evolutosi molto tempo prima per un uso diverso gli permise fortuitamente di sopravvivere durante un mutamento improvviso e imprevedibile delle regole. E se noi siamo discendenti dei Dipnoo e il risultato di un migliaio dì altri casi similmente fortunati, come possiamo considerare la nostra intelligenza inevitabile, o anche solo probabile?


Se l'umanità è sorta solo ieri “su un ramoscello secondario di un albero rigoglioso”, la vita non può, in alcun senso genuino, esistere per noi o a causa nostra. Forse noi siamo solo un ripensamento, una sorta di accidente cosmico, una decorazione appesa all'albero di Natale dell'evoluzione. Non il coronamento, dunque, della presunta tendenza dell'evoluzione protesa verso una sempre maggiore complessità di cui l'uomo rappresenterebbe l'apice e il traguardo, come vorrebbe la concezione antropocentrica.
Le conoscenze aperteci dall'evoluzione e ancor più dallo studio dei fossili di Burgess, impongono il rifiuto della tradizione che designa il nostro tempo come l'epoca dei mammiferi: questa è l'epoca degli artropodi. Essi ci sovrastano di gran lunga in numero da ogni punto di vista: per specie, per individui, per prospettive di proseguire sul cammino dell'evoluzione. L'80% circa di tutte le specie di animali classificate sono artropodi, con una grande maggioranza di insetti.



In altri termini, noi siamo un'entità improbabile e fragile e il nostro successo fu dovuto a una serie di circostanze fortunate dopo inizi precari come piccola popolazione in Africa, e non è il risultato finale prevedibile di una tendenza globale. Noi siamo una cosa, un'entità della storia, e non un'incarnazione di princìpi generali.


Tra la fauna di Burgess, fu trovato un organismo nastriforme compresso lateralmente, lungo circa 5 centimetri al quale fu dato il nome di Pikaia che dopo attenti esami venne classificato come cordato, un membro del nostro phylum: in realtà il primo membro documentato nel novero dei nostri progenitori diretti. La Pikaia è l'anello mancante e l'ultimo anello nella nostra storia della contingenza: la connessione diretta fra la decimazione di Burgess e la finale evoluzione umana. Se la Pikaia non fosse sopravvissuta (e al tempo della fauna di Burgess i cordati avevano scarse prospettive di sviluppi futuri) noi non saremmo apparsi nella storia futura: tutti noi, dallo squalo al pettirosso all'orangutang.


Se vogliamo quindi porci la domanda di sempre: perché esistiamo? Una maggior parte della risposta, relativa a quegli aspetti del problema che la scienza in generale può trattare, dev'essere: perché la Pikaia sopravvisse alla decimazione di Burgess?
Oggi l'evoluzione non può più apparire come il regno della necessità e di un'ottimalità adattiva di tipo finalistico, ma come il risultato polimorfo e imprevedibile di percorsi contingenti, di adattamenti secondari e sub-ottimali, di bricolage imprevedibili. In una visione “epica” dell'evoluzione naturale (“le cose potevano andare diversamente”), contrapposta all'immagine “tragica”, provvidenzialistica o fatalistica (“le cose dovevano andare così”).



In particolare, tutto il comportamento della natura dimostra la dialettica dei processi della vita e si comincia a diffondere nell'ambito scientifico la concezione per cui: allo stesso modo in cui esistono meccanismi che governano la materia organica ed inorganica, ne esistono altri che governano l'evoluzione delle società umane, in cui l'uomo (come specie) attraverso la sua attività interagisce con l'ambiente e la propria storia, diventando (con consapevole intelligenza?) il regista del proprio futuro, per il quale ci piace immaginare uno sviluppo positivo, anche se nelle infinite varietà possibili rimane il più improbabile. Il progetto non è semplice perché presuppone, come compito del genere umano, oltre alla capacità intellettiva, la maturazione della collaborazione collettiva verso uno sviluppo egualitario in tutto il pianeta, del quale sentirsi parte e non sovrani.
Se questa ipotesi sarà realizzata, il genere umano compierà una nuova evoluzione sociale, in caso contrario prenderemo atto dell'opportunità offertaci da Pikaia, alla quale dovremo (umilmente) le nostre scuse.


Per avere maggiori informazioni sulla fauna di Burgess (qui sommariamente e approssimativamente esposte) consigliamo lo straordinario libro del biologo evoluzionista Stephen Jay Gould intitolato «LA VITA MERAVIGLIOSA» edito dalla Universale Economica Feltrinelli.[9]



[9] – Tratto dal web: «Polesine e...dintorni» 
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12 commenti:

  1. Bellissimo questo post! La fauna di Burgess e la piccola pikaia...pensare che se ques'ultima non fosse sopravvissuta alla decimazione di Burgess la storia dell'evoluzione avrebbe avuto un altra sceneggiatura!

    Tutto questo è affascinante. Grazie Gaetano e Annarita per proporre spunti così profondi!

    ruben

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  2. Veramente straordinario. Sto trattando l'Evouzione nella mia classe terza e questo articolo capita a fagiuolo per un approfondimento.


    Grazie anche del suggerimento sul libro "LA VITA MERAVIGLIOSA" di Gould. Se riuscissi a procurarmelo in tempo, potrei leggere in classe alcuni passaggi con i ragazzi.


    Grazie per questi spunti utilissimi a Gaetano e alla padrona di casa.

    Un abbraccio

    Artemisia

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  3. Interessante post.

    Ahime', quanti ''gene egoista'' sono vivi e non fossili.

    Dite che il progetto non e' semplice.

    E vero: ''Tutto dovrebbe essere reso il piu' semplice possibile, ma non piu' semplice ancora'' (Albert Einstein)

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  4. @ruben e @artemisia: grazie dell'apprezzamento. Sono d'accordo con le vostre riflessioni.


    @Pier Luigi: quanta verità nella tua affermazione, caro Pilù! I geni si tramandano e oltrepassano la barriera del tempo, portando con sé anche il contenuto meno nobile della natura umana...


    Il progetto non è semplice, ma la complessità è alla base della realtà...

    Spetta a noi adulti che abbiamo a che fare, a diverso titolo, con i giovani far scoprire loro gli strumenti per interpretarla e comprenderla:)

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  5. Grande post, Gaetano. Complimenti. Sono Veronica, una lettrice da sempre di Scientificando e Matematicamente. Anche se commento di rado, leggo con attenzione ogni post.


    Questa vlta non ho potito fare a meno di uscire dall'ombra per dire che sono d'accordo sull'interrogativo posto da pikaia!


    Credo anch'io che se noi esseri umani non saremo in grado di avviarci verso una nuova evoluzione sociale, non ciresterà altro da fare che porgere le nostre scuse alla piccola pikaia...


    Quanta materia di riflessione per adulti e piccini (guidati dagli adulti).


    Grazie ancora:)

    veronica

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  6. Ciao, signor Gaetano. Si ricorda di me? Sono Marco, il dodicenne un po' annoiato...


    Non sapevo niente di Evoluzione. Grazie a questo articolo ho fatto qualche ricerca su wikipedia e sono rimasto affascinato. Ho letto che la vita è iniziata circa 3 miliardi e mezzo di anni fa ad opera di batteri fotosintetici!

    E archeopterix ...affascinante! Volevo chiedere una spiegazione rispetto a questo passaggio dell'articolo:

    Attraverso loro si scopre così che la storia degli ultimi 500 milioni di anni ha presentato una restrizione di forme di vita, seguita da una proliferazione all'interno di pochi tipi stereotipi, non un'espansione generale della varietà con aumento della complessità, come implica la nostra iconografia precostituita, ma una impetuosa iniziale avanzata della varietà anatomica che raggiunse un massimo subito dopo la diversificazione iniziale degli animali pluricellulari.


    Che cosa significa di preciso? Grazie!

    Marco



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  7. Ottimo post. Non è facile sintetizzare questo mare di informazioni.

    Gould mi fu consigliato quando frequentavo il Master in Comunicazione della Scienza, a Trieste, e in effetti è stato un divulgatore straordinario. Consiglio anche Infinite forme bellissime. La nuova scienza dell'Evo-Devo, di Carroll Sean B. (Codice edizioni, 2006).

    Andrea

    www.linguaggiomacchina.it

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  8. Bene, non potevi che ricominciare alla grande dopo il compleblog e questo post ne è testimonianza. grazie cara prof., e grazie, ancora una volta, a Gaetano per la sua attiva collaborazione alla stesura di questo bellissimo blog.

    Ciao Annarita, ciao gaetano.

    Enzo

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  9. @Andrea: grazie delle segnalazioni!:)


    @Enzo: grazie a te Enzo per essere presente:)

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  10. Dice bene Andrea, non è facile informare, sulla scienza poi, e per giunta in un ambito dove sono di casa dei ragazzini di media in formazione. Specie per un autodidatta come me, un diplomato geometra. E non è stata facile nemmeno la mia vita che ho diviso con la mia famiglia numerosa fra non poche difficoltà economiche.

    Potrei dire che questo post sulla pikaia è un po' autobiografico. Quindi niente allori nella mia vita ed ora, tardivamente da pensionato, ho la gioia di ottenere la stima di non pochi amici come voi. Sarebbe bello che questo avvenisse alla luce del sole e non tanto nell'oscurità del web. Un mondo dove quasi ci si cela e si preferisce identità posticce del tutto strane per la maggioranza. È questo forse il preludio di un mondo di “pikaie” in elaborazione?

    Intanto la vita fuori diventa sempre più difficile con “geni egoisti” che prolificano a dismisura, da cui stare alla larga. Sono loro che imparano presto la scienza delle “due probabilità”, che è stata dipinta scherzosamente dall'amico Pier Luigi in Matem@ticaMente.

    E così questi “geni” affrontano gli ostacoli della vita con sotterfugi, imbrogli, rapine e si cimentano in “scalate” al potere con assoluta spavalderia. E gli altri, i “bocciati” in questo genere scuola di vita, stanno a guardare e, ironia della sorte, finiscono addirittura per diventare loro fans.

    Menomale che restano le discusse “pikaie”.

    Non è male che voi giovanissimi ragazzini e ragazzine sappiate di tutto ciò oltre alle nozioni scolastiche, perché il pericolo maggiore è lì appena varcate la soglia di casa o quella della scuola per uscire da entrambe.

    Grazie a tutti voi,

    Ruben,

    Artemisia,

    Pier Luigi,

    Veronica,

    Marco,

    Andrea,

    Enzo ed

    Annarita,


    Gaetano

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  11. interessante la lettura ma una cosa mi sconvolge: come è possibile che nella scuola media inferiore(lo so che si chiama diversa ma io la chiamo come quando la facevo io) i ragazzi seguano questi argomenti e quando arrivano alle superiori impiego più di un anno solo per far capire che 4/5 è più piccolo di uno. Pensa che la storia della terra la facciamo in quinta e per loro diventa difficile anche solo ricordarsi di ediacara (che ha un nome che suona italiano) figurarsi burgess. Non solo, ma si lamentano perchè i miei sono l'unica sezione del liceo obbligata a imparare un sacco di roba perchè altrimenti volano solo tre e quattro. la mia scuola deve essere in un altro pianeta. un saluto carissimo

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  12. Anna Maria, non posso garantire per una generalizzazione riguardo allo svolgimento di questi argomenti nela scuola media!


    So soltanto del mio lavoro ovviamente e di quello di altri colleghi che conosco, ma non posso conoscere a livello generale la realtà dello stato dell'arte nella scuola media. Sicuramente i miei ragazzini di prima media, anche quelli meno brillanti, sanno che 4/5 è minore di 1 così come qualsiasi frazione propria!;)

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