sabato 10 maggio 2014

Il Posto Più Freddo Nell'Universo: Un Racconto Per Grandi E Piccini

Il posto più freddo nell'Universo 

Racconto 
di 
Marco Castellani*
La Nebulosa Boomerang, a circa 5 000 anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione del Centauro, è una nebulosa pre-planetaria con un temperatura di un solo Kelvin, pari a circa -272 gradi centigradi. Questo la rende ancora più fredda della temperatura del fondo naturale dello spazio e della radiazione cosmica di fondo, l’eco del Big Bang. [Link]

Questa immagine mostra la Nebulosa Boomerang - il luogo più freddo dell'Universo.
 Crediti: Bill Saxton / NRAO / AUI / NSF / NASA / Hubble / Raghvendra Sahai.







Era stato veramente bello. Ma che freddo! Freddissimo tanto che ad un certo punto lei non vedeva l'ora di tornare a casa, al calduccio. Sì, finalmente al caldo. Le cime dei monti sono belle, bellissime, ma insomma ci vuole veramente una grande forza di volontà per andare in mezzo alla neve. Soprattutto poi, per ritornarci nel pomeriggio, dopo che hai mangiato. Certo la mattina era stato abbastanza facile, si era detto che si andava, c'era tutta l'eccitazione che viene nel fare qualcosa di diverso, di nuovo. Chi ci pensava ancora, al freddo!

Il pomeriggio, quello è davvero il momento critico. Con il panino nella pancia, tornare sulla neve era proprio difficile. Poi con papà sempre a spronare, forza pigrona, dai dai che ci divertiamo! e come fai a dirgli di no? Davvero, è impossibile! Perfino mamma sembrava sarebbe rimasta volentieri dentro il rifugio un altro pochino, ma anche lei alla fine era stata trascinata da papà. Sulle cose che richiedono movimento, sulle cose fisiche, non c'è niente da fare, è papà il più tosto. È lui quello che sprona tutti quanti.

Era stato proprio bello, nonostante le premesse. Eh sì, perché erano partiti con un po' di fatica: mamma e papà sembravano nervosi tutti e due, come arrabbiati tra di loro, per qualcosa che non si sapeva (i grandi per qualche motivo certe cose non le raccontano). Certo, loro non avevano detto niente, comunque lei aveva capito subito: si parlavano troppo poco e non scherzavano abbastanza. E c’è il fatto che la cosa durava dalla sera prima. Mamma e papà quando scherzano è un segnale positivo, vuol dire che va tutto bene. Quando invece sono tristi a lei viene una fitta nel cuore e da quell’istante non ha più voglia di niente. Addirittura, se lecca un gelato capace che se lo spreca tutto perché non sente più nemmeno il sapore. Se ha fame le passa magari del tutto. 
Grazie al cielo questi brutti momenti, questi momenti di freddo, sono abbastanza rari e solitamente durano poco.

Se appena ci pensa, sa che non sono molti i gelati senza sapore che ha dovuto sprecare, nella sua vita fin qui. Martina ad esempio, la sua compagna di banco, sicuramente ne spreca molti di più, poveretta. Ogni tanto piange anche, di nascosto, perché i suoi genitori sono tante volte tristi o arrabbiati. Lei le vuole bene e una volta aveva pure chiesto a mamma che se i genitori di Martina davvero litigavano troppo, se lei proprio non stava bene con loro… insomma, se la potevano adottare, ma mamma l'aveva rimproverata (evidentemente era una uscita infelice, per qualche motivo) e aveva risposto che le cose a casa di Martina si sarebbero certamente risolte. Se lo diceva era sicuramente vero perché la mamma e la mamma di Martina sono buone amiche e anzi mamma negli ultimi tempi diverse volte è andata a casa di Martina senza di lei, per parlare di cose importanti. Mamma a volte la chiamano per avere dei consigli, non si sa perché, forse vedono che con papà sta bene e litigano poco e allora pensano che sappia qualche segreto importante.

Insomma, se lo chiedete ad Anita, lei vi dirà con impeto, che il freddo fuori è sempre molto molto meglio di quello che si sente dentro. Quello dentro sembra all'inizio che faccia meno male ma è più subdolo, una volta che prende posto e si allarga dentro di te non c'è verso di scacciarlo. Tu le provi di tutte e rimani sempre più al tappeto, non puoi inventarti nulla. Poi magari, proprio quando decidi di rassegnarti, arriva mamma che ti sorride e ti dice qualcosa con quegli occhi ritornati luminosi, e a te passa subito tutto, che nemmeno ti ricordi. Torna la voglia di gelato o patatine o anche di tutte e due le cose insieme, perfino. Che poi non ti importa quello che dice, importa molto di più quello che dicono i suoi occhi, mentre parla. Tante volte per far passare qualcosa dentro, ci vuole uno fuori che ti sorrida, che da sola no, tu non ci riesci proprio.

Meno male che il freddo questa volta si è dileguato già dopo le prime gallerie (se ne incontrano un bel pò, tra casa e il Terminillo). Papà aveva detto una battuta scherzosa e mamma - che evidentemente non se lo aspettava - si era messa a ridere e gli aveva poggiato una mano sul ginocchio, per un momento. Anita aveva registrato segretamente questo segnale e si era rimessa tranquilla. Andava tutto bene, di nuovo tutto bene. Poteva stare serena.

E pronta, anche. Adesso era pronta a buscarsi tutto il freddo che voleva, fuori. Tanto era corazzata. Il freddo più fastidioso era infatti stato appena scacciato dal cuore, e questo era l'importante, tutto quello che in fondo contava. Sul resto si poteva scherzare. Su tutto si poteva scherzare, se il cuore era al sicuro dal freddo.

Infatti il freddo fuori era stato sconfitto, alla fine. Anche con gusto! Però quando sono tornati verso casa con la macchina e la mamma ha anche voluto convincerla che il freddo che aveva provato... non era vero freddo. No, allora no. Lì non ce l'ha fatta più. Ma che è questa storia che poi uno, solo perché fa lo scienziato, si prende la briga di rivoltare le cose come meglio gli fanno comodo? Come si permette mamma di provare a convincerla che non ha avuto veramente freddo? Impossibile… impossibile anche solo da pensare! Il naso rosso, le dita blu, il vento che tira fitto fitto e sfrutta spietato ogni minimo spiraglio, si infila sotto i guanti, sotto la sciarpa... dappertutto! E mamma osava sostenere che quel freddo non fosse freddo? Altroché se lo era!

Ci aveva provato, ci aveva provato ad imbrogliarla. Certo quella frasetta lanciata lì, quando erano rientrati finalmente in macchina e lei faceva storie per la temperatura polare (si era divertita, questo sì, si era proprio divertita da morire: ma vuoi mettere il gusto purissimo di brontolare?), quelle parole buttate lì, ma guarda che vi sono posti dove fa molto più freddo, già non faceva presentire niente di buono. Per la precisione, faceva esattamente presentire l'arrivo di una dettagliatissima spiegazione scientifica. Soprattutto perché a guidare era papà, cosa veramente pericolosa da questo punto di vista: pericolosa perché così mamma si sentiva certamente più libera di sviluppare i suoi ragionamenti.

Più di ogni altra cosa, era il termine posti che aveva usato mamma, ad averla messa sull'avviso. Posti è pericolosamente generico e di solito mamma ne approfitta per infilarci considerazioni di posti assolutamente inaccessibili, tipo qualche regione sperduta lontanissimo nell'Universo, di quelle che conosce solo lei, che quando le descrive ti devi anche fidare, ci devi credere per forza.

Ma possibile, uno si chiede, che anche una semplice gita in montagna debba concludersi con una discussione scientifica? È vero, è vero che mamma riesce sempre ad interessare, che mette sempre le cose in un modo che tu poi rimani ad ascoltare a bocca aperta (magari dimenticando anche il freddo, se ce l'hai). E' vero soprattutto che la scienza raccontata da mamma sembra sempre meno difficile, più dolce e digeribile di quella dei libri. Cioè, quella di mamma sembra una cosa interessante, a volte perfino divertente. Vero, vero tutto: però insomma...

- Sai Anita, devi sapere intanto che l'universo è un posto mediamente molto, ma molto freddo... - le aveva detto appena in macchina, quando, levato il cappello di lana, i suoi bei capelli si erano ripresi il loro spazio. Papà aveva appena chiuso il cofano, eseguito certi controlli all’assetto e alla distribuzione del peso con aria spiccatamente tecnica (sembrava fosse molto esperto quando guardava le cose con quello sguardo, forse lo faceva apposta) e stava salendo in macchina.
Fu lì che Anita decise che non avrebbe ceduto. No, questa cosa mamma non la può sparare così. Con tutto il freddo di oggi, poi, non è assolutamente pensabile. Cerchiamo di ragionare. In fin dei conti l'universo deve essere, nel complesso, un posto bello caldo. Altroché. Basta pensare al Sole, lassù. Mamma dice sempre che non è possibile andarci nemmeno con una astronave, perché ci si squaglierebbe tutti, ci scioglieremmo come neve al sole molto prima di avvicinarci. Sicuramente ben prima di atterrare - che poi atterrare su una stella pare proprio che non sia cosa: intendiamoci, mica solo per il caldo, ma proprio perché pare che non via sia proprio niente su cui atterrare. Esattamente perché c'è tutto gas e nient'altro, niente di solido su cui appoggiare le zampe dell'avventurosa astronave - anche se comunque ti scotteresti da morire, letteralmente. E questo è un conto. Beh poi, mica c'è soltanto il Sole, no? Vuoi mettere, tutte le altre stelle che ci sono in giro? Non riescono a scaldare per bene lo spazio? Possibile, mamma?

Proprio dalla montagna, l'altro inverno che erano stati sulle Alpi, Anita era ritornata stupefatta, quasi stordita dalla quantità di stelle che si riuscivano a vedere, nelle notti senza luna. Bastava spingersi cinquanta metri dietro la baita, dove le poche luci erano coperte dalla sporgenza di roccia, ed ecco lo spettacolo incredibile che ti aspettava, lo spettacolo stupendo, mirabolante, pazzesco. Pienissimo di stelle dappertutto: davvero, pienissimo. Era proprio lì che aveva ammirato per la prima volta la Via Lattea, quella striscia biancastra di stelle fittissime che traversava il cielo da parte a parte. Ogni stella un fuoco ardente, e tutte insieme tanti fuochi tutti intorno a lei, come a custodirla, a rassicurarla. Ad indicare, casomai le venisse da dubitare, che il gelo non avrebbe potuto vincere, mai. Il ghiaccio non avrebbe mai avuto la meglio, da nessuna parte.

Quella sulle Alpi era stata una sera magica. Quello che studiava mamma era vero, era reale. Esisteva: le stelle esistevano. Anche se uno passava ore, giorni, senza pensarci, come se non ci fossero. Esistevano, invece: ed era bellissimo.

E con tutto ciò, mamma osava ancora sostenere che l'universo fosse un posto freddo? Scherziamo? Un universo così strapieno di stelle calde caldissime bollenti, come fa ad essere freddo? Anche qui che siamo tanto lontani dal sole, dopotutto, ad agosto fa ancora un gran bel caldo. Di quello che sopporti solo se stai al mare e ogni tanto, quanto la temperatura diventa insostenibile, puoi tuffarti a fare un bel bagno e rinfrescarti la pelle e le idee. È così. Anzi, deve essere così. L'universo non può essere freddo. Meno male, in fondo. Così anche Martina si può rassicurare: il freddo che sente è solo temporaneo. Se l’universo non è freddo, prima o poi il caldo arriverà anche da lei, prima dai sui genitori e quindi, finalmente, da lei. Questione di tempo.

La questione le rumina in testa. Nonostante la stanchezza, le parole di mamma non la lasciano appagata. Il suo sorriso della serie ci sono molte cose che ancora non sai, della vita e del mondo non spiega nulla.
Deve capire. A costo di rilanciare la conversazione.

- Come sarebbe, più freddo di quello sentito oggi? Dài, mamma! Ho ancora i piedi intirizziti! Ma papà, a proposito, funziona o no questo riscaldamento?

- Certo che funziona! Dagli tempo! - risponde Laura, senza dare lei tempo ad alcuno per poter mettere bocca, tanto meno al marito.

- Perché secondo me il posto più freddo dell'Universo... è proprio il Terminillo, ecco! - rincara Anita, tanto per mettere le cose in chiaro una volta per tutte. La scienza è la scienza, ma lei le cose che ha sperimentato sulla sua pelle, mica le scorda. In fin dei conti la mamma dice sempre che la scienza si basa su quel metodo... il metodo sperimentale, ecco. Arriva quasi un filino di aria calda sui piedi, adesso. Ma ci vorrebbe ben altro, tipo una bella tinozza d'acqua calda in cui tuffare i piedi! Anzi proprio un bel bagno caldo, per riprendersi.

- Eh, sapessi... - dice mamma, mettendosi a guardare ostentatamente fuori dal finestrino. Che poi c'è soltanto l'autostrada tutta dritta, a quel punto. Niente di che, insomma. Perché guardar fuori, allora? Tra l'altro sta anche diventando abbastanza buio, non è che si veda molto più in là dei fari della macchina. Beh sì, è un richiamo, certamente. Tanto per vedere se lei abbocca, se fa qualche domanda, se rilancia, se sta al gioco. È chiaro. Chiaro soprattutto a papà, che sta ostentatamente cercando di trovare una qualche stazione radio da sentire, tipo, qualsiasi cosa per evitare di farsi trascinare dentro una discussione scientifica.

- Avete mica i risultati delle partite eh? - chiede infatti il maschio di casa, speranzoso di cambiare argomento. - Ho sentito che la Roma ha segnato all'ultimo momento. Però non ho capito cosa ha fatto la Juve... Nella macchina cade un silenzio totale. Anzi, davvero glaciale.

- Ma papà, lo sai, io non ci capisco proprio niente del calcio! - esclama Anita dopo qualche secondo d'imbarazzo.

- E' vero, non è cosa per noi - rincara Laura con voce piatta ma decisa, come avesse enunciato una verità scientifica quasi ovvia. Finito. L'ultima cosa che si poteva tentare per evitare di precipitare in una discussione scientifica era appena stata bocciata dalle sue donne.
Prepariamoci, pensò lui, stringendo le mani sul volante. Non che i frizzanti dialoghi tra la moglie e la figlia non gli interessino, per carità. E' che ogni tanto una sana, maschile e moderatamente ignorante discussione su chi sia il centrocampista migliore del girone di andata, o sul fatto se quel rigore c'era o non c'era, non gli sarebbe affatto dispiaciuta. Questo è il problema di avere solo donne, in casa. Beh, uno dei problemi, a dire la verità. Poi accidenti, in mezzo all'autostrada la radio non acchiappa proprio nessuna stazione che parli di sport: così l'ultima possibilità di ascoltare una voce che racconti di calci, pedate, arbitri e fuori gioco, è svanita completamente. Dissolta. Sfumata. Dilavata via come i pezzettini di neve che ora, spinti dall'aria, scivolano giù pian piano, scendono dal tetto dell'autovettura, cercano di aggrapparsi disperatamente lungo i vetri, per poi cedere inevitabilmente al vento ed alla gravità: rastremandosi in sottilissime strisce d'acqua, sfibrano verso il portabagagli posteriore, disperdendosi infine nell'atmosfera, tornando a fluttuare nell'Universo.

- Va beh ma insomma, perché dici che l'Universo è freddo? Non è tutto pieno di stelle che scottano un sacco? Tipo il Sole?

- Sì sì, è pieno di stelle - risponde mamma, con apparente condiscendenza - Però...

- Però che cosa? - Con mamma è così, non si riesce mai ad avercela vinta, anche quando sembrerebbe di sì.

- Quante sono queste stelle, in totale, scusa?

- Mah, nessuno lo sa. Però alcune stime indicano un numero approssimativo di 300 trilioni...

- Ecco, appunto! Sono sicuramente tantissime! - esclama la bimba, che comunque non ha proprio idea di quanto siano grossi i trilioni.

- Però c'è un però.

- E ti pareva - dice Anita secca, quasi tra sé e sé, cercando di capire se la discussione si possa ancora far fermare in un tempo ragionevolmente breve. Perché a questo punto quasi preferisce pensare ai fatti suoi, tipo se domani la prof la interroga o chiedersi ancora il nome di quel ragazzo simpatico della sezione C che poi è tanto amico di Adele, che lei lo chiama addirittura fidanzato. Pensa che a lei non interessa niente avere un fidanzato, anche. Sta bene come sta.

- C'è il fatto che l'universo è veramente grosso. Poverette, le stelle non ce la fanno a scaldarlo tutto. Per quanto siano numerose, non ce la fanno proprio.
No questa non la vuol far passare, a mamma. Qui c'è aria di qualcuno che bara. 

- Mamma ma dico, hai visto? Le stelle sono tantissime! Ti ricordi quando guardavamo il cielo sulle Alpi? Era tutto pieno pieno di stelle, dappertutto.

- Sì certo che me lo ricordo, Anita. Ma lo spazio è enorme, veramente enorme. Pensa che la temperatura nello spazio lontano dalle stelle è quasi allo zero assoluto...

- Zero gradi? Bella forza, ci stavamo anche noi a zero gradi oggi, ci giurerei. Niente di ché, in fondo, a parte i piedi intirizziti e le mani viola.

- No, guarda, io intendo lo zero assoluto. Praticamente, parliamo di quasi trecento gradi sotto zero.

- Ahhhhhhh! No, no, è troppo freddo, siamo matti! Ma allora... allora, se non ci fosse il Sole...

- Staremmo freschi eh? - interviene furtivamente papà, che ha temporaneamente accantonato l’urgenza conoscitiva inerente la giornata calcistica.

- Freschissimi!!! - esclama la mamma. - Anzi, di più. Non ci saremmo proprio!

Mamma e papà si guardano un momento, sorridendo.
- Ma a proposito di freddo, dov'è il posto più freddo di tutti? Lontanissimo sperduto nello spazio, vero? ? - chiede Anita, con un po’ di paura, adesso, di essere tagliata fuori.

- Guarda, non è poi troppo lontano. Hanno scoperto che si trova a cinquemila anni luce da noi. È una nebulosa, che si chiama Nebulosa Boomerang. C'è una temperatura bassissima. Bassissima davvero. Appena un grado sopra lo zero assoluto. Brrrr!!

- Mamma, ma come è possibile che ci sia quel freddo? Poi non mi hai spiegato l'altra volta che le nebulose sono... erano... stelle. È così? E le stelle non fanno sempre caldo caldo?

- È proprio questo il bello! - sogghigna mamma. La mamma ha questo gusto di sorprenderti, non c'è niente da fare. Se ti sorprendi la fai contenta. Ma tanto non serve fingere, se la segui nel ragionamento ti sorprendi sul serio. È troppo brava in questo.

- Sì scusate, ma anche io avevo capito la stessa cosa. Non è che adesso mi confondete con una teoria diversa? - fa papà mentre accende il tergicristallo, all'uscita della galleria che svalica c'è quasi sempre la pioggia.

- Allora vi devo spiegare - fa mamma, allungando i piedi e sistemandosi bene nel sedile. Tutti segni pericolosi di una spiegazione lunga. Anita ha un po' di sonno, ora che l'ambiente si è fatto meno glaciale, ma vuole anche ascoltare come si risolve questa stranezza.

- Ci sono stelle e stelle. O meglio, stelle in fasi diverse della loro evoluzione.

- Di che? - fanno quasi insieme, Anita e il papà.

- Della loro vita, diciamo. - sorride mamma.

Ecco. Né Anita né il papà osano più dire qualcosa. La vita delle stelle suona come un argomento particolarmente complesso, lungo e articolato. Ma ormai è troppo tardi, è chiaro. Quello che deve succedere, succederà. E infatti la spiegazione arriva.

- Sai Anita, le stelle, possiamo dire che nascono, vivono e muoiono, un po' come una persona.

- Io però non faccio luce - obietta Anita, un po' didascalica a volte.

- Sì certo, hai ragione. È infatti solo una analogia. E come tutte le analogie, ha i suoi limiti. Ma pensa che le stelle nella loro vita (diciamo così) attraversano tante fasi diverse, fasi più calde e fasi fredde. La nebulosa pre-planetaria poi è veramente freddissima, perché non è una vera stella. È uno stato della materia dove non c'è niente che possa riscaldare.

- Ma perché si chiama pre-planetaria? - chiede Anita, con una curiosità che fa a botte con la sonnolenza.

- Perché è uno stato particolare... uno stato importantissimo, se consideri che è una nube da dove possono nascere pianeti! - dice mamma con enfasi.

Pianeti, pianeti... Anita si accoccola meglio nel sedile. Ormai è abbastanza riscaldata, il freddo della giornata la sta abbandonando, lo sente quasi muoversi, risale via via negli strati più periferici e poi fugge anche da lì. Si mette più comoda, tanto il sedile di dietro è tutto per lei. Prende il plaid a quadretti colorati, quello che sta sempre in macchina, e se lo tira su sulle gambe.

Può isolarsi un po', raggomitolarsi in sé. Tanto mamma ora si è distratta, papà le ha fatto qualche battuta scherzosa a bassa voce, lei si è arrossata sulle guance e ha sorriso. Uno di quei sorrisi luminosi che gli occhi di mamma si accendono tutti. Chissà cose le ha detto. A volte mamma e papà hanno dei loro codici che i piccoli non capiscono del tutto.

Guarda fuori dal finestrino e vede la lunga catena dei monti che ormai è lontana lontana. Più che altro la intuisce, visto che ormai è praticamente buio. La strada inizia intanto a mostrare contorni più familiari, intravede sagome conosciute. Ecco stanno passando adesso vicino al grosso centro commerciale, quello dove c'è il cinema dove sono andati a vedere Brave e tanti altri bei film. Vuol dire che sono quasi arrivati a casa. La sua casa, il rifugio nel suo pianeta, in mezzo all’Universo.

Pianeti, pianeti... infiniti mondi colorati e pieni magari di gente strana, con la pelle strana e le abitudini… ancora più strane. Ma questo solo perché sono tanto diversi da noi che non li possiamo comprendere bene. Chissà se c'è un pianeta laggiù, proprio in quella direzione. Magari c’è. Magari si chiama Piropiro, e sopra c’è (ne è sicura) tanta gente che fa festa tutto il giorno. E non ha freddo, quasi mai.

________________________________________

* Marco Castellani è romano de Roma. Sposato, papà di quattro, astronomo ricercatore presso l'Osservatorio Astronomico di Roma, dove si occupa principalmente di popolazioni stellari e ammassi globulari.

Da tempo nutre interesse per la divulgazione, e gestisce il sito www.gruppolocale.it. In campo letterario, ha al suo attivo un romanzo, dei racconti e delle raccolte di poesie.

Questo racconto è il secondo di una serie che prende spunto da notizie e suggestioni di astronomia, per costruirvi intorno delle storie. È l'espressione più efficace di una esigenza dell'autore di individuare una prospettive unificante per le sue diverse inclinazioni.

Il suo blog è www.marcocastellani.it 

Il primo racconto di Marco Castellani pubblicato su Scientificando:



12 commenti:

  1. Ciao prof!
    Il racconto è proprio bello, anzi bellissimo!!
    Vorrei fare i complimenti a Marco Castellani per il racconto che ha scritto e vorrei ringraziare lei, prof, perché ha potuto pubblicarlo.
    A domani prof e buona serata!!

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    Risposte
    1. Martina, ho molto apprezzato che tu abbia letto il racconto di Marco Castellani, che sarà sicuramente lusingato e contento che tu abbia trovato bellissimo il suo racconto.

      A domani!☺

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    2. Martina, ha ragione la vostra prof, sono molto lusingato e contentissimo che tu e altri lo abbiano letto!

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  2. Buona sera prof!
    Il racconto è magnifico! Non saprei come definirlo bene. Faccio i miei migliori e carissimi complimenti a Marco Castellani, e come ha detto Martina Raccagni ringrazio moltissimo anche lei per la sua disponibilità di pubblicare un post così bellissimo.
    A domani prof e buona serata!

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    Risposte
    1. Cara Marwa ti ringrazio, sono tanto contento che ti sia piaciuto!

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  3. SERENA MARCHITELLI 1B20 maggio 2014 alle ore 19:21

    Buona sera prof,
    il racconto è veramente stupendo, meraviglioso. Vorrei fare i complimenti a Marco Castellani per aver scritto questo magnifico racconto e vorrei ringraziare anche lei per aver pubblicato questo racconto.
    Grazie a domani e buona serata

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    Risposte
    1. Ciao Serena ti ringrazio tanto! Il tuo commento e quello degli altri giovani lettori sono per me la ricompensa migliore. Grazie! :)

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  4. SERENA MERCHITELLI 1B23 maggio 2014 alle ore 21:00

    Grazie a te Marco per aver scritto questo meraviglioso e ovviamente grazie anche alla prof per aver pubblicato questo racconto.
    A domani buona serata

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    Risposte
    1. Grazie ancora, Serena, sei molto gentile! Chissà a quali altre avventure andrà incontro la nostra Anita... lo scopriremo nei prossimi tempi!

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  5. SERENA MARCHITELLI 1B23 maggio 2014 alle ore 21:02

    Grazie e te Marco per aver scritto questo meraviglioso racconto e grazie anche aala prof.
    A domani e buona serata

    RispondiElimina
  6. federico dalprato 1b25 maggio 2014 alle ore 20:17

    buongiorno prof.grazie a lei per avere pubblicato questo bellissimo post e grazie anche a marco castellani per avere fatto un racconto così bello.a domani

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    Risposte
    1. Federico sono molto contento che tu lo abbia letto e ti sia piaciuto! E' un piacere collaborare con la vostra Prof! A presto

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