mercoledì 30 dicembre 2009

Buon Anno Con Il Carnevale Della Fisica #2

Cari ragazzi e cari lettori, con il 30 dicembre è arrivata puntuale la seconda edizione del Carnevale della Fisica, ospitata questo mese dall'originale jolek blog di Fabio De Sicot.

Molto interessanti i contributi dei partecipanti!

Audite, audite quello che il buon Fabio scrive di Scientificando:

"io spero solo che non sia la prima volta che sentiate nominare questo sito. perchè, in caso contrario, non vi dovrete andare a visitare solo i link del carnevale, ma anche i post passati. (non è un consiglio… è una simpatica imposizione!). perchè annarita ruberto è una di quelle risorse delle quali oggi in rete non si potrebbe fare a meno. e se non avete almeno una volta scaricato una sua unità di apprendimento, o un suo tool, ma sopratutto un learning object, non potete dire di voi stessi “sono un nerd con la n maiuscola!”
Troppo buono, Fabio!

Ricordiamo che il Carnevale della Fisica è ospitato parallelamente da un blogger spagnolo, che questo mese è 
Verónica Casanova con il suo blog Astrofísica y física .
Sentiamo che cosa scrive a tal proposito Gravità Zero uno dei due padri fondatori insieme a
Gravedad Cero.

"Oggi in Italia e in Spagna (e in altri 5 paesi del mondo) festeggiamo il carnevale della fisica. Un evento spettacolare che raccoglie la partecipazione di centinaia di blogger in 4 continenti (!) per parlare di fisica in modo intelligente e divertente. Il tutto nato dall'idea dei fondatori dei due blog, Gravità Zero e dello spagnolo Gravedad Cero.

La cosa entusiasmante è che a questa celebrazione partecipano blogger da paesi (insieme all'Italia) come la Spagna, l'Argentina, la Colombia, l'Ecuador, gli Stati Uniti, la Svizzera ...tutti uniti sotto un'unica passione: la divulgazione della scienza!
[Continuate a leggere su Gravità Zero]

Infine, vi ricordo, se siete interessati a partecipare alle prossime edizioni, oppure volete ospitarne una, di visitare il social network http://carnevaledellafisica.ning.com, dove troverete tutte le informazioni necessarie.

Segue lo screenshot del Carnevale italiano su jolek blog. (Questo post lo troverete anche sul mio blog di matematica)



http://jolek.wordpress.com/2009/12/30/carnevale-della-fisica-2/










carnevale della fisica #2 « jolek blog via kwout


 


Concludo, rivolgendo a tutti i miei più sinceri auguri di un gioioso 2010 all'insegna della salute, della serenità, e del benessere sia fisico che psichico.


martedì 29 dicembre 2009

Gravity Wells - Buche Gravitazionali

Ragazzi e lettori, vi segnalo una chart di xkcd, un sito di webcomic (e non solo) tra i miei preferiti. La chart,  che vedete di seguito (clic per ingrandire), illustra la profondità di varie buche gravitazionali del sistema solare.



gravity_wells
Ogni buca è resa in scala in modo che, all'aumentare di una determinata profondità (della buca)- in condizioni di gravità costante della superficie terrestre- essa richiederebbe la stessa energia necessaria a sfuggire alla gravità dei pianeti, nella realtà.

Ogni pianeta raffigurato è tagliato a metà, in fondo alla sua buca; la profondità della buca è misurata alla superficie piatta del pianeta.

Le dimensioni dei pianeti sono nella stessa scala delle buche.

Le distanze interplanetarie non sono in scala.

Profondità = G * massa del pianeta/g* raggio del pianeta

G= costante di Newton

g= 9,81 m/s²

Osserviamo in figura Giove che non è molto più grande di Saturno, ma molto più massivo. Alle sue dimensioni, l'aggiunta di massa lo farebbe diventare denso a causa della compressione gravitazionale extra.
Se si introducessero
in esso poche decine di pianeti grandi quanto Giove, l'aumento di pressione innescherebbe la fusione, trasformandolo in una stella.


lunedì 28 dicembre 2009

Canzone Della Tavola Periodica

Ragazzi e lettori,

ho scovato su YouTube due video veramente divertenti sulla tavola periodica degli elementi. Il primo riguarda un'animazione della tavola periodica degli elementi, testo e musica di Tom Lehrer. Il secondo filmato  presenta  una canzoncina piacevole che commenta in musica e parole la suddetta tavola di Mendeleev.

Mettetevi comodi e gustatevi i filmati.



Un'animazione degli elementi della tavola periodica.






Il secondo filmato
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E adesso consultate i post correlati.

La tavola periodica di Mendeleev su un cartoncino bristol


Scoprire Le Sostanze Chimiche Nel Quotidiano

Esplora Una Tavola Periodica Degli Elementi Dinamica: Ptable

Esplorare le reazioni chimiche [Learning Object]


sabato 26 dicembre 2009

Fiocchi E Cristalli Di Neve, Meraviglie Della Natura

cristallo9Cari ragazzi e cari lettori, il Natale è connesso, oltre che alla nascita del Santo Bambino nel suo significato più intimo, anche...alla neve. Sì alla neve!

Osserviamo allora più da vicino la diafana e soffice neve per scoprire che i suoi fiocchi altro non sono che aggregati cristallini, formatisi nelle nuvole come conseguenza della condensazione del vapore acqueo. La neve è, infatti, un tipo di precipitazione di acqua ghiacciata cristallina, composta di innumerevoli e minuscoli cristalli di ghiaccio, aventi per struttura base la forma esagonale. Ogni cristallo è di tipo diverso. Essi sono contemporaneamente simmetrici con se stessi nelle varie direzioni, ma diversissimi tra di loro.

Le complesse simmetrie a base esagonale sono dovute alla configurazione atomica delle molecole di acqua che, allo stato solido, formano una griglia compatta di celle simili a quelle di un alveare. In base a innumervoli esperimenti di laboratorio, si è potuto verificare che la forma dei cristalli dipende in primis dal variare dell'umidità e della temperatura. In particolare, per valori di temperatura più elevati, i prismi cristallini di base esagonale (a forma di piccole colonne) si possono trasformare in strutture aghiformi, o presentare delle cavità. I prismi cristallini più piatti possono, invece, generare forme esagonali, che gemmano dai sei vertici della figura madre, ramificandosi successivamente, secondo una crescita dendritica.

Una domanda interessante  (vedi Wikipedia) è perché i bracci dei cristalli di neve che formano i fiocchi siano perfettamente simmetrici e non ci siano due cristalli di neve uguali. La risposta risiede nel fatto che la distanza "tra" i cristalli di neve è molto maggiore di quella "dentro" i cristalli di neve.


Data la simmetria iniziale esagonale della struttura cristallina del ghiaccio comune (derivante direttamente dalla struttura molecolare dell'acqua), i bracci del cristallo di neve crescono indipendentemente in un ambiente che è ritenuto molto variabile in temperatura, umidità e così via. Questo ambiente è ritenuto relativamente omogeneo nello spazio di un singolo fiocco e questo porta i bracci a crescere in modo molto simmetrico, rispondendo in modo uguale a un ambiente uguale, come alberi non imparentati tra loro rispondono ai cambiamenti ambientali facendo crescere serie simili di anelli nel tronco. La differenza nell'ambiente su scale molto più grandi di un cristallo di neve conduce alla mancanza di uguaglianza osservata tra le forme di cristalli differenti.


Comunque il concetto che due cristalli di neve non possano assolutamente essere uguali è scorretta. Infatti è perfettamente possibile, anche se improbabile, che due cristalli possano essere identici, a patto che le condizioni ambientali siano abbastanza simili: sia che i cristalli crescano abbastanza vicini l'uno all'altro sia anche per puro caso. La Società Meteorologica Americana ha riportato che due cristalli identici sono stati trovati da Nancy Knight del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica, il 1º novembre 1986. I cristalli non erano "fiocchi" dendritici nel senso comune del termine, ma piuttosto semplici piastre esagonali prismatiche.

Come abbia origine un fiocco di neve mi sembra sia ancora in fase di studio. Pare che il processo sia catalizzato dal cosidetto nucleo di congelamento, un granello di “polvere” attorno al quale solidifica l’acqua, a causa delle temperature negative presenti all’interno delle nuvole. Questo processo dà origine alla struttura dei cristalli di neve, la cui complessità ci regala forme naturali di una bellezza straordinaria.

Potete provare  a creare il vostro fiocco di neve, a casa, oppure divertirvi a crearne uno di neve virtuale
 


Qui le più belle foto di cristalli di neve dalle raccolte delle università americane

Una bella galleria di fotografie di cristalli.

Link ad archivi fotografici e di immagini di fiocchi di neve.

Kennet Libbrecht, un fisico del California Institute of Technology, ha creato un sito web dedicato alla fisica della fotografia dei cristalli di neve, dove potete vedere in un diagramma di morfologia come l’umidità e la temperatura determinino la formazione dei vari tipi di cristalli di neve, tutti di forma esagonale.


Per finire, vi segnalo il post L'uomo "fiocco di neve", pubblicato oggi da Daniele di Osmosi delle idee, e dedicato alla straordinaria figura di Wilson "Snowflake" Bentley, l'uomo che fotografò nel 1885, dopo anni di tentativi, il primo cristallo di neve.



venerdì 25 dicembre 2009

Buon Compleanno Sir Newton!

newtonCari ragazzi e cari lettori, il 25 dicembre di 367 anni fa, nasceva (secondo il calendario gliuliano) Sir Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 25 dicembre 1642 – Londra, 20 marzo 1727). L'8 gennaio 1642 moriva il grande Galileo Galilei.

Egli è noto soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica, ma fu anche matematico e alchimista. Molti lo considerano una delle più grandi menti di tutti i tempi; alcuni la più geniale mente di tutti i tempi. "Colui che nel genio ha superato il genere umano", diranno di lui i suoi successori.

(Anonimo, Ritratto di Isaac Newton
Olio su tela, 65X50
Bologna, Archivio Storico dell'Università degli Studi)


E in effetti contribuì in modo determinante a diversi ambiti della conoscenza. Con la legge della gravitazione universale, descritta  nei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (pubblicati nel 1687), e con le sue leggi del moto, creò le basi della meccanica classica.


Contribuì alla rivoluzione scientifica e all’affermazione della teoria eliocentrica. Sua è anche la sistematizzazione matematica delle leggi di Keplero sul movimento dei pianeti. Fu, inoltre, il primo a dimostrare che la luce bianca è composta dalla somma (in frequenza) di tutti gli altri colori, e avanzò l’ipotesi sulla natura particellare della luce, da cui nacque la  teoria corpuscolare della luce in contrapposizione alla teoria ondulatoria, sostenuta dall'astronomo olandese Huygens e dall'inglese Young. Da tale contrapposizione scaturirà poi la soluzione proposta nella forma del dualismo onda-particella, all'interno della meccanica quantistica.

Agli scolari di tutto il mondo è nota la "storiella" di Newton e la mela, che in realtà non è veritiera, ma una storiella, appunto.
Riporto in proposito da Wikipedia:

 “La tradizione vuole che Newton fosse seduto sotto un albero di mele quando una mela cadde sulla sua testa e questo gli fece capire che la forza gravitazionale terrestre e celeste sono la stessa cosa. Questa in realtà è un'esagerazione di un episodio narrato da Newton stesso secondo il quale egli sedeva ad una finestra della sua casa (Woolsthorpe Manor) e vide una mela cadere dall'albero. In ogni modo si ritiene che anche questa storia sia stata inventata dallo stesso Newton più avanti negli anni, per dimostrare quanto fosse abile a trarre ispirazione dagli eventi di tutti i giorni. Uno scrittore suo contemporaneo, William Stukeley, registrò nelle sue Memoirs of Sir Isaac Newton's Life una conversazione con Newton a Kensington il 5 aprile 1726, nella quale Newton ricordava «quando per la prima volta, la nozione di forza di gravità si formò nella sua mente. Fu causato dalla caduta di una mela, mentre sedeva in contemplazione. Perché la mela cade sempre perpendicolarmente al terreno, pensò tra sé e sé. Perché non potrebbe cadere a lato o verso l'alto ma sempre verso il centro della terra.» L'episodio divenne famoso quando fu ripreso da Voltaire nella quindicesima delle sue Lettres philosophiques (1734).

Fu Presidente della Royal Society, e, a soli 27 anni, ottenne la cattedra di matematica a Cambridge, subentrando a Isaac Barrow, suo maestro, che si dimise per cederla al geniale allievo, e passare alla cattedra di
Teologia e Filosofia.

Condivise con Gottfried Wilhelm Leibniz la paternità dello sviluppo del calcolo differenziale o infinitesimale. A tal proposito, si sviluppò un’accesa disputa, iniziata nel 1695, quando Wallis riferì a Newton che in Europa il calcolo era considerato un'invenzione del matematico tedesco. Successivamente, durante il suo soggiorno a Londra, Leibniz fu accusato di aver plagiato Newton. Egli allora si appellò alla Royal Society nel 1704, chiedendo giustizia.

Oggi gli storici della scienza tendono a riconoscere a Newton una priorità nelle applicazioni fisico-meccaniche del calcolo, e a Leibniz una priorità sugli aspetti logici e sui simboli usati per derivate e integrali.

Per quanti volessero approfondire la questione della disputa, a questo link è scaricabile “Leibniz e Newton: la disputa sul calcolo infinitesimale”, un ebook di 232 pagine,  tesi di laurea specialistica conseguita presso l’Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Filosofia.

Una curiosità: si racconta che Newton fosse un carattere difficile, scorbutico,  litigioso e per niente allegro. Ebbe una sola storia sentimentale con una graziosa ragazza, conosciuta durante la sua lunga permanenza a casa di uno zio farmacista a Grantham.

Concludo questo post natalizio, ricordando brevemente un altro evento importante. Il  25 dicembre del 1758, un agricoltore di 35 anni, Johann Georg Palitzsch, innamorato dell’Astronomia e autodidatta in questa disciplina, osserva con il suo telescopio, nel cielo di Sassonia, la Cometa di Halley, passata nel 1682, e ancor prima nel 1607 e così via, ad intervalli di 76 anni.
Johann Georg Palitzsch riuscì ad osservare per primo la cometa al suo ritorno, predetto qualche anno prima da Sir Edmund Halley.



martedì 22 dicembre 2009

Buon Natale Da Scientificando E Matem@ticaMente

Cari ragazzi e cari amici, vi rivolgo un sincero augurio di serene festività natalizie insieme ai vostri familiari. Piccoli, mezzani, grandoni, rilassatevi e ricaricate le batterie perché al ritorno ci sarà da marciare, soprattutto per voi di 3°B! Ma ci penseremo in seguito...

Ho preparato, come cartolina augurale, un'animazione con Geogebra. Ne vedete di seguito un'immagine.

Clic qui per raggiungere il file dinamico. Avvierete l'animazione, cliccando con il mouse sul triangolino bianco, in basso a sinistra nel file.


cristallidineve
Vi lascio  un  link al mio blog personale, dove troverete un'ampia scelta di calendari 2010 gratuiti da personalizzare e stampare a vostro piacere, per uso personale o da regalare agli amici.

I miei auguri anche qui.

Se vi piacciono le cartoline natalizie, Gmail ne offre di originali e veramente belle qui.

Qui la proposta natalizia di Planet Christmas per i piccoli.

E se avete voglia di leggere un bel racconto e una bella poesia in tema natalizio andate qui.

Un altro bellissimo racconto qui.

Se avete un debole per i video natalizi, accomodatevi.

lunedì 21 dicembre 2009

Bottiglia Sottomarino O Diavoletto Di Cartesio [Scienze Per I Piccoli]

Con questo post,  inauguro  la sezione  “Scienze per i piccoli”. La proposta nasce dall’esigenza di fornire degli input ai colleghi della scuola primaria, che me ne hanno fatto richiesta. Richiesta che  accolgo volentieri.

L’approccio scientifico dovrebbe cominciare in tenera età con attività sperimentali semplici e accattivanti in modo da favorire nei piccoli il nascere dell’interesse per l’ambito scientifico. Si porrà cura nel far loro comprendere che la scienza è un modo di considerare le cose, un modo di porre domande e di determinarne le risposte riflettendo, sperimentando e studiando le esperienze e gli esperimenti degli altri...e inventandone di propri!

Cominciamo!

Prendere una bottiglietta vuota da medicinali e riempirla d’acqua a metà. Riempire poi ludioned’acqua un grande barattolo di vetro. Trattenere l’acqua della bottiglietta con un dito e immergerla capovolta nel vaso.

Se la bottiglietta galleggia in superficie, aggiungere altra acqua; se va a fondo, versarne fuori un pochino.
Quando la bottiglietta galleggia, riempire d’acqua il grande barattolo fino all’orlo. Coprirlo quindi con un pezzo di gomma sottile ed elastica, che si avrà cura di stendere bene e di legare strettamente tutt’attorno con uno spago.

Porre quindi  il palmo della mano sulla gomma elastica e premere all’ingiù. Levare la mano, successivamente.

Farete questa scoperta: quando premete, la bottiglietta affonda, ma se rimuovete la mano, essa riprende a galleggiare.

Spiegazione: poiché l’acqua non si può comprimere, alla pressione della mano una parte di essa entra nella bottiglietta costringendo l’aria contenuta all’interno a comprimersi, cioè a occupare meno spazio. Quando l’acqua entra nella bottiglietta, questa diventa più pesante dell’acqua che sposta, e cola perciò a fondo.

L’esperimento, noto con il nome di diavoletto di Cartesio, deve il suo nome a quello di diavolettoRené Descartes, latinizzato in Cartesius. Si attribuisce infatti la sua ideazione a Cartesio, nel 1640; in realtà però fu inventato dall'italiano Raffaello Magiotti e descritto per la prima volta nel 1648 [Consultare wikipedia, per approfondire]. E’ stato eseguito per la prima volta (da Cartesio?) con una bottiglietta di vetro a forma di diavoletto.

NOTA:  il diavoletto di Cartesio è uno strumento di misurazione della pressione dei liquidi. Si usa per dimostrare la legge di Archimede e la legge di Pascal, ma qui non ne parleremo esplicitamente. Sarà il docente a valutare se farne riferimento sulla base del contesto classe e dell’età dei piccoli alunni.
[L'immagine a sinistra è stata presa dalla rete]

Si possono trovare agganci interdisciplinari facendo notare che i pesci hanno un organo che funziona come il diavoletto di Cartesio: la vescica natatoria.

Il diavoletto di Cartesio è chiamato anche ludione.


Segnalo la valida variante proposta da Peppe Liberti su Paraponzio.

Consultate qui un'applet Java, che illustra il funzionamento del diavoletto.

Di seguito, un video da YouTube.





domenica 20 dicembre 2009

Da Wegener A Wilson: Dalla Deriva Dei Continenti Alla Tettonica A Zolle

wilson_1992Cari lettori, oggi è giorno di segnalazioni! Dopo Paraponzio del post precedente, ecco per voi un ottimo articolo da scienzeedintorni, il blog di Aldo Piombino, che ringrazio della gentile concessione.

"La geologia è matura per una rivoluzione scientifica e la sua situazione attuale è simile a quella dell'astronomia prima di Copernico e Galileo, della chimica prima degli atomi e delle molecole, della biologia prima di Darwin, della fisica prima della meccanica quantistica: prima di ogni rivoluzione non c'è niente che quadri e le risposte arriveranno quando si comprenderà che si deve lasciar perdere l'intera intelaiatura di riferimento e cercarne un'altra.
Gli studiosi di geologia hanno cercato di adattare la storia terrestre, che è sempre stata mobile, all'intelaiatura di un modello rigido e immobile di continenti e non è sorprendente che fosse impossibile rispondere alle questioni maggiori. Non sono i nostri metodi e nemmeno le nostre osservazioni sbagliate, ma l'intero nostro modo di pensare.
"
Ognuna di queste rivoluzioni proietta la sua ombra molto innanzi a a sé. Gli astronomi greci presagirono Copernico duemila anni prima, Darwin prese dal nonno l'idea dell'evoluzione. Non ci sorprende che le idee di Wegener e di Holmes fossero presenti senza venire accettate. John Tuzo Wilson, Berkeley 1963.

Prima dell'avvento della tettonica a zolle crostali (come è stata successivamente chiamata la deriva dei continenti il momento che i geologi hanno voluto focalizzare l'attenzione sul fatto che i continenti erano solo degli spettaori passivi del fenomeno) c'erano delle idee sull'origine delle catene montuose, sui vulcani, sui terremoti, sulla distribuzione delle fasce metamorfiche. Ma erano poco convincenti e soprattutto non riuscivano a mettere in correlazione tutti questi fenomeni.

Per questa rivoluzione ci sono voluti 50 anni esatti , da quando nel 1913 Alfred gondwana wegener1Wegener (1880 – 1830) pubblicò “La formazione dei continenti e degli oceani”. Il meteorologo tedesco è più noto per i suoi studi geologici che per quelli meteorologici. Infatti è colui che per primo ha teorizzato in maniera organica la deriva dei continenti.
Prima di lui già Francis Bacon aveva supposto che Africa e Sudamerica fossero una volta unite e probabilmente anche altri lo avranno fatto.

Wegener è andato oltre, studiando con attenzione alcune caratteristiche geologiche e facendone dei punti di forza della sua teoria. Per prima la geologia intorno all'Atlantico, dove evidenziò le significative analogie fra le sue  sponde settentrionali, a partire dalla faglia di Cabot in Canada che appare proprio la continuazione della Great Glen Fault (quella del Loch Ness), finendo con le linee degli orogeni ercinici e caledoniani. Una seconda eccellente osservazione la fece riunendo i continenti meridionali e dimostrando come a questo modo diventava più spiegabile la distribuzione delle tilliti della glaciazione permo – carbonifera del Gondwana, anche in rapporto alle zone calde in cui si deponevano gli strati che hanno portato alla formazione dei depositi più noti di carbone.

Non tutti sanno che prima di Wegener anche un geologo americano, Frank B.Taylor (1860 – 1938), aveva pensato che i continenti fossero in movimento. Ma anche in questo caso il problema è il meccanismo: Taylor propose che i continenti si muovessero verso l'equatore perchè nel terziario la Terra avrebbe catturato la Luna. Taylor non riuscì a spiegare però perchè ci sono tracce evidenti di formazione di catene montuose ben prima del terziario.

derivacontinenti-2Verso la fine degli anni 20 altri scienziati cominciarono a pensare al mantello terrestre come la causa dei movimenti dei continenti e dello scatenarsi dei cicli orogenici. Fra loro si distinsero in particolare l'irlandese John Joly (1857 – 1933), il britannico Arthur Holmes
David T. Griggs
(1890 – 1965) e l'americano 1911 – 1974). Joly (immagine a sinistra) ipotizzò dei cicli di riscaldamento dovuti al calore generato dalla radioattività, supponendo  che questi cicli influenzassero la dinamica della crosta. Holmes andò avanti su questa strada e fu il primo a parlare di correnti convettive nel mantello terrestre.

Purtroppo Wegener fallì in un punto focale: la rmancanza di un convinecente meccanismo per questi movimenti. Quindi dopo la sua morte, avvenuta in Groenlandia durante l'ennesima spedizione in quella terra di cui è stato uno dei primi fondamentali descrittori, il dibattito fra fissisti e derivisti si è fermato, nonostante che la deriva dei continenti avesse un autorevolissimo sostenitore come Arthur Holmes (il cui libro, Principles of physical Geology detto anche semplicemente “l'Holmes” è stato una Bibbia per molte generazioni di studenti).

In un congresso tenuto a New York nel 1928 ci fu una prima ricapitolazione della situazione. E le cose andarono male per Wegener e soci, anche se le conclusioni del presidente, l'olandese Willelm Van Watershoot (1873 – 1943) lasciarono qualche speranza: la deriva dei continenti era sicuramente più fondata di quella dei ponti continentali per spiegare la distrubuzione delle faune e delle flore del passato, ma fino a quel momento non era stato trovato un meccanismo plausibile per spiegarla, anche se c'è la possibilità di trovarne uno in futuro. Mai parole furono più profetiche!

Con la morte di Wegener e nonostante l'influenza di Holmes e la fissazione teorica delle correnti di convezione nel mantello che nel 1939 presentò Griggs, la deriva dei continenti andò in naftalina, appena citata dai testi universitari come una curiosità .
Le uniche voci fuori dal coro, guarda caso, provenivano da geologi dell'emisfero australe: per loro la distribuzione delle tilliti permocarbonifere, la geologia di Sudafrica e Sudamerica e altre caratteristiche del paleozoico delle loro regioni erano più spiegabili così che con la fissità dei continenti, per la quale la distribuzione di carbone (fasce tropicali) e tilliti (zone polari) è veramente un rompicapo. Però il problema, al solito, era trovare un meccanismo adeguato.

Proprio un sudafricano, Alexander Du Toit (1878 – 1948), scrisse nel 1937 un libro che derivacontinenti-3dedicò a Wegener: “Our wandering continents” . Era stato  dimostrato proprio da Wegener stesso -  studiando il sollevamento postglaciale della Scandinavia - che il mantello terrestre avesse una discreta plasticità,  Du Toit propose una ipotesi sul movimento dei continenti tutta centrata sulla gravità e sulla deformazione lungo le coste dei continenti in quelle che all'epoca si chiamavano “geosinclinali”: per l'accumulo di sedimenti la geosinclinale sprofonda lentamente nel mantello plastico e questo “richiama” la crosta continentale verso la geosinclinale stessa, crosta che però essendo più rigida, si può spezzare, innescano la risalita dei magmi degli archi magmatici.

Comunque anche i geologi avevano difficoltà a capire la sovrapposizione delle varie unità che compongono le catene orogeniche: già negli anni 20 Steinmann aveva dimostrato che i basalti dell'Appennino non potevano essersi formate dov'erano, in quanto sotto di loro non c'erano tracce dei condotti di alimentazione di questi magmi.
Per spiegare la formazione delle catene a falde il concetto di geosinclinale fu ampliato e complicato ma senza riuscire a fornire un meccanismo plausibile, pensando anche in questo caso che movimenti gravitativi fossero la causa della sovrapposizione delle falde alloctone (“sequenze di eugeosinclinale”) sopra quelle “autoctone” appenniniche (definite di “miogeosinclinale”).

Tutto rimase “fermo” (nel pieno senso della parola!) per un paio di decenni, poi avvenne qualcosa di inaspettato: le ricerche sul magnetismo portarono prima a scoprire le inversioni del campo magnetico, poi che c'era qualcosa che non tornava: per esempio in alcune rocce inglesi del triassico si osservava non solo una direzione che non era quella attuale, ma anche una l'inclinazione più da zone tropicali che boreali. Quindi o si erano mossi i poli o si era mossa l'Inghilterra...

La cosa incoraggiò il cosiddetto “gruppo di Londra” a verificare le cose in altre parti del mondo (qualcuno sostiene che il tutto si deve all'influenza di Holmes, che aveva intuito i possibili sviluppi della scoperta). L'India fu sostanzialmente una conferma: i dati indicavano che la zona di Bombay, ora a 19 gradi di latitudine nord, doveva essere nel Giurassico a 40° sud. Il confronto fa India, Inghilterra e altre zone del pianeta dimostrò che le cose non tornavano lasciando i continenti dove sono adesso e fu un primo colpo contro i fissisti.

Siamo nel 1955, 27 anni dopo il congresso di New York. Nonostante questo altri studiosi continuavano a sostenere che questi dati provavano poco. Alcuni, non so come, continuavano a sostenere che questi dati fossero compatibili con la fissità dei continenti. Altri invece pensavano che il magnetismo terrestre avesse assunto nel passato altre forme. Il dogma dei continenti fissi era ancora più forte dei nuovi dati, ma progressivamente si stava preparndo allo scioglimento, come un iceberg alla deriva verso acque più calde.

Nel 1963 John T. Wilson scrisse su Scientific American il famoso articolo “La deriva dei continenti” in cui fece il famoso parallelo fra l'Oceano Atlantico da una parte  e Golfo di California e Mar Rosso dall'altra, considerati degli atlantici in apertura al di sopra di una zona di risalita di una corrente di convezione nel mantello. Correttamente raffigura le catene del Pacifico centrale come tracce del passaggio della zolla pacifica su un plume di materiale in risalita dal mantello profondo. Altrettanto correttamente le fosse oceaniche sono indicate come le zone dove la corrente convettiva riscende nell'interno del pianeta.
A dimostrazione della pioniericità l'articolo ipotizza nell'Oceano Indiano una dorsale in più che non esiste.

Da allora proprio grazie alla Tettonica a Zolle qualsiasi fenomeno geologico è stato inquadrato e correlato agli altri utilizzando questa intelaiatura, che ha ridisegnato completamente le Scienze della Terra facendole passare dall'infanzia alla maturità. Dopo astronomia, chimica, biologia e fisica, anche la geologia ebbe la sua teoria unificante
.

sabato 19 dicembre 2009

Paraponzio: La Scienza A Scuola E L'Arte Di Farsi Capire

Cari lettori, segnalo Paraponzio - La scienza a scuola e l'arte di farsi conoscere, il neonato blog di Peppe Liberti, anche curatore di Rangle. Già il nome merita una visita.

Leggete un po' come Peppe ci presenta questa promettente nascita.


Paraponzio era un direttore d’orchestra. Un giorno decise di recarsi a teatro per le prove del mattino. I musicisti erano tutti presenti...” Così comincia la storia che raccontavo a mio figlio, quando era più piccolo, per farlo addormentare. Ora ho deciso di provare a raccontare qualche favola di scienza (sperando che nessuno si addormenti) raccogliendo il materiale che ho utilizzato in questi ultimi dieci anni in giro per le aule (sono stato docente a contratto di Didattica della Fisica al Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria di un’ Università del Sud e sono docente di scienze nei Corsi di Formazione della Scuola pubblica nell’ambito dei Programmi Operativi Nazionali “Competenze per lo sviluppo”). Larte di farsi capire è solo un’aspirazione.

L'aspirazione, caro Peppe, è una molla potente che favorisce il raggiungimento dell'obiettivo in ogni ambito della vita. Nel caso del simpatico Paraponzio, personalmente non ho dubbi perché l'obiettivo è già realtà.

In bocca al lupo e lunga vita a Paraponzio!



paraponzio

giovedì 17 dicembre 2009

Deforestazione

Cari ragazzi, abbiamo trattato sistematicamente l'ambiente e le problematiche ad esso connesse (con i mezzani all'inizio dell'anno, con i piccoli lo faremo nel secondo quadrimestre). I problemi creati dalla criminale pratica della deforestazione sono enormi.

Cito da wikipedia:

mercoledì 16 dicembre 2009

"Creiamo" L'Arcobaleno Con Materiale Povero!

Cari ragazzi e cari lettori, riporto  un intrigante esperimento dal blog Rangle di Peppe Liberti, che ringrazio per la gentile concessione.

Si tratta di "creare" l'arcobaleno con materiale di fortuna. Buon divertimento!

Le informazioni sulla natura degli arcobaleni si trovano ormai in ogni dove: sui libri, sul arcobaleno_1web, dal droghiere, etc. Tutti ormai sappiamo che l’arcobaleno si presenta quando in aria sono sospese delle gocce d’acqua che si comportanto quasi come un prisma: si lasciano percorrere dalla luce che, nell'attraversare la superficie della goccia, subisce una rifrazione, incide poi sulla superficie interna, si riflette totalmente (una o due volte), per poi infine uscirne.

Lo schema per un arcobaleno primario per singola riflessione all’interno della goccia d’acqua lo vedete riprodotto nella figura a destra che ho trovato in questo sito. Poiché l’indice di rifrazione dell'acqua varia a seconda del colore, l'angolo di uscita della luce dalla goccia cambia leggermente a seconda del colore. Per angoli di uscita minori di 40°65' tutti i colori vengono rifratti, e quindi la luce bianca resta bianca mentre per angoli maggiori di 42°37 la luce non può uscire dalla goccia.

arcobaleno_2In questa occasione non mi voglio dilungare sui meccanismi di formazione dell’arcobaleno (in rete trovate tutto quello che vi serve) ma proporre solo su un modo semplice e a costo zero per costruire un “dimostratore”, un piccolo esperimento da fare in classe con poco sforzo e successo garantito. Si tratta di costruire un gocciolone d’acqua, evitando il solito ed abusato esempio del prisma, utilizzando il coperchio di plastica trasparente di una contenitore per CD o DVD, di quelli che vendono ai supermercati.
Vi serve poi una torcia ed uno schermo (un pezzo di carta) dove proiettare l’ "arcobaleno". Se volete fare i sofisticati, al posto del coperchio potete usare un recipiente sferico (una vasca per i pesci) che però è più difficile da trovare. In ogni caso, poiché tutto il percorso della luce si deve svolgere in un piano che passa per il centro della sfera (altrimenti tutto si complica) un recipiente cilindrico basta e avanza.

Il recipiente deve essere riempito d’acqua, meglio se “sporcata” con un pò di tempera
arcobaleno_3 bianca. Per vedere la luce che si propaga nell’acqua non occorre un fascio di luce estremamente collimato e sottile. Anche se non avete un puntatore che genera un fascio bianco intenso e collimato, basta costruire, con della carta spessa e scura, un bussolotto dove infilare la torcia. La luce che esce da un forellino di pochi mm di diametro, posto alla sommità del bussolotto, è più che sufficiente per ottenere l’effetto desiderato.

Disponete tutto su un tavolo, infilate la torcia nel bussoloto e puntatela sul bordo del contenitore.
La prima cosa che osserverete è la deviazione che subisce la luce quando passa dall’aria arcobaleno_4all’acqua e viceversa. Il gioco sarà poi quello di trovare l’angolo giusto per
creare la riflessione (quasi)totale all’interno del contenitore.

Quando ci sarete riusciti osserverete sullo schermo, posto nella giusta posizione, il vostro micro-arcobaleno.

Le foto dell’ "esperimento" eseguito sulla mia scrivania testimoniano che la cosa si può fare senza grandi difficoltà. 



arcobaleno_5







martedì 15 dicembre 2009

Analizzare E Rappresentare Il Moto Dei Corpi

Ancora su richiesta, pubblico una mia unità di apprendimento  sul moto dei corpi, rivolta ad una classe seconda media e già pubblicata dalla rivista Scuola E Didattica qualche anno fa.

Con le attività, ipotizzate nell’unità di apprendimento, si mira a far comprendere agli alunni:
- come tutto ciò che ci circonda, compresi noi stessi, sia sempre in movimento;
- quali sono le regole che governano il moto;
- come si può fare a misurarlo.

Clic sull’immagine per leggere il documento e scaricarlo sul pc.


moto_dei_corpi

lunedì 14 dicembre 2009

Il Carnevale Della Matematica: Online La 20° Edizione

Cari ragazzi e cari lettori, è  in rete la ventesima edizione del Carnevale della Matematica sul mio blog Matem@ticaMente. Un vero florilegio di contributi di ottima qualità tutti da esplorare, e che vertono sulle più svariate tematiche connesse con la matematica.

I partecipanti coprono una vasta fascia di età, a partire da un gruppo di mie alunne di terza media.

domenica 13 dicembre 2009

La Mucca Di Schrödinger Su Facebook

muccaCari ragazzi e cari lettori, segnalo con piacere una bella iniziativa a favore della lettura e dei libri di divulgazione scientifica. Di Renzo Editore, parteciperà a La mucca di Schrödinger un gruppo di lettura ruminante. Un nuovo modo di fare lettura che si è creato sul social network più in voga al momento cioè Facebook.

Ne parla anche Gravità Zero in un post dell'11 dicembre. Riporto di seguito l'introduzione dell'articolo. Il resto andate a leggerlo alla fonte!

La mucca di Schrödinger regala libri di
divulgazione scientifica a chi abbia voglia di tornare a parlarne. Gli editori che hanno aderito a questa bellissima iniziativa di "lettura ruminante" nata da un progetto di Sironi Editore  sono  Di Renzo, Editoriale Scienza, Zanichelli.


Questi quattro editori metteranno a disposizione degli iscritti al gruppo dei libri omaggio e chi riceverà la copia in "regalo" dovrà tornare sul gruppo e discuterne esprimendo le proprie opinioni.



Si tratta di nuovo modo di fare lettura che si è creato sul social network più in voga al momento cioè Facebook.

Ecco come funziona: devi prima diventare fan della pagina su Facebook, dopo di cui verrai aggiornato ogni volta che andrà in palio un libro nuovo (li troverete nelle Note della Mucca).


Per richiedere una copia dovrai rispondere a una domanda. Le case editrici sceglieranno le persone con gusti e opinioni diversi, in modo da preparare una discussione aperta e interessante sul libro. Chi viene scelto, riceverà il libro direttamente a casa.
[Continua a leggere]

sabato 12 dicembre 2009

Perché Si Formano I Ghiaccioli?

Riporto da Rangle un articolo che  Peppe Liberti ha scritto, cogliendo l'input da un post di Scientificando. Leggetene il contenuto.

Scrive Peppe.

Qualche giorno fa su Scientificando, Annarita ha riportato un esperimento condotto dai bimbi di una scuola primaria sulla relazione tra l’inclinazione dei raggi luminosi e la temperatura. Visto che si avvicina Natale e, dicono, anche la neve, questi stessi bimbi potranno capire perché a volte, sui tetti di tante case, si formano i ghiaccioli”.




ghiaccioli

Guardate la figura ed immaginate di essere tra la neve in montagna. La giornata è limpida e soleggiata ma la temperatura è bassa, uno o due gradi centigradi sotto lo zero. Ogni cosa è avvolta dalla luce ma i raggi obliqui del sole non sono "forti" abbastanza da sciogliere la neve sul terreno. Sapete però che più è ampio l’angolo tra la linea dei raggi solari ed il piano sul quale incidono, maggiore è l’energia termica trasferita. I raggi solari colpiscono infatti anche il tetto inclinato della casa (che immaginiamo per semplicità non riscaldata dall’interno) ad un angolo che è quasi un angolo retto, lo scaldano pertanto più di quanto possano fare col terreno e possono quindi essere in grado di sciogliere un po’ di neve che si trova su di esso.

Se ciò accade, la neve posta più in superficie in parte diviene acqua liquida che gocciola (per la forza di gravità) lungo il tetto fino alla  grondaia. Poiché la temperatura sotto la gronda è inferiore a zero, qualche goccia d’acqua si congelerà prima di precipitare sul terreno. Altre gocce faranno lo stesso ed il processo di scongelamento e ricongelamento produrrà un piccolo ciondolo di ghiaccio. Un paio di giorni più tardi, o forse una settimana, se  le condizioni climatiche restano le medesime, il ciondolo crescerà, producendo un ghiacciolo sempre più grande.
 
Un’unica sorgente di energia (il Sole) ma due temperature a causa di due diversi angoli di incidenza dei raggi solari: sul tetto inclinato la temperatura sarà sopra lo zero e favorirà la fusione ma sotto la grondaia sarà sotto lo zero e così la nostra gocciolina congelerà.


**********


Segnalo, aggiornando il post, un bel lavoro realizzato
con Geogebra (ma anche altro) da maestra Renata che ha preso spunto dal presente articolo di Peppe Liberti sulla formazione dei ghiaccioli..

Come è vero che creatività chiama creatività!

venerdì 11 dicembre 2009

TeleThon: La Prima Maratona Web In Favore Della Ricerca

telethonCari lettori e cari ragazzi, segnalo da KIDZMODO una iniziativa umanitaria importantissima. Si tratta della prima maratona web, lanciata da TeleThon, che da 20 anni sostiene la ricerca sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche.

Grande spazio al web è stato riservato quest’anno dagli organizzatori della campagna
Telethon, che ha lanciato la prima maratona digitale per dare a possibilità a tutti di diventare dei veri e propri web runner.


A partire dai numeratori virali e i partner digitali, fino ai banner e i widget da diffondere sulle proprie pagine internet; e ancora aste-online, una diretta web per l’11 e il 12 dicembre.


Si potrà dare il proprio contributo non solo facendo una donazione, ma soprattutto promuovendo la causa di Telethon sul proprio sito o social network, attraverso il widget della donazione virale e i banner della campagna.


L’obiettivo è di far conoscere, anche sul web, le malattie genetiche e le storie delle persone che ne sono affette ma, soprattutto, attirare l’attenzione di chi sta investendo su internet, utilizzando al meglio questo strumento incredibile di comunicazione.


Guardate il video di presentazione.





La Materia: Verifica Classe 1°

Rendo disponibile in formato pdf, scaricabile sul pc o consultabile on line, la verifica sulla materia, svolta dai miei primini meno di una settimana fa, a conclusione di un percorso di apprendimento che li ha visti impegnati in attività sperimentali.

A breve, pubblicherò la loro relazione sulle attività di separazione dei miscugli.

Cliccare sull'immagine per raggiugere il documento.



verifica_materia

Altre risorse correlate.

Verifiche quadrimestrali classe 3°:  Trasformazioni della materia, Temperatura e calore.

I segreti della materia: test online

Verifica di scienze [classe 1°]

Consultare il tag "verifiche" per scaricare altre risorse.

mercoledì 9 dicembre 2009

The Story Of Cap & Trade - Stop Al Global Warming!

story-of-stuffCari lettori, ricordate il post, che pubblicavo il 30 giugno scorso, “The story of stuff di Annie Leonard”?  In quel post presentavo due video, realizzati da Annie Leonard coordinatrice della Global Alliance for Incinerator Alternatives e del Funders Workgroup for Sustainable Production and Consumption;

I due filmati trattano di un documentario della durata di 20 minuti in cui, in modo chiaro e inesorabile, 
Annie Leonard spiega come funziona l'economia globale e l'assurdità della nostra cultura "usa e getta".

Ora, la stessa ambientalista, in collaborazione con il
Climate Justice Now! e il Durban Group for Climate Justice, presenta un nuovo video di animazione “ The Story of Cap & Trade dove spiega la storia e il funzionamento del "Cap & Trade".

Cap & Trade, letteralmente «tetto e commercio»,  è una delle principali disposizioni del progetto di legge sul clima, approvato dalla Camera americana. Si tratta di una tassa sull' inquinamento che concede alle imprese il «diritto» ad emettere anidride carbonica.

In pratica, il sistema prevede che questi diritti siano venduti oppure concessi gratuitamente alle industrie più vulnerabili. Gli utili del cap & trade finanzieranno il passaggio all' energia verde: tra il 2012 e il 2025, il ricavo della vendita del 55% dei permessi di emettere gas serra sarà utilizzato per proteggere i consumi contro il prevedibile aumento dei prezzi dell' energia, il 19% in aiuti per le industrie, il 13%  in sostegno agli investimenti per le fonti rinnovabili.
 
Il disegno di legge americano prevede, inoltre, la creazione della Clean Energy Deployment Administration (CEDA), una vera e propria «banca verde» dotata di 7,5 miliardi di dollari che saranno impiegati per lo sviluppo delle energie pulite.

Il breve video “The story of cap & trade” spiega con linguaggio chiaro e diretto la soluzione che i governi propongono per risolvere il problema del cambiamento climatico (consultare la conferenza sul clima di Copenhagen e il contenuto del trattato). In lingua inglese, troverete anche altre informazioni sul sito Cap & Trade.

La soluzione non convince e sembra destinata a fallire sul nascere in quanto si profila come l'ennesima e probabile occasione che i soliti speculatori sfrutteranno per fare business, dando vita ad un mercato di scambio, dei permessi di emissione di CO2, tra le industrie più ambientaliste che ridurranno le emissioni di inquinanti e le altre che continueranno indisturbate.

Il video spiega molto bene i problemi ed i rischi legati al "Cap & Trade".









Di seguito la traduzione del video dall’originale in lingua inglese (fonte ):

Quando ho sentito dire che i nostri leader si stavano incontrando per parlare di soluzioni, ho tirato un sospiro di sollievo. No? Allora mi sono detta, aspetta un attimo. Che cosa hanno in programma per risolvere questo problema?

Così ci ho approfondito.
E devo dire, non tutte le soluzioni a cui stanno lavorando possono definirsi soluzioni. Infatti, la soluzione leader, conosciuta come "Cap & Trade" (taglia e scambia), o scambio delle emissioni, è in realtà un grosso problema.

So che questa è l'ultima cosa che volete sentire, ma il futuro del nostro pianeta è in gioco, quindi vale la pena prendersi del tempo per capire cosa sta succedendo.

Okay, metti dei tizi al centro della cosiddetta soluzione.
Tra questi ci sono persone della Enron, che ha progettato il commercio di energia, e i finanzieri di Wall Street, come Goldman Sachs, quelli che ci hanno portato alla crisi dei mutui subprime.
Il loro compito è quello di sviluppare un nuovo mercato. Essi sottopongono le loro richieste e, quando tutti, compresa la loro nonna vogliono entrare, se ne escono con enormi quantità di denaro dati che il mercato diventa una bolla gigante che scoppia.
La loro ultima bolla è appena scoppiata e ora hanno una nuova idea per un mercato: scambio di emissioni di anidride carbonica. Sono in procinto di sviluppare una nuova bolla di 3 mila miliardi. Ma quando questa scoppiera', non tocchera' solo i nostri portafogli azionari. Potrebbe smontare tutto!

Come funziona il "Cap & Trade"?

Beh, quasi tutti gli scienziati piu' seri concordano che se vogliamo evitare il disastro climatico dobbiamo ridurre la quantità di CO2 nell'atmosfera a 350 parti per milione. Negli Stati Uniti, questo significa ridurre le nostre emissioni dell'80%, forse anche di più, entro il 2050. Il problema è che la maggior parte della nostra economia globale gira grazie ai combustibili fossili, i quali rilasciano CO2: le fabbriche che producono tutte le nostre cose, le navi ed i camion che la trasportano in tutto il mondo, la nostra auto, gli edifici e gli elettrodomestici. Quasi tutto! Quindi, come facciamo a ridurre le emissioni di CO2 dell'80% senza dover ritornare a vivere come nella Piccola casa sulla prateria? Bene, questi tizi del "Cap & Trade" dicono che un mercato azionario di CO2 è il modo migliore per risolvere il problema. Il primo passo sarebbe l'accettazione dai governi di imporre un limite annuale sulle emissioni di carbonio.

Questo è il "cap". E credo sia una cosa buona. Ma come faranno ad assicurare che le emissioni di carbonio rimangano sotto questo limite?
Beh, i governi dovrebbero distribuire una certa quantità di permessi ad inquinare.
Ogni anno ci sarebbero sempre meno permessi finche' non si raggiunge l'obiettivo. Imprese di innovazione, entreranno in campo per la costruzione di alternative pulite e sempre più efficienti. Mano a mano i permessi diventeranno piu' scarsi, e quindi piu' preziosi.
In tal modo le aziende che ne hanno di più, vorranno vendere alle società che ne hanno bisogno.
Ecco dove entrano in gioco i traders. La logica è che dobbiamo rimanere al di sotto del limite. Non importa chi inquina e chi innova. Noi rispetteremo la nostra scadenza, in modo da evitare la catastrofe.
E oh yeah, questi tizi guadagneranno dalle commissioni finanziarie, visto che gestiranno le transazioni di questo racket di miliardi di dollari, ops volevo dire mercato (market). Salvare il pianeta e diventare ricchi, a chi non piacerebbe, giusto? Alcuni dei nostri amici che hanno veramente a cuore il problema, supportano il sistema "cap & trade".

Tanti gruppi ambientalisti che io rispetto. Sanno che non è una soluzione perfetta e non amano l'idea di affidare il futuro del nostro pianeta a questi tizi, ma pensano che sia un primo passo importante e che sia meglio di niente.
Io non sono così sicura. E io non sono la sola.
Un movimento crescente di scienziati, studenti, agricoltori, e lungimiranti imprenditori dicono "Aspetta un attimo!". In realtà anche gli economisti che hanno inventato il "Cap & Trade" per affrontare problemi più semplici come l'inquinamento da fertilizzanti e il biossido di zolfo, dicono che il "Cap & Trade" non potrà mai funzionare per i cambiamenti climatici.
Ecco perché penso che abbiano ragione.
Quando si tratta di qualsiasi tipo di truffa finanziaria, come mutui subprime o schema a piramide Madoff, il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. E ci sono un sacco di diavoli nei dettagli della proposta cap & trade.

Il Diavolo numero uno, ha il nome di Permessi Gratuiti, che è il motivo per cui alcune persone chiamano questo sistema "Cap e Giveaway" (taglia e butta via). In questo schema, gli inquinatori industriali otterranno la stragrande maggioranza di queste preziose autorizzazioni Gratis! Quanto più essi hanno inquinato, più otterranno. E' come se li stessimo ringraziando per averci messi nei guai. In Europa, dove hanno provato il sistema Cap & Giveaway, il valore dei permessi e' rimbalzato come pazzi, i costi energetici sono saliti per i consumatori, e indovinate un po? Le emissioni di carbonio sono aumentate! L'unica parte che ha funzionato è stata che gli inquinatori hanno fatto miliardi di dollari di profitti extra.

Gli economisti del MIT dicono che la stessa cosa probabilmente succederà qui negli Stati Uniti. Quei miliardi provengono dalle NOSTRE tasche.
Una vera soluzione sarebbe usare questo denaro per fermare i cambiamenti climatici. Invece di limitarsi a regalare permessi a chi inquina, potremmo venderli ed utilizzare i soldi per: costruire un'economia basata su energia pulita o darne ai cittadini una parte per pagare i prezzi elevati dei carburanti, mentre transitiamo verso energie pulite; oppure condividere con coloro che sono più colpiti dai cambiamenti climatici.
Alcuni la chiamano pagare il nostro debito ecologico. Visto che i nostri paesi ricchi hanno rilasciato la maggior parte di CO2 per secoli, e manteniamo uno stile di vita agiato, abbiamo o no la responsabilità di aiutare i più danneggiati?

E' come se avessimo fatto una grande festa, senza invitare i nostri vicini, e poi gli avessimo presentato il conto per le pulizie. Non e' per niente bello!

Lo sapevate che nel prossimo secolo, a causa dei cambiamenti climatici, interi nazioni isola potrebbero finire sott'acqua e le Nazioni Unite dicono che in Africa, 9 agricoltori su 10, potrebbero perdere la loro capacità di produrre cibo. Una reale soluzione non dovrebbe aiutare queste persone invece degli inquinatori?

Il diavolo numero due è chiamato compensazione.
I permessi di compensazione vengono creati quando una società apparentemente rimuove o riduce le emissioni. Ottengono un permesso, che può essere venduto ad un inquinatore che vuole emettere più CO2.
In teoria, uno compensa l'attività degli altri. Il pericolo è che è molto difficile garantire che il vi sia una riduzione di emissioni reale per creare il permesso.

Eppure tali permessi valgono soldi veri. Questo crea un incentivo molto pericoloso a creare false compensazioni - per barare. In alcuni casi, barare non è la fine del il mondo, ma in questo caso lo è. E ci sono gia' troppi imbrogli in giro.
Ad esempio, in Indonesia, dove la Sinar Mas Corporation ha tagliato foreste indigene, causando grande distruzione ecologica e culturale. Poi, hanno preso il deserto che hanno creato e piantato palme d'olio. Indovinate che hanno ottenuto? Yup, permessi di compensazione. Carbonio in meno? No. Carbonio in piu'? Puoi scommetterci.

Le aziende possono anche guadagnare compensazioni non facendo nulla.
Ad esempio, gli operatori di una fabbrica inquinante possono dire che stavano progettando di espandere del 200%, ma ridotto i piani per espandere solo del 100%. Per tale domanda senza senso, ricevono permessi di compensazione, che possono vendere a qualcun'altro per inquinare! E' veramente stupido! L'elenco delle truffe va avanti e molte delle peggiori avviene nel cosiddetto Terzo Mondo, dove le grandi imprese fanno quello che vogliono, a chi vogliono. E con le norme permissive ed le regole in materia di compensazioni,possono ottenere permessi come niente fosse. Diavoli uno e due, Cap e Giveaway e Compensazione, rendono il sistema ingiusto e inefficace.

Ma il diavolo ultimo, che io chiamo Disrtrazione, lo rende addirittura pericoloso.
Ci sono soluzioni reali là fuori, ma il "cap & trade" con le sue lacune e le promesse di ricchezze ha fatto dimenticare a molte persone quali sono le reali soluzioni. Non abbiamo nemmeno trovato un accordo globale su un tetto di emissioni di carbonio, e duh, questo è il cosa conviene il cap and trade. Ma invece di spingere per un accordo equo e forte, abbiamo deciso di mettere il carro davanti ai buoi e concentrarci su schemi di scambi e compensazioni.
Con tutti i progetti fasulli di compensaizione, omaggi a grandi inquinatori, e l'incapacità di affrontare le ingiustizie dei cambiamenti climatici come pensiamo che il Terzo Mondo possa salire a bordo con un tetto globale? Ne dubito. Se un cap & trade non ci fara' ridurre le emissioni di carbonio, sara' una distrazione pericolosa.

Non abbiamo bisogno che questi tizi progettino una soluzione.
Noi, con i nostri governi, possiamo fare le leggi e farlo da soli. Nel mio paese (USA), abbiamo già una legge, il Clean Air Act, che conferma che il CO2 è un inquinante che la nostra agenzia ambientale puo' tagliare. Cosa stiamo aspettando? Vai EPA, vai! Taglia le emissioni! Mentre, una proposta cap & trade statunitense del 2009 spazza via il Clean Air Act, lasciando al mercato il compito di risolvere il problema. Se il cap & trade indebolisce la nostra capacità di fare leggi forti, è una distrazione.

I cittadini interessati da tutto il mondo devono parlarene e chiederedi ridisegnare le nostre economie lontano dai combustibili fossili. Ma cap and trade fara' credere ai cittadini che tutto andrà bene, se guidiamo di meno, cambiamo le nostre lampadine e lasciamo che questi tizi facciano tutto il resto.
Se "cap and trade" crea un falso senso di progresso, è una distrazione pericolosa. Questo "cap and trade" serve per lo più a tutelare gli affari, come al solito.

Proprio adesso, gli Stati Uniti sovvenzionano combustibili fossili a più del doppio del tasso delle energie rinnovabili.
Cosa? Non dovremmo proprio sovvenzionare combustibili fossili! Questi tizi non sembrano rendersi conto che il modo più semplice per tenere il carbonio fuori l'atmosfera è di lasciarlo al sicuro sotto il terreno.

Il deputato del congresso americano, Rick Boucher, un amico conosciuto dell'industria del carbone ha promosso il Cap & Trade. Ha detto che "rafforza l'ipotesi di continuare a utilizzare il carbone per i nostri giocattoli".
Nessuna legge che incoraggi l'uso dei CO2 può fermare i cambiamenti climatici. Punto.

Limiti forti, leggi forti, l'azione dei cittadini, e imposte sul carbonio per estinguere il debito ecologico e creare una economia basata su energia pulita, è così che possiamo salvare il nostro futuro.
La prossima volta che qualcuno vi dice che cap and trade è la soluzione migliore, non credetegli! Meglio se ci parlate.
Probabilmente anche loro vogliono un futuro al sicuro dai cambiamenti climatici.
Forse hanno solo dimenticato che si puo' trovare un compromesso su un punto prima ti trovare una vera soluzione. So che tutti non vorremmo rimetterci nulla, salvare il pianeta ed arricchirci facendolo.

Ma siamo realisti! Questa è la più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato.
Non la possiamo risolvere con la loro mentalità, la stessa che ci ha portato in questo pasticcio.
Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo.
Non sarà facile, ma è tempo di pensare in grande.
È arrivato il momento di progettare una soluzione ai cambiamenti climatici che funzioni davvero.

martedì 8 dicembre 2009

Calore & Temperatura: Individuare Differenze E Inerenze

Su richiesta degli amici e colleghi Artemisia, Ruben, e altri, pubblico una mia unità di apprendimento  sul calore e la temperatura, rivolta ad una classe seconda media e già pubblicata dalla rivista Scuola E Didattica qualche anno fa.

Con le attività, ipotizzate nell’unità di apprendimento, si mira a far comprendere agli alunni che calore e temperatura, utilizzati indifferentemente nel linguaggio comune, sono invece due grandezze diverse seppure in stretta relazione tra loro.

Clic sull’immagine per leggere il documento e scaricarlo sul pc.


temperatura_e_calore
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