giovedì 11 aprile 2013

Scienza E Fede: Un Binomio Possibile

"Scienza e Fede: un binomio possibile". Come credente e donna di scienza, per formazione e mestiere, sono convinta della sua possibilità.

Il post nasce da una riflessione, e una serrata discussione svoltasi su Google+, circa la seguente affermazione di Giovanni Paolo II, da me postata sul social network di Google:
“Science can purify religion from error and superstition. Religion can purify science from idolatry and false absolutes. Pope John Paul II
"La scienza può purificare la religione dall'errore e dalla superstizione. La religione può purificare la scienza dall'idolatria e dai falsi assoluti." Giovanni Paolo  II

Ne riporto alcuni passaggi, relativi ad un interlocutore che indicherò con SF.
SF: "Religion can purify science from idolatry and false absolutes"


How? To do that, religion should be able to uphold truth, but its root is belief without proof, so how could religion bring truth? Only by chance...

Mia risposta: "The relationship is reciprocal. Science can act on the Religion and vice versa to keep out extreme things. You can err in Science and in Religion because both are managed by humans."

SF: "I don't see how religion can help science, could you please tell me?"

Mia risposta: "I've said it before, checking out the extremisms that  let lose sight of reality. But even science can exercise control over religion."

SF: "As I said before, in order to check the extremism of science, religion should be capable to find the truth (otherwise what kind of checks could it put?). But it is not capable of doing so (just take a look at history of religions). Science has no use of religion."

Mia risposta: "SF, we start from different points of view. You say that religion should be able to find the truth. I think instead that religion is a way of analyzing reality different from the way of science, but not in conflict with this. Science is dedicated to the facts, the data, the "how"; metaphysics and religion aim to search for values​​,  latter meanings, the "why", according to specific research protocols.

Science and Religion embody two methodological, epistemological, linguistic levels belonging to different planes but not conflicting. These are two paths of analyzing the reality with equal dignity. Both science and theology have in common the object of their investigation (the human being, the cosmos...).
Max Planck in his essay on knowledge of the physical world says that "science and religion are not in conflict, but they need one of the other to complete itself in the mind of a man who thinks seriously."

SF: "I think instead that religion is a way of analyzing reality different from the way of science, but not in conflict with this"

But, in order to correctly analize reality, it needs to find the truth, otherwise it is not analysis, just ideology.

"metaphysics and religion aim to search for values​​, latter meanings, the "why", according to specific research protocols"

Philosophy might look for values, and values are not "reality" in any sense. Regarding the "why", before finding the "why" you should prove that there is a meaning; after that, you should be able to find the true meaning, as opposed to the wrong one. Again, we come back to truth, something religion is not able to find."

Mia risposta: "SF, this is your personal point of view! Analyze Reality is to try to understand the meaning of reality itself. The ideology comes  by the separation between theory and practice. Quite the opposite of what I'm trying to express. Talk about truth. It's an abstract word. The man searches for the meaning of things. To assign a truth value must be clear the value of falsehood.

I respect your thoughts, but I think we will be in two different positions because we have two different approaches to reading the world."

SF: "It is impossible to have two different, opposing truths."

Mia risposta: "SF, I do not have and do not want to have a truth. Is enough for me have a point of view;)"

Il dialogo si è svolto interamente in lingua inglese ed esprime due differenti punti di vista ed approcci al problema. In sintesi, l'interlocutore SF sostiene l'inconciliabilità e la separatezza tra Scienza e Fede, un punto di vista ormai, modernamente, superato.

Il mio pensiero è, invece, il seguente, come espresso sopra, in un passaggio del dialogo: 
"Io penso, invece, che la Religione ha un modo di analizzare la realtà diverso dal modo della Scienza, ma non in conflitto con questo. La Scienza è dedicata ai fatti, i dati, il "come"; la metafisica e la religione hanno lo scopo di cercare i valori, i significati ultimi, il "perché" secondo specifici protocolli di ricerca.

Scienza e Religione incarnano due livelli metodologici, epistemologici, linguistici appartenenti a piani diversi,ma non contrastanti. Si tratta di due percorsi di analisi della realtà con pari dignità. Sia la Scienza che la Teologia hanno in comune l'oggetto della loro indagine (l'essere umano, il cosmo ...).

Il grande scienziato Max Planck, nel suo saggio sulla conoscenza del mondo fisico, afferma che "la Scienza e la Religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell'altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente..."


La Fede è il motore della vita per tante persone, lungo la storia. Newton era un prestigioso teologo, per esempio, Copernico, Keplero, Galileo, Einstein, Schrödinger, e una lunga lista di scienziati, nutrivano una grande fede in un modo o nell'altro. A mio avviso, e non solo penso, è difficile separare la fede dalla storia della conoscenza.

Lascio, di seguito, dei riferimenti a scienziati e pensatori che, attraverso i secoli, hanno creduto e credono alla possibilità del dialogo tra Scienza e Fede:

Elenco dei pensatori cristiani nella Scienza

Elenco di scienziati cattolici

Elenco di religiosi-scienziati cattolici

Lista di scienziati gesuiti

Elenco di scienziati musulmani


31 commenti:

  1. Post veramente interessante
    penso anche io che la fede e la religione sia un binomio un saluto a lunedì.

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    1. Forse volevi dire un "binomio possibile", Valeria.

      A lunedì!

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  2. Un post che mi ha colpito e immagini anche il perchè.
    Non sono una scienziata, sono solo una piccola donna e faccio parte del cosmo, anche se il mio pensiero è piccolo ma nel suo piccolo pensa a modo suo.
    La scienza è la fede secondo me unite riescono a far miracoli.
    L'essere umano attinge dall'uno e dall'altra.
    La fede da speranza e la scienza risponde alla speranza.

    Ti abbraccio

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    1. Sì, Rosaria, ne immagino perfettamente la ragione. Tu sei una gran donna! Non è il sapere che fa grande l'uomo, ma la sua anima ed il modo di impiegare la sua conoscenza.

      Il tuo pensiero non è piccolo perché ha una visione aperta del mondo, visione che a volte è assente in persone che hanno una grande conoscenza specifica.

      Bentornata!

      Un abbraccio grande:)

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  3. Per quello che la storia ha insegnato, quando una delle due (Scienza o Fede) ha cercato di "prevaricare" sull'altra (in una qualsiasi parte di mondo, da parte di uno o più uomini) i risultati sono stati sempre falsati dalla visione "partigiana" ed hanno prodotto o grossi errori o addirittura catastrofi (in alcuni casi).
    Io sono un credente (non cattolico romano, non mussulmano, non buddista...), credo, o meglio, ho probabilmente la necessità di credere in qualcosa o qualcuno a cui rivolgermi quando la ragione non riesce a darmi le risposte di cui ho bisogno.
    Dici bene tu: sono due metodologie di pensiero/sentimento che possono e dovrebbero convivere se non addirittura collaborare. Quando una delle due si erge a verità assoluta senza considerare l'approccio diverso che l'altra ha in sè intrinseco, il dialogo svanisce e quando il dialogo svanisce a perderci sono sempre entrambe le parti.
    Secondo me la frase di Giovanni Paolo II che hai citato è la perfetta sintesi di quello che è il mio parere/atteggiamento.
    E' sicuramente un argomento molto sentito, si capisce quindi che ne nasca una accesa discussione, il che è sempre un bene, purché lo si faccia in modo costruttivo e senza voler per forza convincere l'altro: io ti dico come la penso/sento e tu fai altrettanto. Le nostre differenze posso diventare un punto di forza per entrambi, se continuiamo però a discutere ed a collaborare.
    C'è poi il discorso RISPETTO per gli altri, ma sarebbe lungo e comunque io lo do per scontato tra persone intelligenti/sensibili.

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    1. I tuoi pensieri sono sin troppo maturi per la tua giovanissima età, Marco, e sempre riescono a spiazzarmi. Sono, però, felice che tu li abbia perché, se ci sono giovani come te (ed io sono certa che ce ne sono, in base alla mia esperienza di educatrice) possiamo ben sperare e ben sentire (inteso come sentimento).

      Grazie della tua testimonianza. Inserirò il tuo commento nel post, per la sua significatività.

      Un salutone
      Annarita

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  4. L'unica cosa che il sentimento religioso potrebbe portare all'interno della scienza riguarda probabilmente la sfera dell'atteggiamento dello scienziato. Non credo che lo spirito proprio del fedele, di colui che crede senza prove, possa aiutare nella ricerca scientifica, se non nel momento in cui nella ricerca emerge l'umanità. O meglio, a volte certi scienziati hanno la stessa identica assurda credenza nelle loro ricerche da farli assomigliare a fanatici religiosi. Ma questa è un'altra storia.
    Anche nella vita dello scienziato, del ricercatore, probabilmente anche nel suo ambito lavorativo, nelle ricerche che fa in laboratorio, c'è un momento in cui potrebbe essere utile la presenza dell'atteggiamento del fedele, e intendo del fedele più genuino. Ma, per amore della verità, diciamo che questo atteggiamento, che genericamente potremo definire di umanità, potrebbe essere presente anche senza la fede. Come si manifesta questa presenza di umanità all'interno della scienza, e a cosa dovrebbe servire? La identifico con la morale o almeno con quello che intendiamo genericamente usando questo termine. E' cioè la presenza di una remora all'interno dell'agire umano che impedisce di scendere al di sotto di certi standard di umanità, rinunciando a un appagamento personale pur di non danneggiare gli altri. Penso dunque, nel caso specifico, alle frodi scientifiche, agli interessi personali che fanno manipolare i dati, a tutti quei casi cioè in cui viene meno l'uomo. Ma, detto tra noi, sembra ancora una specie di escamotage per cercare di forzare questo concetto dell'umanità dentro la ricerca scientifica. In sè presa, senza cioè considerare la presenza delle persone, la ricerca scientifica non ha bisogno dei concetti propri delle religioni. Giovanni Paolo II credo ritenesse quell'idolatria e quei falsi assoluti come la perfetta indipendenza che ha la scienza da Dio, e questa indipendenza la giudica, in fondo, come arroganza. E' un po' come un figlio che ha conquistato la maturità e diventa indipendente. Il problema nasce dal fatto che il fedele assoluto, e il papa polacco probabilmente lo era, ritiene di possedere la verità ultima (anche senza i mezzi tecnici per provarla) e quindi avverte come un affronto colui (lo scienziato ateo) che può fare perfettamente a meno di questa verità.
    Se non si comprende questo si continua a girare in tondo. Vi sono certe branche della scienza che sconfinano nel filosofico. Se lo fanno, si mettono in competizione (e alla pari) con la religione, facendola innalzare al loro livello. Negli altri casi non ne vedo l'utilità se non per quanto detto all'inizio, e cioè nell'atteggiamento dello scienziato e non come metodo da affiancare a quello scientifico.
    La religione asseconda una naturale istanza della mente umana, cioè esaudisce la richiesta di spiegazioni ultime alle quali la scienza, per ora, non sa rispondere. Ma la risposta religiosa è una non risposta, è semplicemente un'auto-rassicurazione, pur con i suoi aspetti positivi e formativi. Una buona religione sarebbe quella che si spogliasse dei suoi dogmatismi per mantenere solo quegli aspetti (che spesso le gerarchie mantengono per il controllo) che infondono alle persone quella caratteristica che definiamo di umanità e che è così innaturale, ma che pure ha permesso la creazione delle nostre società e della nostra cultura. La scienza non ha bisogno della religione, ma gli scienziati forse sì. O meglio, potrebbero aver bisogno di quanto detto sopra. Resta un ultimo dubbio (per la verità tanti) legato al fatto che, alle volte, certi comportamenti giudicati buoni non si ottengono solo per disposizione individuale o scelta consapevole ma per quella sorta di imposizione dolce tipica di ogni credenza religiosa. La religione, in ultima analisi, potrebbe favorire l'adozione di quei comportamenti che noi giudichiamo favorevolmente e che appartengono, in parte, alla sfera di competenze del credente (anche se non di tutti, ovviamente).

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    1. Caro Paolo, in te apprezzo la rara capacità di discutere con intelligenza e pacatezza su temi delicati e controversi nei quali rientra sicuramente il rapporto tra Fede e Scienza. E, per tale capacità, sei una delle persone che stimo di più in assoluto.

      Tu sai benissimo che il significato di Religione non è definitivo e che si è trasformato nel corso dei secoli. La Religione è qualcosa che, in ogni caso, risponde al bisogno del Sacro che alberga nell’uomo. Ciò che sto cercando di affermare è che Scienza e Fede non sono inconciliabili e possono completarsi scambievolmente. Io sono credente e tu non lo sei; penserai che vaneggio, ma avverto in te qualcosa che è vicino al significato del Sacro.

      Per me la bellezza della Scienza è parte di come ho capito Dio.

      Ad esempio, io non considero il libro della Genesi come un libro divino, ma come una metafora per raccontare all’uomo dell’Età del Bronzo, che non aveva nel suo vocabolario la parola “Scienza”, le origini dell’Universo.

      Non ho detto né mai pensato che la Religione e la sua corrispondente Fede siano necessari in un laboratorio, ma penso che uno scienziato credente possa svolgere con efficacia il suo lavoro di scienziato. Ho conosciuto, all’Università, un prete che era il migliore a risolvere equazioni differenziali e a svolgere esperimenti scientifici in laboratorio di Fisica 2. E la sua evidente religiosità non era un problema né un vantaggio.

      Poi, consentimi di dissentire sulla interpretazione che dai alla frase di Giovanni Paolo II: “La scienza può purificare la religione dall'errore e dalla superstizione. La religione può purificare la scienza dall'idolatria e dai falsi assoluti.”

      Tu scrivi: "Giovanni Paolo II credo ritenesse quell'idolatria e quei falsi assoluti come la perfetta indipendenza che ha la scienza da Dio, e questa indipendenza la giudica, in fondo, come arroganza”.
      Nella prima parte della sua frase attribuisce, però, alla Scienza un’azione purificatrice nei confronti della Religione. Personalmente, interpreto quella frase come un’esortazione ad evitare gli estremismi che posso esserci sia nell’una che nell’altra per il fatto che entrambe sono gestite dagli uomini.

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  5. Grazie per le tue considerazioni, che accetto con grande piacere e che ricambio totalmente. Quanto alle tue riflessioni direi che sono in linea con quanto ho cercato di tratteggiare. Se pensiamo allo scienziato nella sua interezza, cioè come persona e ricercatore, non c'è dubbio che occorra una fusione di due caratteristiche, che possiamo genericamente definire come cuore e cervello.
    Ora, se il cervello lo possiamo identificare con quello che chiamiamo metodo scientifico di conoscenza ho qualche perplessità invece nell'identificare "esclusivamente" con la religione quello che chiamiamo cuore. Tolto questo, e messo forse più giustamente "umanità" al posto di fede (ma anche sapendo che molta umanità proviene alle persone solo dal loro credere) sono d'accordo con te che serva questo insieme dei due atteggiamenti, che una dose di umanità (con tutto quello di positivo che questo può significare) completi lo scienziato, a volte anche nel proprio lavoro -per le considerazioni che svolgevo sopra.
    Quanto al tuo concetto di religione, penso che sia in linea con quanto immagino e auspico. Il dogmatismo, all'interno della fede, ha purtroppo un duplice ruolo: serve cioè sia a creare e mantenere la fede, in chi magari non ha già il germe dell'umanitarismo in sè (come invece accade a te), ma dall'altra parte è una gabbia, all'interno della quale quello stesso umanitarismo soffre. Per questo motivo concordo con la prima parte della frase di Giovanni Paolo II, nel senso che auspico una maturità della religione che attualmente non c'è, ma per questo stesso motivo desidero un superamento della religione, sostituita da una ragione temperata dal cuore in cui si sia liberi di identificare la propria umanità con ciò che si vuole (Dio o qualsiasi altra cosa), senza nessuna dottrina che ti obblighi a sentire difformemente dal tuo cuore.

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  6. Grazie Annarita per il post che vorrei inserire nel mio blog. Sono Master in Scienza e Fede presso la Facoltà Teologica di Torino, tesi 'Entropia biologica e entropia sociale: quale sinergetica?'
    C'è ancora molto da fare, ma il tuo post indica un'evoluzione
    Grazie doppiamente.
    Rosa

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    1. Con molto piacere, Rosa. Concordo con la tua considerazione.

      Un ringraziamento a te.
      Annarita

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  7. Grazie Annarita per il post che inserirò sul mio blog. Sono master in Scienza e fede presso la Facoltà Teologica di Torino.

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  8. Carissima Annarita, grazie per i complimenti (troppo buona)

    Ho letto con piacere ed interesse la discussione tra te e il bravissimo Paolo. Non mi infilo in mezzo tra voi "giganti"; la mia opinione l'ho espressa.

    Sarebbero augurabili altri interventi. Rimango sintonizzato sperando che la discussione si allarghi.
    Un salutone
    Marco

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    1. Come vedi, caro Marco, la discussione pare stia continuando.

      Un salutone.

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  9. La questione é davvero spinosa e delicata! Ma siccome mi interessa volevo offrirvi il mio personale punto di vista. Io penso che la differenza tra scienza e fede risieda, essenzialmente, nel metodo scientifico, ovvero nella volontà di rispondere alle domande o verificare le risposte tramite gli esperimenti. Ecco perché un vero scienziato non potrà mai essere un profondo uomo di fede e un vero uomo di fede avrà sempre un "bias" lavorando in campo scientifico. Ovviamente non c'é un peggio o meglio di. Ma credo che, nel profondo, ci sia incompatibilità perché accettare un dogma o pensare a un dio come una possibile risposta é giocoforza contrario alla definizione stessa di metodo scientifico. D'altra parte capisco che le persone vorrebbero avere delle risposte e abbracciano la fede. Ma lo scienziato non pretende di avere risposte e la sua vita é essenzialmente fatta di domande e non é mai appagato. Basti pensare ad Einstein che nonostante avesse risposto a parecchie difficili domande a cercando di rispondere ad altre domande fino alla morte. Rispondo subito alle obiezioni su scienziati-personedifede del passato: erano altri tempi in cui non vi erano le libertà di cui godiamo oggi e la Chiesa aveva anche un potere temporale abbastanza decisivo. Quindi riassumo: scienza e fede secondo me sono diverse. Non ho la piú pallida idea di chi abbia ragione o torto e francamente non mi interessa. Io ho scelto la scienza, altri hanno scelto la fede. Ma le due cose non vanno d'accordo perché l'utilizzo o meno del metodo scientifico (anche come stile di vita se vogliamo) é discriminante. Chiedo perdono per essermi dilungato :)

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    1. Ciao, Sandro. Ti ringrazio molto per aver reso disponibile il tuo punto di vista perché mi consente di sottolineare alcuni elementi che reputo fondamentali in questa discussione.
      Divido il mio commento in due parti perché molto lungo.

      Parto proprio dalla tua sintesi finale: “Quindi riassumo: scienza e fede secondo me sono diverse.”

      Che Scienza e Fede siano diverse tra loro è lapalissiano, un dato di fatto incontrovertibile.
      Scienza e Religione (e di conseguenza la Fede in una Religione) appartengono a due livelli metodologicamente, epistemologicamente e linguisticamente diversi. Si trovano su due piani differenti ed incommensurabili, ma a mio avviso non conflittuali tra loro: esse rappresentano due modi diversi di analizzare la realtà. La Scienza è dedicata ai fatti, ai dati, al “come”; la metafisica e la Religione ricercano i valori, i significati ultimi dell’esistenza, il “perché”, in accordo a specifici protocolli di ricerca.

      La loro separazione è, in realtà, soltanto apparente, appartenendo ad un’opinione molto diffusa sia tra gli uomini di scienza che tra gli uomini comuni. Sicuramente vicende storiche come quella di Galileo o di Darwin, soltanto per citarne alcune molto note, sembrerebbero accreditare tale opinione. E, in effetti, non si può negare che il rapporto tra queste due dimensioni dello spirito umano sia sempre stato alquanto difficile; un rapporto che annovera storicamente numerosi momenti di scontro, episodi in cui l'uomo di fede e lo scienziato sono stati nemici accaniti.

      La conflittualità è, però, per lo più apparente, mentre un dialogo e un confronto tra loro è non solo possibile, ma anche auspicabile, potendo avere conseguenze positive su entrambe, in accordo alla citata frase di Giovanni Paolo II.

      Non era forse il biologo Louis Pasteur ad affermare che: "Poca Scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui"?.

      Espressione che condivido pienamente e interpreto, affermando che Fede e Scienza non sono affatto in antitesi l'una con l'altra, e che le apparenti contraddizioni sono dovute alla poca scienza o alla poca fede, intendendo con ciò dire che si tratta di un problema antico spesso mal posto, perché si perde di vista ciò che Scienza e Fede sono in realtà, immersi come siamo in un mondo che conosce ben poco sia dell’una che dell’altra.

      Non era forse il grande Max Planck a sostenere che "la Scienza e la Religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell'altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente..."?

      Non vi è necessità alcuna di scegliere l’una o l’altra, non “Aut Fides aut Scientia.” come afferma Marco Fulvio Barozzi in un suo commento su Google+, entrambe possono convivere nell’uomo, completandosi a vicenda.

      Lo stesso Einstein, che tu citi, era a suo modo credente, come si può rilevare dalle numerose dichiarazioni da lui rilasciate.

      [continua]

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    2. [seconda parte]

      Per esemplificare, rispetto al luogo comune che uno scienziato deve essere per forza ateo, ecco come si esprimeva, Einstein non cattolico e totalmente aconfessionale:

      "La scienza contrariamente ad un'opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguire finalità teologiche, poiché deve proporsi non solo di sapere com'è la natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un'altra maniera, con l'intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando creò il mondo"
      (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens, Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91)

      E a proposito della causalità:

      "L'uomo che è convinto dell'esistenza e della operatività della legge di causalità non può concepire l'idea di un Essere che interferisce con il corso degli eventi. A patto naturalmente che egli prenda l'ipotesi della causalità veramente sul serio.
      (dal New York Times Magazine, 9 novembre 1930)

      E ancora sul senso della vita e sul senso della Fede:

      "Nelle leggi della natura si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante. Qual è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell'esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere".
      (Albert Einstein, Religione e scienza, 1930)

      Einstein non era né ateo né panteista, ma al contrario credeva in un Dio non personale:

      "Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio".
      (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27)

      E con Einstein, caro Sandro, non siamo ai tempi dell’Inquisizione o dell’immenso potere temporale della Chiesa. Il dibattito è in fondo vecchio di 2000 anni…ed è destinato a durare ancora.

      Anche la Scienza contiene i suoi atti di fede così come la fede non è la risposta a tutte le domande, contrariamente ai luoghi comuni in merito, perché credere non significa capire tutto.

      Il sano dubbio allora servirà a tenersi lontano da ogni integralismo, scientifico o religioso che sia, mostrando che scienza e fede, come diversi e ben motivati modi di interrogarsi sulla realtà, hanno pari diritto di cittadinanza e di convivenza pacifica.

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    3. Ciao Annarita, grazie per avermi risposto e grazie ancora per avermi permesso di esprimere il mio pensiero sul tuo blog in questa interessantissima discussione!
      Come vedo sei in accordo con me nel sostenere che Scienza e Fede siano diverse. Poi dici anche che "La Scienza è dedicata ai fatti, ai dati, al “come”; la metafisica e la Religione ricercano i valori, i significati ultimi dell’esistenza, il “perché”, in accordo a specifici protocolli di ricerca". Io penso che i nostri differenti approcci alla questione siano legati al diverso significato che diamo alla parola "ricerca". Lo scienziato quando fa ricerca prova a rispondere alle domande. In primo luogo lo fa con una teoria; e se ci fermassimo qua potremmo dire che Scienza e Fede sono uguali. Ma lo scienziato non può accontentarsi di elaborare una teoria: deve dimostrare che la teoria riproduce ciò che osserviamo. Ovviamente questo non vuol dire che la teoria sia esatta. Questo vuol dire che la teoria è un buona rappresentazione della realtà e fin quando non vi sarà un esperimento in contraddizione con la teoria, tale teoria verrà presa per buona. Questo è accaduto alla teoria classica dell'elettromagnetismo e alla meccanica newtoniana le quali sono state ampliate grazie alla meccanica quantistica e alla relatività. E fin quando non saranno trovate in fallo gli scienziati continueranno ad usare le teorie che funzionano.
      Ora proviamo a pensare a come fa ricerca un uomo di Fede. Si interroga sulla realtà? Sui valori e sui significati ultimi dell'esistenza? Ottimo. Tutti gli esseri umani lo fanno , probabilmente per un motivo innato di sete di conoscenza. Ma pensiamoci un attimo. Qualunque risposta l'uomo di Fede da a queste domande si tratta comunque di una risposta che non potrà mai essere verificata da nessuno. E inoltre l'uomo di Fede ha già la risposta: Dio o qualcosa il cui fine ultimo era lo sviluppo della vita.
      Quindi le domande che l'uomo di Fede si pone non hanno alcun senso scientifico visto che, perlomeno al giorno d'oggi, non vi è alcun modo per verificarle. Per farti un esempio ti cito la teoria delle stringhe. Bella teoria, ma sai qual è il problema? Che non vi è modo di verificarla sperimentalmente. E allora come facciamo a sapere che è vera? Questo è il motivo per cui gli scienziati che lavorano alla teoria delle stringhe cercano di trovare un modo per realizzare un esperimento per dimostrare tale teoria.
      Quindi quando dico che Scienza e Fede sono diverse non mi riferisco al modo di indagare. Mi riferisco proprio alla visione della realtà:
      1) La Scienza ha bisogno di verifiche sperimentali, la Fede no;
      2) La Scienza non ha bisogno di un significato ultimo, la Fede sì;
      3) La Scienza prova a rispondere alle domande e a verificare le risposte, la Fede ha già le risposte.
      Vorrei sottolineare l'ultimo punto. Quando un uomo di Fede parla di Dio è ovvio che parla di qualcosa legato al significato ultimo dell'esistenza. E se ne parla è perché pensa che Dio sia la risposta, pur non sapendo cosa sia Dio.
      [CONTINUA]

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    4. [SECONDA PARTE]

      Domandare ad uno scienziato "Dio esiste?" produrrebbe, da parte dello scienziato, la seguente risposta: "Anche se fosse bisognerebbe trovare un modo per dimostrarlo". E inoltre, come disse Laplace visto che hai fatto tante citazioni, per fare Scienza non c'è bisogno dell'ipotesi di Dio visto che non produce nessuna conseguenza osservabile. Comunque, ripeto. Planck, Einstein e chiunque altro quando si pongono il problema di Dio non stanno parlando più di Scienza. Quindi lo scienziato non si preoccupa. Forse ho scritto troppo ancora una volta ma il sunto è il seguente. Certo, Scienza e Fede sono diverse e non si intersecano assolutamente perché la Scienza prova a rispondere a domande che il più delle volte nascono dall'osservazione di un fenomeno mentre la Fede tende a rispondere alle domande che nascono dalla mente dell'uomo. Inoltre ci tengo a ribadire che la Fede non fa ricerca perché, al contrario dello scienziato, l'uomo di Fede crede ad una qualche sorta di Dio e quindi ha già la risposta. Per finire volevo dirti che anche tra gli uomini di scienza ci sono diversi pensieri. Alcuni sostengono il Principio Antropico che in sostanza afferma che l'universo è fatto così per permettere lo sviluppo della vita. Insomma, come puoi vedere questo tipo di scienziati (anche illustri) non si discostano molto dai pensieri di un religioso. Personalmente io preferisco essere pieno di domande e non mi importa interrogarmi sul significato ultimo dell'esistenza per il semplice motivo che qualunque risposta possa dare non sarebbe mai una risposta verificabile e quindi ognuno è libero di pensare quello che vuole.
      Però per favore non diciamo che Scienza e Fede sono due facce della stessa medaglia perché gli scienziati cercano, studiano, provano a dare risposte ed elaborare teorie solo in base a quello che si può osservare e misurare. Tutto il resto è, a mio avviso, aria fritta e infatti ci sono migliaia di religioni e nessuna è meglio di un'altra.
      Invece nella scienza se ci sono migliaia di teorie, prima o poi viene fuori l'esperimento giusto che ne distrugge qualcuna (è successo molto recentemente con i dati di Planck che ha rigettato parecchi modelli di inflazione!).
      Mi sono dilungato ancora troppo, scusami tanto. Le persone sono libere di rispondere alle domande con o senza esperimenti. Ma chi ha Fede non avrà mai la possibilità di verificare le proprie risposte, mentre d'altra parte per chi fa Scienza probabilmente certe domande rimarranno senza risposta.

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    5. Io ho una visione molto affine a quella di Sandro!
      Concordo con Annarita sul fatto che il dibattito Scienza-Fede è molto antico ed è destinato a durare chissà per quanto tempo, e rispetto assolutamente il suo punto di vista.
      Tuttavia, voglio analizzare un punto che mi sembra fondamentale.
      Mi sembra infatti abbastanza superfluo sostenere la propria visione (o punto di vista) su tale spinosa questione "quotando" il pensiero di altri scienziati (e quindi, in generale, di altre persone), come Einstein.
      D'altronde, se da una parte (nella storia della scienza) si trovano molti straordinari scienziati credenti, ve ne sono altrettanti che non lo sono stati.
      Giusto per riportare un esempio, Dirac asseriva questo:

      I cannot understand why we idle discussing religion. If we are honest—and scientists have to be—we must admit that religion is a jumble of false assertions, with no basis in reality. The very idea of God is a product of the human imagination. It is quite understandable why primitive people, who were so much more exposed to the overpowering forces of nature than we are today, should have personified these forces in fear and trembling. But nowadays, when we understand so many natural processes, we have no need for such solutions. I can't for the life of me see how the postulate of an Almighty God helps us in any way. What I do see is that this assumption leads to such unproductive questions as why God allows so much misery and injustice, the exploitation of the poor by the rich and all the other horrors He might have prevented. If religion is still being taught, it is by no means because its ideas still convince us, but simply because some of us want to keep the lower classes quiet. Quiet people are much easier to govern than clamorous and dissatisfied ones. They are also much easier to exploit. Religion is a kind of opium that allows a nation to lull itself into wishful dreams and so forget the injustices that are being perpetrated against the people. Hence the close alliance between those two great political forces, the State and the Church. Both need the illusion that a kindly God rewards—in heaven if not on earth—all those who have not risen up against injustice, who have done their duty quietly and uncomplainingly. That is precisely why the honest assertion that God is a mere product of the human imagination is branded as the worst of all mortal sins.

      Non mi sembra che Paul Dirac sia inferiore ad Einstein in quanto a scoperte significative in Fisica (meno noto al grande pubblico sicuramente).
      Ma anche se così non fosse, sarebbe comunque assurdo stabilire se sia maggiormente significativo il pensiero di Einstein o quello di Dirac sulla religione: sono pensieri puramente soggettivi, ciascuno dei quali va rispettato!
      Quello che voglio dire è che citare nomi ed esempi è sicuramente un modo per far conoscere opinioni interessanti, ma, alla fine, non porta da nessuna parte, poiché il proprio punto di vista dovrebbe essere individuale, soggettivo.
      Io affermo di essere ateo non perché Dirac (e tantissimi altri) ha detto che Dio (bisognerebbe poi stabilire cosa si intende per Dio) non esiste, ma perché la mia mente è arrivata (non certamente in un istante) a tale conclusione (che può essere vera o falsa fino a prova contraria, o forse indecidibile) per svariate ragioni che non starò ad elencare.
      Allo stesso modo, non credo che Annarita (e tutti gli scienziati che credono in Dio, e dunque anche in un binomio Scienza-Fede possibile) abbia maturato tale visione solo perché uno straordinario fisico come Max Planck ha affermato:

      la Scienza e la Religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell'altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente

      Tirando le fila del discorso, ci sarà (probabilmente) sempre una suddivisione tra persone le quali credono che possa sussistere un binomio Scienza-Fede e persone che invece non lo credono possibile.
      L'importante è avere ognuno la propria idea, ma nutrire rispetto per quella opposta.
      Mi scuso per essermi dilungato!

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    6. Caro Sandro, hai centrato il punto nodale, però permettimi di dire che il tuo significato di ricerca è soltanto quello universalmente attribuito, ed anche da me ovviamente (sono laureata in fisica non dimenticarlo, scelta dettata dalla fiducia nella Scienza), alla ricerca scientifica.

      Io ho invece precisato molto chiaramente che quelli della Scienza e della Fede sono due diversi modi di indagine della Realtà, definiti da protocolli diversi, che sono inscindibili dalla visione stessa della Realtà: si utilizza un determinato metodo di indagine in base a ciò che si vuole cercare. E la ricerca del divino è ovviamente diversa dalla ricerca che si sviluppa attorno ad un fenomeno osservabile.

      So benissimo cosa fa lo Scienziato quando fa ricerca e tutto il resto, che hai esplicitato con estrema chiarezza e correttezza.

      Non è, invece, spesso ben chiaro che la ricerca del Divino è cosa ben differente e non può avere i modi della ricerca scientifica. Non avere le prove scientifiche dell’esistenza di Dio non significa aver provato che non esiste. Il punto è tutto qui.

      Con Laplace (e per me credente è cosa ovvia), sono d’accordo che in laboratorio non c’è bisogno dell’ipotesi divina, ma questo non impedisce ad uno scienziato modernamente credente di fare ricerca scientifica altrettanto efficacemente di uno scienziato agnostico.

      Vedi, la questione del rapporto tra fede scienza è anche viziata da un’altra diffusa ed errata opinione: il convincimento che la scienza sia il regno della razionalità, mentre la fede quello dell'irrazionalità. Ovvero che la scienza segua la ragione, mentre la fede il sentimento.

      Certo i motivi per credere in Dio non saranno gli stessi per cui accettiamo la legge della gravitazione universale, ma questo non vuol dire che debbano essere necessariamente irrazionali. La fede non è un affare per poveri sprovveduti, ma è invece dimensione di tutto l'essere umano e da sempre coinvolge fior di intelligenze. La fede necessita della ragione non meno della scienza.

      D’altra parte, non bisogna erroneamente pensare che l'emotività sia esclusa dall'indagine scientifica perché, al contrario, la scienza è ricca di fantasia, passione, entusiasmo. La storia della scienza mostra come anche l'indagine scientifica sia percorsa dal gusto della bellezza e dell'eleganza, dall'alternarsi di entusiasmi e cadute, di successi ed insuccessi. A volte si sono sostenute e si sostengono tesi anche per motivi non strettamente razionali, intuito, orgoglio, o semplicemente perché ci si è affezionati.

      In conclusione, voglio significare che Scienza e Fede, sempre secondo il mio convincimento, che non è maturato in un giorno, possono coesistere nell’uomo senza togliere niente l’una all'altra, anzi completandosi a vicenda, e tenendo i due piani ben distinti.
      D’altronde in questo articolo ho voluto esprimere il mio personale punto di vista. I riferimenti e le citazioni che ho riportato sono soltanto, come dire, di sottofondo al mio discorso e non c'è stata l'intenzione di utilizzarle per dire semplicemente “Einstein la pensa va così…quindi…”.
      Il mio convincimento rimane squisitamente personale e scaturisce da un mio approccio alla realtà e al mondo.

      La storia ha annoverato e continuerà ad annoverare fior di intelligenze sia agnostiche che credenti. Non si tratta quindi di stabilire chi ha torto e chi ragione in questo annoso e spinoso dibattito, che è destinato probabilmente a durare con l’uomo. Per quanto mi riguarda, è stata soltanto l’esigenza di esternare le mie idee sulla questione, nel pieno rispetto delle altrui opinioni, ai fini di un confronto costruttivo.

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    7. Caro Leo, ringrazio anche te del costruttivo apporto alla discussione.

      Vedi quotare il pensiero di scienziati noti ha lo scopo di far conoscere a chi non ne è al corrente, visto che il blog è frequentato da giovanissimi e persone di svariata formazione, il pensiero di scienziati credenti rispetto alla questione qui trattata. Inoltre, il convincimento personale si forma attraverso la propria esperienza in primis, di cui fa parte anche la conoscenza dei grandi del passato. Quindi non ci vedo nulla di assurdo nel quotare tali pensieri.

      D’altronde la figura dello scienziato agnostico o ateo è forse prevalente nella società moderna e far sapere che è esistita ed esiste anche una fetta di pensatori e scienziati credenti mi sembra corretto dal punto di vista dell’informazione (Vedi i link inseriti nel post).

      Detto questo, come ho già scritto in risposta a Sandro, è ovvio che il convincimento personale non matura in base al pensiero di pensatori e scienziati del passato, per quanto straordinari, sia in un caso che nell’altro, ma scaturisce da una ricerca personale. Né ho voluto affermare che il pensiero di Einstein sia più significativo di quello proprio di altri straordinari scienziati non credenti.

      Il rispetto per il pensiero altrui mi sembra imprescindibile e credo che non sia mai venuto meno in questa discussione.

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  10. cos' è un binomio PROF

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    1. Un insieme formato da due termini, Aleandro. Nel nostro caso, i termini del binomio sono Scienza e Fede. Poi c'è anche un significato matematico, che studieremo nel corso dei tre anni.

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  11. Io non sono credente, e faccio ricerca scientifica da più di trenta anni. Penso che il binomio scienze-fede sia sicuramente possibile, nel senso che non ci sono incompatibilità tra le due. Penso però che tale binomio non rappresenti un plusvalore nè per la scienza nè per le religione. Voglio dire che uno scienziato che ha fede religiosa non lavora meglio di uno scienziato ateo. Un credente privo di cultura non dovrebbe per la sua comunitá religiosa valere meno di un premio nobel che ha fede.

    Penso però che tale binomio non debba divenire connubio. Cioè, se un biologo naturalista rifiuta la selezione naturale a causa della propria fede, egli non è più, a mio parer, un bravo scienziato.

    Io non credo in un Dio personale, ma mi ritengo profondamente religiosa, nel senso antico ed etimologico della parola. Sento cioè rispetto profondo per la natura e per l'uomo. Ho il senso del sacro. Penso che questo senso del sacro abbia a che fare con lo stupore reverente e umile che esprimeva Einstein qundo si stupiva del fatto che la natura fosse conoscibile all'uomo. Ma parlare del sacro portrebbe davvero ad aprire un capitolo immenso.

    Va da sè che Il mio rispetto per tutti gli uomini implichi rispetto per tutti gli uomini di fede e per tutte le fedi. Solo che ritengo che le due sfere della scienza e della fede debbano avere ambiti diversi ed indipendenti. Le scienza ha un suo metodo, è dimostrabile dalsificabile. La fede è un dono. In questo, Annarita, penso di dissentire da quello che tu scrivi.
    Io ho scritto molto spesso del ruolo delle Emozioni nella creazione delle teorie scientifiche. Certo anche l'amore per Dio è un'emozione, e dunque può avere un ruolo in questa fase creativa. Ma non può entrare nel merito del giudizio della bontá di una teoria o di un modello scientifico. Questo spetta al metodo della scienza. C'è una demarcazione, descritta da Popper, tra ciò che è scienza e ciò che non lo è. E questa demarcazione non può essere travalicata nemmeno dalla fede religiosa.

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    1. “Io non sono credente, e faccio ricerca scientifica da più di trenta anni. Penso che il binomio scienze-fede sia sicuramente possibile, nel senso che non ci sono incompatibilità tra le due. Penso però che tale binomio non rappresenti un plusvalore nè per la scienza nè per le religione. Voglio dire che uno scienziato che ha fede religiosa non lavora meglio di uno scienziato ateo.”

      Cara Anna, ti ringrazio di aver voluto esprimere la tua opinione riguardo al delicato, complesso e spinoso problema del post che si sta commentando. Sono perfettamente d’accordo con te in ciò che affermi. Ho conosciuto, quando frequentavo l’Università, un prete e la sua evidente religiosità non era né un impedimento né un vantaggio in laboratorio.

      “Un credente privo di cultura non dovrebbe per la sua comunitá religiosa valere meno di un premio nobel che ha fede.
      Penso però che tale binomio non debba divenire connubio. Cioè, se un biologo naturalista rifiuta la selezione naturale a causa della propria fede, egli non è più, a mio parer, un bravo scienziato.”


      Concordo anche qui, come già da me espresso in precedenti commenti. I due piani sono nettamente distinti.

      "Io non credo in un Dio personale, ma mi ritengo profondamente religiosa, nel senso antico ed etimologico della parola. Sento cioè rispetto profondo per la natura e per l'uomo. Ho il senso del sacro. Penso che questo senso del sacro abbia a che fare con lo stupore reverente e umile che esprimeva Einstein quando si stupiva del fatto che la natura fosse conoscibile all'uomo. Ma parlare del sacro porterebbe davvero ad aprire un capitolo immenso.”

      Concordo! Ho ritrovato più volte, per esperienza diretta, il senso del Sacro in uomini di scienza non credenti.

      “Va da sè che Il mio rispetto per tutti gli uomini implichi rispetto per tutti gli uomini di fede e per tutte le fedi. Solo che ritengo che le due sfere della scienza e della fede debbano avere ambiti diversi ed indipendenti. Le scienza ha un suo metodo, è dimostrabile e falsificabile. La fede è un dono. In questo, Annarita, penso di dissentire da quello che tu scrivi.”

      Ritengo anch’io che Fede e Scienza appartengano a due ambiti diversi e indipendenti, come ho chiaramente espresso più volte, ma sono anche convinta circa l’azione di un possibile e reciproco controllo dai fanatismi ed estremismi in entrambi gli ambiti, che hanno lasciato traccia nella Storia.
      Per quanto riguarda la fede intesa come dono è ciò che affermerebbe sicuramente un credente in un Dio personale, condizione che non è la mia. Nel mio credere c’è stato un lunghissimo percorso di destrutturazione dell’eredità famigliare, provenendo io da una famiglia cattolica. Anni sofferti e intensi che mi hanno condotta a credere grazie all’utilizzo preponderante della ragione. In questo percorso, la fede è un dono che ho fatto a e stessa perché è stata una conquista personale.

      “Io ho scritto molto spesso del ruolo delle Emozioni nella creazione delle teorie scientifiche. Certo anche l'amore per Dio è un'emozione, e dunque può avere un ruolo in questa fase creativa. Ma non può entrare nel merito del giudizio della bontá di una teoria o di un modello scientifico. Questo spetta al metodo della scienza. C'è una demarcazione, descritta da Popper, tra ciò che è scienza e ciò che non lo è. E questa demarcazione non può essere travalicata nemmeno dalla fede religiosa.”

      Perfettamente in sintonia. Grazie ancora per il costruttivo apporto.

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    2. Nella frase "Le scienza ha un suo metodo, è dimostrabile dalsificabile" ci sono degli errori di battitura.
      Leggere:
      "La scienza ha un suo metodo, è dimostrabile e falsificabile"

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  12. sono d'accordo con lei prof, anche se in passato questo è stato causa di persecuzioni...se nn sbaglio.
    a domani prof :)

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    1. Camilla, questo è un argomento troppo complesso per la tua giovanissima età. Ne discuteremo a scuola con i tuoi compagni.

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  13. Ho letto con interesse il post di Annarita e i passaggi della succesiva conversazione. E' un argomento complesso e affascinante che tocca nel profondo la sensibilità e l'intelligenza dell'uomo.
    Mi ritrovo con chi ha espresso l'opinione che scienza e fede sono entrambi dimensioni dell'uomo, dimensioni profonde e profondamente diverse. A mio modo di vedere esse sono tutt'altro che inconciliabili; pur rimanendo nettamente e necessariamente distinte, contribuiscono alla costruzione dell'interiorità dell'essere umano. Si potrebbe fare il paragone fra i diversi fili che compongono trama e ordito di un tappeto: essi non possono essere indistinti, né prendere il posto l'uno dell'altro. Non possono formare un groviglio disordinato ma sovrapporsi armoniosamente.
    Nel dialogo fra scienza e fede è necessario ricordarsi questa importante condizione di fondo, di autonomia e diversità di essenza. La fede non fa solo parte dell'individuo, ma è alimentata dal rapporto con il trascendente, dall'apertura all'esperienza di relazione con Dio. Tale esperienza è qualcosa che non può essere descritta da formule e leggi che codificano fenomeni riproducibili in maniera indipendente da chi li sperimenta, ma è per sua natura personale e diversa per ciascuno. La scienza può essere (almeno in parte) definita come il modo con cui un individuo dotato di sensi e strumenti può conoscere e spiegare la realtà circostante, basandosi su dati oggettivi, eventi riproducibili e verificabili, indipendenti dall'esperienza personale; genera leggi di valore universale che, nelle stesse condizioni, forniscono il medesimo risultato per chiunque.
    A mio avviso la contraddizione nasce nel momento in cui si cerca di accedere a ciò che è proprio della scienza con gli strumenti della fede e viceversa. Questa distinzione però non significa che all'interno dell'anima dell'uomo possa esistere solo una di queste dimensioni. La relazione fra scienza e fede è di rispetto e integrazione reciproca, di sostegno e completamento. Lo scienziato che crede in un Dio d'amore può immaginarsi questo Dio come elemento generatore delle leggi che regolano la natura, senza pretendere né che la scienza possa spiegare Dio, né che la fede debba sostituire la scienza come strumento di indagine della realtà.

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    1. Caro Spartaco, ti ringrazio della sentita testimonianza, su cui concordo pienamente.

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