mercoledì 24 agosto 2011

La Fisica Del '900: Suggestioni In Arte, Letteratura E Poesia

principio di indeterminazione di heisenberg
teoria della relativitaAgli inizi del '900
si assiste ad una profonda rivoluzione in ambito scientifico. Da un lato, la Teoria della Relatività einsteniana (1905) trasforma radicalmente la concezione spazio-temporale (non esistono punti di riferimento privilegiati e determinati; nel mondo microscopico, la massa diventa energia e viceversa), dall’altro intervengono le regole della Meccanica quantistica (per il principio di indeterminazione di Heisenberg, non si può conoscere esattamente posizione e velocità nello stesso tempo; l’energia è quantizzata, ovvero nel mondo microscopico la quantità di energia contenuta nei corpi è discreta).

Cinque uomini, tra i principali artefici di tale rivoluzione scientifica: Einstein, Heisemberg, Pauli, Planck, Dirac.


cinque uomini fondamentali della fisica moderna
Questa nuova visione del mondo ha ripercussioni in vari ambiti. Se ne fornisce di seguito una sintesi, senza pretese di dettagli e approfondimenti.

Nella letteratura, nella poesia e nell’arte, il Decadentismo rompe con il passato, esprimendo il senso dell’incertezza, così come in Fisica si perde il senso dell’assoluto (spazio, tempo, posizione, energia, massa). L’artista decadente (Wilde, Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Pascoli, D’Annunzio) coglie il senso recondito delle cose (simbolismo).


corrispondenze di BaudelaireIn "Corrispondenze", per Baudelaire la Natura adombra impalpabili legami tra le cose; il poeta è colui che, grazie alla propria sensibilità, è capace di intravvedere e riconoscere il coacervo simbolico, che si cela nella realtà, e lo rivela agli altri uomini.


La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l'uomo
attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari.

Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un'unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.

Profumi freschi come la pelle d'un bambino
vellutati come l'oboe e verdi come i prati,
altri d'una corrotta, trionfante ricchezza

che tende a propagarsi senza fine- così
l'ambra e il muschio, l'incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

(Baudelaire, Corrispondenze da I fiori del male, Les Fleurs Du Mal, 1857).


Per Pascoli, poesia è "trovare nelle cose il loro sorriso e la loro lacrima e ciò si fa da
due occhi infantili che guardano semplicemente, e serenamente tra l'oscuro tumulto della nostra anima".



il fanciullino, pascoli

È dentro noi un fanciullino …
che piange e ride senza perché,
di cose che sfuggono ai nostri
sensi e alla nostra ragione

(Pascoli, Il Fanciullino)

L’opera perde la sua struttura oggettiva: in poesia, si assiste alla perdita della metrica; in arte, alla rottura della forma. In particolare, il senso del relativo nell’arte porta alla destrutturazione della forma; si insegue il disordine della realtà (principio di indeterminazione).

Picasso, introducendo il concetto di Relatività nell’Arte, cerca di rappresentare la realtà in modo oggettivo e integrale, superando le regole della geometria euclidea e della prospettiva, che  viene frantumata in volumi. L’aggiunta di una quarta dimensione, il tempo, ha lo scopo di fornire una visione dell’oggetto da più prospettive, andando oltre l’univocità della visione soggettiva.

Con il capolavoro "Les demoiselles d’Avignon" inaugura nel 1907 la stagione del Cubismo. In questo quadro, il più importante del XX secolo, non c’è illusione spaziale.


les demoiselles d'avignon

La destrutturazione della forma viene realizzata anche nell’Astrattismo, di cui Kandinskij è uno dei capiscuola a livello mondiale (“Composizione VIII”, 1923).


composizione 8 di kandinskij
Il futurismo sottolinea il disordine della realtà.

«Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi,noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro»
(dal Manifesto dei pittori futuristi, febbraio 1910)


Ardengo Soffici (1879-1964), BIF§ZF+18/Simultaneità


ardengo soffici


La relatività del tempo in Salvador Dalì (1904-1989), Persistenza della memoria (1931)


persistenza della memoria

Riporto di seguito alcuni brani poetici in cui si colgono suggestioni attinenti alla fisica.
       
Nel principio (Primo Levi)

Fratelli umani a cui è lungo un anno,primo levi
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi:
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d'anni prima d'ora,
Splendido, liberato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice,
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest'una catastrofe rovescia
L'eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell'ultimo spasimo tutto è nato:
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.



Ode all'atomo (Pablo Neruda)

Piccolissima
stella
sembravi
per sempre
sepolta,
e nel metallo, nascosto,
il tuo diabolico
fuoco.
Un giorno
bussarono
alla tua minuscola
porta:
era l'uomo.

pablo neruda

Con una
scarica
ti liberarono,
vedesti il mondo,
uscisti
nel giorno,
percorresti
città,
il tuo gran fulgore arrivava
a illuminare le esistenze,
eri
un frutto terribile
d'elettrica bellezza,
venivi
a affrettare le fiamme
dell'estate,
e allora
giunse
armato
d'occhiali di tigre
e armatura,
con camicia quadrata,
con sulfurei baffi
e coda di porcospino,
giunse il guerriero
e ti sedusse:
dormi,
ti mormorò,
avvolgiti tutto,
atomo, che sembri
un dio greco,
una primaverile
modista parigina,
adagiati
sulla mia unghia,
entra in questa cassettina,
e allora
il guerriero
ti mise nel suo gilè
come se fossi soltanto
una pillola
nordamericana,
e se ne andò per il mondo
e ti lasciò cadere
a Hiroshima.



ode all'atomo
Ci svegliammo.
L'aurora
si era consumata.
Tutti gli uccelli
caddero calcinati.
Un odore
di feretro,
di gas delle tombe,
tuonò per gli spazi.
Ascese orrenda
la forma del castigo
sovrumano,
fungo cruento, cupola,
gran fumata,
spada
dell'inferno.
Ascese bruciante l'aria
e si sparse la morte
a onde parallele,
e raggiunse
la madre addormentata
col suo bambino,
il pescatore del fiume
e i pesci,
la panetteria
e i pani,
l'ingegnere
e i suoi edifici,
tutto fu polvere
che mordeva,
aria assassina.
La città
sgretolò i suoi ultimi alveoli,
cadde, cadde d'un tratto,
demolita,
fradicia,
gli uomini
furono d'improvviso lebbrosi,
afferravano
la mano dei figli
e la piccola mano
rimaneva nella loro.
Così, dal tuo nascondiglio,
dal segreto
manto di pietra
dove il fuoco dormiva,
ti trassero,
scintilla accecante,
luce rabbiosa
per distruggere le vite,
per infestare lontane esistenze,
sotto il mare,
nell'aria,
sulle spiagge,
nella più remota
ansa dei porti,
per cancellare
i semi,
per assassinare i germi,
per ostacolare la corolla,
ti destinarono, atomo,
a lasciare rase al suolo
le nazioni,
a tramutare l'amore in nera pustola,
a bruciare cuori ammonticchiati,
ad annebbiare il sangue.
Oh folle scintilla,
ritorna
nel tuo sudario,
sotterrati
nei tuoi strati minerali,
torna ad essere pietra cieca,
non dar retta ai banditi,
corrotti invece
alla vita, all' agricoltura,
soppianta i motori,
stimola l' energia,
feconda i pianeti.


campo magnetico
Non hai più
segreti
cammina
in mezzo agli uomini
senza maschera
terribile
affrettando il passo
e propagando
i passi della frutta
separando
montagne,
raddrizzando fiumi,
e fecondando,
atomo,
straboccata
coppa
cosmica,
torna
alla pace del grappolo,
alla velocità della gioia,
torna al recinto
dalla natura,
mettiti al nostro servizio,
e anziché le ceneri
mortali
della tua maschera,
anziché gli inferni scatenati
della tua collera,
anziché la minaccia
del tuo terribile chiarore, dacci
la tua sussultante
indocilità
per il bene dei cereali,
il tuo magnetismo sfrenato
per fondare la pace fra gli uomini,
e così non sarà inferno
la tua luce abbacinante,
ma solo felicità,
mattutina speranza,
contributo terrestre.




Con Eugenio Montale (dopo Dante è il mio preferito), si procede per sensazioni e per assenze.


eugenio montale

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
. (Non chiederci la parola che squadri da ogni lato, 1923)


Casa sul Mare
 
Il viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l'anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono uguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d'acqua che rimbomba.
Un altro, altr'acqua, a tratti un cigolio.

Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
i soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l'isole dell'aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.



casa sul mare

Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell'ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.     
   
Vorrei dirti che no, che ti s'appressa
l'ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s'infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l'avara mia speranza.
A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.

Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m'ode
salpa già forse per l'eterno.


Nella sua poesia, si ritrovano spesso dei concetti di Fisica di inizio novecento.  Nel brano seguente, ad esempio, non c'è un unico tempo, ma molti nastri temporali che slittano paralleli e spesso in senso contrario e raramente si incontrano.

 
TEMPO E TEMPI (Satura)satura di montale

Non c'è un unico tempo: ci sono molti nastri
che paralleli slittano
spesso in senso contrario e raramente
s'intersecano. È quando si palesa
la sola verità che, disvelata,
viene subito espunta da chi sorveglia
i congegni e gli scambi. E si ripiomba
poi nell'unico tempo. Ma in quell'attimo
solo i pochi viventi si sono riconosciuti
per dirsi addio, non arrivederci
.



Il primo Montale scrive  “Ossi di seppia” negli anni venti, quando le teorie della relatività ristretta e generale erano già state confermate come era stata pure confermata la curvatura dello spazio nei pressi del Sole durante una eclisse totale, mediante l'osservazione della deviazione dei raggi luminosi provenienti da Aldebaran della Costellazione del Toro.

E ne "I limoni",
inclusa nella citata raccolta del 1925 "Ossi di Seppia, scrive:

"...talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità"


C'è tutta la passione di scoprire un mondo che non è alla nostra portata, molto difficile, assurdo, ma non sempre ostile all'uomo.

In questa lirica, l'immagine semplice e solare, carica di simbolismo dei limoni denuncia una realtà cruda, aspra e nuda seppur pervasa da toni colorati e densi di vita.


I limoni
              
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.


i limoni

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.






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Le immagini provengono dalla rete.


4 commenti:

  1. Grazie mille Annarita,
    un post molto interessante. Lo suggerirò a molti colleghi di discipline umanistiche e lo posterò sui blog con i dovuti riferimenti! Per la maturità è un percoso importante ;-)

    Erasmo

    RispondiElimina
  2. Ma che bel percorso scientifico-artistico! Quel periodo a cavallo dei primi anni del novecento sembra così più d'altri (periodi) pieno di meravigliose scoperte e straordinarie inziative artistiche. Ma forse è solo un periodo come tanti. Una volta qualcuno disse che le migliori cose venivano da chi attraversava i secoli. E così abbiamo fatto anche noi, a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo. E il 21 è un bel numero...ma siamo noi in grado di vedere il bello quando gli siamo contemporanei?
    Paopasc

    RispondiElimina
  3. Molto suggestivo il viaggio e pur non avendo nessuna competenza a riguardo, credo che il simbolismo antecedente alla nuova fisica non possa essere stato da questa influenzato. Probabilmente erano maturi i tempi perchè si rimettessero in discussione le certezze in tutti gli ambiti. Bella l'ode all'atomo. ciao

    RispondiElimina
  4. Anonimo commentatore, è indubbio che tutte le rivoluzioni non avvengono per caso e si concretizzano quando i tempi sono maturi. Non è una novità questa:)...gli izi del Novecento non fanno eccezione.

    Se non commentassi anonimamente, sarebbe una gran bella cosa.

    Saluti

    Annarita Ruberto

    RispondiElimina

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