venerdì 29 febbraio 2008

Struttura Delle Piante: La Radice E Il Fusto

Salve a tutti.  Siamo Alessandro C., Luca C. e Marco G. di 1°A.


Con questo articolo, continuiamo nella descrizione del nostro percorso di apprendimento sulle piante. In particolare, cercheremo di scoprire com’è fatta una pianta.
I disegni sono stati realizzati da Miriam A.



PIANTA1


Come si può notare dal disegno, la pianta raffigurata ha una radice sotterranea e un germoglio aereo nel quale sono riconoscibili un fusto, delle foglioline e delle gemme. Alcune gemme, dette laterali, si trovano ai lati del fusto:da queste hanno origine i rami. All’apice del fusto, si trova invece la gemma apicale: da essa dipende l’allungamento della pianta.
Le due tipologie di gemme possono, in alternativa, produrre fiori. I punti sul fusto, da cui nascono le foglie e le gemme, sono detti nodi; le zone fra i nodi si chiamano internodi. La radice, il fusto e le foglie hanno, ciascuno, una loro struttura caratteristica, che analizzeremo di seguito.




Com’è fatta la radice?


radice


La radice è formata da diversi tessuti che svolgono specifiche funzioni. All’interno, vi è l’insieme dei vasi conduttori che trasportano le sostanze; più esternamente, c’è una specie di scorza a protezione del deposito. La radice è costituita da:


- apice radicale, che fa penetrare la radice nel terreno; esso è rivestito esternamente dalla cuffia, uno strato protettivo formato da cellule resistenti;
- la zona di accrescimento, formata da cellule che si moltiplicano continuamente, in modo da permettere la crescita della radice;
- la zona di allungamento, in cui le nuove cellule si allungano e spingono l’apice sempre più in profondità nel suolo;
- la zona di differenziamento, le cui cellule sono specializzate in alcune funzioni, come l’assorbimento dell’acqua dal terreno. In questa zona, le cellule superficiali presentano tante estensioni filiformi: i peli radicali, la cui funzione è quella di assorbire l’acqua.



Com’è fatto il fusto?


FUSTO


Il fusto può essere erbaceo, e allora è tenero e verde, o legnoso (tronco), e in tal caso ha una struttura assai complessa.


Il fusto erbaceo è composto, procedendo dall’esterno verso l’interno, da una sottile epidermide, da una corteccia e dalle cosiddette nervature. Queste ultime trasportano i liquidi.
Nel fusto legnoso, l’epidermide è sostituita da una corteccia di sughero mentre la parte interna, compatta e resistente, è adatta a sostenere la pianta. Questa massa è a sua volta composta da varie parti:


- il libro, costituito da un sistema di piccoli tubi che consente di trasportare le sostanze nutritive, prodotte dalle foglie durante la fotosintesi clorofilliana, a tutte le altre parti della pianta.


- Il legno, costituito da un altro sistema di piccoli tubi che consente di trasportare sino alle foglie l’acqua e i sali minerali assorbiti dalle radici.


- Il cambio consente la crescita del diametro del fusto; esso produce nuovi strati di legno e di libro. Se tagliamo un tronco trasversalmente, vedremo tanti anelli, ognuno dei quali rappresenta la parte di fusto prodotta in un anno.


- Il midollo è il “magazzino” della pianta: qui, infatti, vengono accumulate le sostanze di riserva.


E' tutto! A risentirci al prossimo post

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POST CORRELATI


- Il mondo delle piante


- La Classificazione Di Linneo




- Classificare i viventi: da Aristotele a Linneo (n. 3 di Scuola e Didattica, annata 2007/08)

martedì 26 febbraio 2008

L'emergenza E' Il Mistero Più Affascinante Della Scienza

Il titolo del post è una frase estrapolata da un articolo di Luca Comello*, autore del blog "ComplessaMente".


De+Toni,+Comello+-+copertinaL'articolo citato è stato postato da Luca in seguito ad un suo intervento, in diretta su Radio 2,  alla trasmissione "L’altro lato", in onda il 23 febbraio scorso dalle 9.30 alle 10.30, nel corso della quale ha parlato del suo ultimo interessantissimo libro "Viaggio nella complessità".


Consiglio ad amici e lettori di leggere sia il post che il libro










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* Luca Comello
project manager in azienda e autore di "Prede o ragni" (Utet, 2005) e "Viaggio nella complessità" (Marsilio, 2007). Studioso di teoria della complessità e delle sue implicazioni per le organizzazioni.


sabato 23 febbraio 2008

MaestraMaya Su Scientificando

MAESTRAMAYa-logoCari amici e lettori, segnalo in questo post un sito didattico che reputo interessante e significativo: il “ MaestraMaya”.




Analizziamone dapprima le caratteristiche relative all’architettura generale e all’interfaccia. Questo sito presenta un layout gradevolissimo e accattivante (rinnovato di recente). L’interfaccia di navigazione è, nel complesso, ben organizzata, anche se sarebbe più opportuno lasciare immutato il menu in ogni pagina sia per posizione che per elementi costituenti. In home, infatti, compare il bottone “Attività con le classi” mentre lo stesso figura come “ Attività di classe” nelle altre pagine. Questa scelta potrebbe disorientare il  visitatore.

La validazione della home con il Markup Validation Service del W3C segnala soltanto 17 errori, indice di una buona accessibilità. Molto bene!

Il look & feel (aka grafica) si avvale di elementi interessanti: l’ottimo contrasto tra il colore del font e quello del fondo assicura una buona leggibilità del testo. Il comic sans ms è un font di effetto, ma  il verdana è quanto di meglio ci sia nella lettura a video. Buona la dimensione scelta per il font.
In definitiva, sotto l’aspetto tecnico, c’è un buon  equilibrio tra usabiltà e appeal  del sito


Veniamo ai contenuti. Questi sono il piatto forte: interessanti, originali, didatticamente validi. MaestraMaya  offre risorse diversificate: attività di scrittura creativa, musicali, percorsi multidisciplinari, sfide matematiche, album di classe, attività di ricerca e  approfondimento. Notevole l’ipertesto sui dinosauri!  Sono, inoltre, presenti  numerosi link a risorse utili per docenti.

Nel  “MaestraMaya” si avverte la concretezza del lavoro svolto con le classi oltre all’impegno, la perizia e la passione per il mestiere dell’insegnare. Un mestiere che ultimamente è al centro di polemiche spesso non costruttive, alimentate dai mass media. Ci sono per fortuna docenti  eccellenti, come l’autrice del MaestraMaya e altri ancora, nonostante tutto…

maestramaya

Concludo,  consigliandovi  caldamente di visitare questo sito perché ne vale veramente la pena. Complimenti  MaestraMaya per il tuo impegno e il tuo lavoro. Da oggi in poi il tuo sito sarà nei link di scientificando.

giovedì 21 febbraio 2008

Prima Del Big Bang

Segnalo in questo post un interessantissimo articolo dell'amico Federico Bo che introduce la storia dei gemelli Bogdanov, autori del libro "PRIMA del BIG BANG".




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Il misterioso Big Bang dei fratelli Bogdanov

bogdanov

Curiosa e bizzarra la storia dei gemelli Bogdanov e della loro teoria sulla Singolarità Iniziale, il Punto Zero da cui ha preso origine l’Universo. Star della televisione francese fin dagli anni ’80, i Bogdanov si sono specializzati in programmi di divulgazione scientifica e di fantascienza – un incrocio tra Superquark e Voyager – forti di una loro (presunta) formazione matematica. Negli anni ’90 hanno ripreso gli studi universitari all’Università della Borgogna per conseguire il dottorato di ricerca (in matematica Grichka ed in fisica Igor), attribuito loro in maniera piuttosto irrituale rispettivamente nel 1999 e nel 2002.


La pubblicazione dei loro lavori sull’origine dell’Universo su prestigiose riviste come Annals of Physics e Classical and Quantum Gravity ha creato nel mondo scientifico una querelle che ha avuto ampio spazio nei media internazionali, molto meno qui in Italia. Peccato, perché la storia di questo Bogdanov Affaire – i cui dettagli possono essere letti nella nutrita voce della versione inglese di Wikipedia — è davvero interessante ed assomiglia ad una sorta di giallo scientifico pieno di misteri e di colpi di scena.


mercoledì 20 febbraio 2008

Verifiche Quadrimestrali Classe 2°: Tempo, Lunghezza, Strumenti, UnitàDi Misura

Cari colleghi, pubblico un documento relativo ad una verifica sommativa quadrimestrale per la classe seconda.


Si ipotizza che gli argomenti trattati nel corso del quadrimestre siano: alcune grandezze quali tempo e lunghezza e relative unità di misura; strumenti quali pluviometro, altimetro, anemometro; costruzione di modelli.

pluviometro


 Cliccare sull'icona per il download.


verifiche_quad_classe_2° - Share on Ovi

sabato 16 febbraio 2008

Il Magnetismo: Le Domande Difficili Di Una Classe 3° Primaria

Cari ragazzi di prima e seconda, questo articolo è dedicato agli alunni della 3° A primaria del blog Splash ragazzi.

I piccoli hanno realizzato tempo fa un esperimento grazie al quale hanno costruito una bussola insieme alla loro brava Maestra Renata.

Ne è scaturito uno scambio, in seguito al quale i ragazzi di Splash hanno scritto una lettera in cui mi hanno chiesto di rispondere ad alcune "domande difficili":

1. Quali sono le caratteristiche dei magneti naturali?
4.Perché l'ago magnetizzato della bussola si orienta approssimativamente verso il Polo Nord terrestre?


2. Perché alcuni materiali si possono magnetizzare e altri no?
3. Come mai la Terra si comporta come un magnete pur non essendo di ferro o di acciaio?


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Prima di rispondere alle domande, cari bambini, proverò a spiegare che  cos’è il magnetismo, in maniera adatta a ragazzi giovani come voi.
Ebbene il magnetismo è la proprietà che alcuni corpi possiedono di attirare oggetti di natura ferrosa.


I corpi con questa proprietà sono detti calamite o magneti.


La magnetite, un minerale di ferro, è un esempio di magnete naturale.


Una calamita attrae corpi ferrosi in corrispondenza delle sue estremità, che sono chiamate poli magnetici. Questi due poli non sono uguali e si distinguono in polo nord (N) e polo sud (S).


Prendendo due calamite è facile accorgersi che poli dello stesso tipo (N-N e  S-S) si respingono e poli di tipo opposto (N-S e S-N) si attraggono.


immagine1


Precisati sinteticamente questi elementi, provo a rispondere alle domande.


1. Quali sono le caratteristiche dei magneti naturali?


La caratteristica fondamentale dei magneti naturali è la seguente: I POLI MAGNETICI NON SI POSSONO MAI SEPARARE.


Se infatti prendiamo una calamita e la rompiamo in due pezzi e questi li spezziamo ancora, osserviamo che ogni frammento ha sempre un polo nord e un polo sud. I magneti posseggono entrambi i poli.


immagine2


Tale proprietà può essere spiegata ammettendo che le sostanze magnetiche siano costituite da un numero enorme di piccolissimi magneti, i magnetini elementari, tutti allineati nello stesso verso (al polo N di uno è affacciato il polo S del successivo). Questi magnetini si annullano tutti a vicenda, tranne quelli agli estremi, che determinano i due poli del magnete. Nel caso di un metallo, i magnetini non sono altro che le singole particelle elementari (atomi) che lo compongono.


magnetini


2. Perché alcuni materiali si possono magnetizzare e altri no?


Esistono sostanze come il ferro, il nichel, il cobalto e le loro leghe, che acquistano proprietà magnetiche grazie a particolari trattamenti di magnetizzazione: queste sostanze sono dette magneti artificiali.


La magnetizzazione  si può ottenere  in tre modi.


a. Per strofinio: si produce strofinando, sempre nello stesso senso, il materiale da magnetizzare sullo stesso polo di una calamita.


mod-magnetiz-strof


b.  Per contatto: si produce mettendo il materiale da magnetizzare a contatto con la calamita.


mod-magnetiz-contatt

c. Per induzione: si ottiene avvicinando il materiale da magnetizzare a una calamita.


IMPORTANTE: in generale, la magnetizzazione del ferro è temporanea, ovvero il ferro si smagnetizza dopo poco tempo, mentre quella dell’acciaio (ferro contenente piccole percentuali di carbonio) è permanente.


Proviamo a comprendere come si magnetizza l’acciaio. Possiamo pensare che al suo interno siano presenti magnetini disposti in modo completamente disordinato, che invece si allineano quando vengono in contatto con un magnete. Lallineamento dei magnetini elementari costituisce la magnetizzazione dell’acciaio.


magnet_acciaio_1


magnet_acciaio_2


Poiché il fenomeno osservato per l’acciaio non si manifesta in tutte le sostanze, si  comprende perché alcuni materiali si possono magnetizzare e altri no.


3. Come mai la Terra si comporta come un magnete pur non essendo di ferro o di acciaio?"


Eh no, miei cari bambini, la nostra cara vecchia Terra contiene invece tanto ferro nel suo nucleo!


Il nucleo è la zona più interna del nostro pianeta, ha un raggio di circa 3.478 chilometri. Secondo le teorie più recenti, il nucleo è composto da ferro e nichel che sono minerali ferromagnetici, con presenza di potassio e zolfo.


Se ciò fosse esatto, il ferro sarebbe l'elemento più abbondante presente nel nostro pianeta. Sembra che la temperatura del nucleo si aggiri intorno ai 4.000-4.500 °C. Una temperatura elevatissima alla quale fondono molti metalli come appunto il ferro e il nichel.


Il nucleo, a sua volta, si divide in due regioni. In quella più esterna, le rocce sono allo stato fuso per via delle elevatissime temperature. Il nucleo interno, invece, è solido: la materia è talmente compressa che i materiali contenuti non riescono a fondere!


interno terra


L'origine del campo magnetico terrestre è da ricercarsi nella parte esterna fluida del nucleo. La parte interna solida è ricca di ferro e nichel, che sono minerali come già detto ferromagnetici, ma si trova a una temperatura elevatissima alla quale anche il ferro e il nichel cessano di essere magnetici.


Perciò si pensa che il campo magnetico terrestre sia generato da correnti elettriche che circolano nel nucleo liquido


4. Perché l'ago magnetizzato della bussola si orienta approssimativamente verso il Polo Nord terrestre? 


La Terra è in definitiva un gigantesco magnete naturale, con un suo polo Nord e polo Sud vicini ai poli geografici, anche se non coincidenti con essi. E’ questo il motivo per cui l’ago magnetizzato della bussola si orienta sempre in direzione nord-sud.


Provo a precisare.


Oltre ai due poli geografici ( Nord e Sud), la Terra possiede anche due poli magnetici. Proprio come in un piccolo magnete di ferro, le linee di forza del campo magnetico terrestre escono dal polo nord magnetico e rientrano nel polo sud.


La bussola orienta il suo ago magnetizzato nella direzione delle linee di forza. La posizione del polo geografico non coincide però con quella del polo nord magnetico: la distanza che separa i poli magnetici da quelli geografici è infatti di circa 1500 km.


terra-bussola


Ci sarebbero altre questioni da precisare, ma alla vostra età è sufficiente quanto illustrato. Approfondirete, nel corso degli studi successivi.


Mi auguro di essere stata sufficientemente chiara…, se  in futuro avrete domande difficili su altri argomenti, sarò ben lieta di rispondere.


A presto!




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Da YouTube: Il magnetismo terrestre



ALTRE RISORSE IN RETE


- Fenomeni magnetici : materiali e schede didattiche



giovedì 14 febbraio 2008

La Nebulosa Rosetta Per Il Valentine's Day

Cari ragazzi e visitatori, vi presento nel giorno di San Valentino, e per festeggiare tale ricorrenza, la Nebulosa Rosetta. Ho tradotto per voi l'articolo, reperibile qui.

Buona lettura!

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La Nebulosa Rosetta (aka NGC 2237) non è la sola nube cosmica  di polveri e gas ad evocare immagini di fiori, ma è quella più spesso suggerita come l'immagine  astronomica più adatta al giorno di San Valentino.

Delle tante ottime  immagini della Nebulosa Rosetta presentate alla APOD editori, questa è sembrata la più indicata, con una  lunga coda di idrogeno incandescente nella regione compresa nella composizione.

 Ai bordi di una grande nube molecolare nell'Unicorno, a circa 5000 anni luce di distanza, i petali di questa rosa sono in realtà una nursery stellare la cui piacevole forma simmetrica è scolpita dai venti e dalle radiazioni provenienti dal cluster centrale  formato da giovani stelle calde.

Le stelle appartenenti all'energico cluster centrale, catalogate come NGC 2244hanno solo alcuni milioni di anni, mentre la cavità centrale nella Nebulosa Rosetta ha circa 50 anni -luce di diametro. 


Segue l'immagine della Nebulosa Rosetta.

rosette_abtps_v

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Scaricare qui icone, screensaver, template e immagini 3D per San Valentino.

domenica 10 febbraio 2008

Il Mondo Delle Piante

Salve! Siamo un gruppo di alunni della 1° A: Alessandro C., Luca C., Marco G., Letizia R., Agnese L., Clarissa N. In questo post, racconteremo ciò che abbiamo studiato a scuola sulle piante.


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Il mondo delle piante


classificazione-piante


Sulla terra esistono circa 350.000 specie di piante, diverse fra loro per forma, dimensione, “abitudini di vita.” Tutte le piante hanno in comune tre caratteristiche:


- sono eucariote cioè formate da cellule eucariote;
- sono pluricellulari cioè formate da più cellule;
- sono autotrofe, cioè capaci di produrre il nutrimento da sole.



Grazie alla fotosintesi clorofilliana, che avviene nelle loro foglie, esse sono capaci di costruire letteralmente le sostanze nutritive di cui hanno bisogno. Con essa le piante producono anche ossigeno, un prodotto di scarto del processo fotosintetico ma che, per noi uomini e non solo, rappresenta un elemento indispensabile alla vita.
La maggior parte delle piante è dotata di tre organi fondamentali: la radice, il fusto e la foglia.



- La radice àncora la pianta al terreno e preleva da esso l’acqua e i sali minerali in esso disciolti;
- il fusto sostiene la pianta e funge da “via” per le sostanze  assorbite dalle radici, distribuendole  alle altre parti della pianta;
- le foglie, grazie alla clorofilla contenuta nei cloroplasti citoplasmatici delle loro cellule, “mixano” l’acqua e i sali minerali provenienti dal suolo, l’anidride carbonica contenuta nell’aria, e grazie ai raggi solari svolgono quel processo vitale meraviglioso che è la fotosintesi clorofilliana.



Alcune piante, dette tracheofite, trasportano l’acqua e i sali minerali lungo un sistema di “tubi” detti vasi che corrono dalle radici fino alle foglie. Altre piante, invece, non hanno un sistema di vasi: sono le piante non vascolari, alle quali appartengono le briofite. Le piante vascolari, a loro volta, si suddividono in piante senza semi e in piante con semi; queste ultime si suddividono ancora in piante con semi senza fiori, dette gimnosperme e piante con semi e con fiori, dette angiosperme.


Le piante non vascolari


Alle piante non vascolari appartengono le briofite, che comprendono i muschi e le epatiche: piante di piccole dimensioni che crescono negli ambienti umidi e ombrosi. Radice, fusto e foglie non sono ben distinguibili.


- I muschi sono provvisti di un fusticino ricoperto di foglioline. Essi aderiscono al suolo o in un'altra superficie mediante dei filamenti chiamati rizoidi;
- Le epatiche hanno l’aspetto di lamine verdi prive di fusticini e foglioline.
 I muschi e le epatiche si riproducono mediante spore.



220px-Lunularia_cruciata

 Pianta epatica



                                 Le piante vascolari

Le piante vascolari si suddividono in piante che non producono semi e piante che, invece, li producono. Tra le piante vascolari senza semi le più familiari sono le felci. Queste sono vere e proprie piante provviste dei tre elementi principali per esse.
Le gimnosperme (per esempio il pino e l’abete) sono piante con semi nudi, cioè non contenuti in un vero frutto. Le angiosperme, invece, hanno i semi racchiusi in un frutto.
Ad esempio tutti gli alberi da frutto, i garofani, il noce, sono angiosperme.


200px-Magnolia_liliiflora3



Fiore del genere Magnolia



Quanto vivono le piante?


Le piante possono essere suddivise anche secondo la durata della loro vita.


- Le piante annuali sono quelle che vivono una sola stagione: si sviluppano da un seme, si riproducono e muoiono nell’arco di un anno.
- Le piante biennali vivono per due stagioni. Nel primo anno si sviluppano i tre elementi principali; nel secondo anno vengono prodotti fiori, frutti e semi, poi la pianta muore.
- Le piante perenni sono quelle che continuano a crescere anno dopo anno. Nel primo anno si sviluppano i tre elementi comuni alle piante. Nel secondo anno vengono prodotti fiori, frutti e semi, la cui produzione continua anche negli anni successivi.



Noi abbiamo finito. Ci sentiamo alla prossima!
 

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RISORSE IN RETE










POST CORRELATI


- La Classificazione Di Linneo




- Classificare i viventi: da Aristotele a Linneo (n. 3 di Scuola e Didattica)

mercoledì 6 febbraio 2008

Dalla Commedia Dell'Arte Una Maschera Speciale

Cari ragazzi, amici e visitatori,


vi propongo un articolo dell'amico Pino Amoruso, che reputo utile sotto l'aspetto educativo e didattico. L'articolo tratta di Giangùrgolo, una maschera calabrese ai nostri giorni un po' dimenticata e che invece meriterebbe attenzione al pari di  maschere più note come Arlecchino, Pulcinella ed altre.


Perché, vi chiederete, una maschera in un blog di Scienze? Semplice! La  SCIENZA è CONOSCENZA e questo blog apprezza e valorizza qualsiasi articolo che si collochi in tale ambito.


Un grazie sentito, Pino!


Riporto di seguito l'introduzione per rimandarvi alla lettura integrale, seguendo il link che troverete alla fine del post.


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Giangùrgolo


Giangurgolo


"Oggi quando si parla di maschere si pensa in primo luogo al Carnevale e qualche volta ai burattini. Tra la seconda metà del Cinquecento e soprattutto nel Seicento, epoca della “Commedia dell’Arte”, le maschere dominavano i palcoscenici dei teatri. In quel periodo il teatro si poneva al centro della vita sociale e culturale e le maschere rappresentavano o una determinata classe sociale o una regione d’Italia; si pensi a Pulcinella, Pantalone, Colombina, Balanzone. Tra queste maschere divenne famosa in quel periodo anche quella rappresentativa della Calabria, Giangùrgolo, tenuta in grande considerazione al punto da essere rappresentata nei teatri di tutta Italia. La caratteristica principale che lo ha reso famoso e che lo distingue dalle altre maschere, è insita nel nome stesso; la fame, l’ingordigia, l’avidità insaziabile di cibo. Infatti, Giangùrgolo dal punto di vista etimologico vuol dire “Gianni-Golapiena” o “Gianni-Ingordo”; per soddisfare questa avidità è disposto a tutto, a fare diversi mestieri, ad arraffare e persino a rubare quando gli capita la buona occasione."

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domenica 3 febbraio 2008

Il Colore Blu [UA - Scuola Dell'Infanzia]

il colore nella storia. BluCare colleghe della Scuola dell'Infanzia, pubblico in questo post una unità di apprendimento, destinata ai piccoli di tre anni, che ha come tematica "Il Colore Blu".


Le docenti interessate possono adattarla ai propri contesti, utilizzandola eventualmente come input per le loro attività di sezione.


Cliccare qui per scaricare l'unità di apprendimento "Il colore blu".





Altri post sul colore in questo blog

Il colore giallo




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RISORSE IN RETE SUL COLORE BLU





Blu. Storia di un colore (di Pastoureau Michel)