domenica 19 dicembre 2010

Come Le Maggioranze Giustificano La Violenza Sul Singolo


Riporto un video e la sua traduzione, pubblicati da Fabristol qui.

Diffondetelo più che potete, se siete d'accordo con il suo contenuto. 



Un bellissimo e semplicissimo video che vale più di mille trattati politici e di etica.



Per commentare, andate a questa pagina.

Potete lasciare un commento anche a questo post, ovviamente.

Si cercano volontari per mettere i sottotitoli in lingua italiana al video!

 





Traduzione italiana:



Immagina che tu abbia un amico che si chiama George. Siete stati amici fin dall’infanzia. Anche se non siete così vicini come un tempo vi vedete ancora ogni tanto e andate molto d’accordo. Un giorno tu e George siete raggiunti da un vecchio amico in comune, Oliver. Oliver spiega che è in un periodo sfortunato e sta cercando di raccogliere soldi per poter pagare gli studi per i suoi ragazzi. Tu vuoi aiutare Oliver, così gli dai un po’ di soldi. Per tua sorpresa George non offre a Oliver nessun aiuto. Cerchi di persuaderlo ma non serve a niente. Immagina te stesso in questa situazione: pensi che sia giusto minacciare l’uso della forza contro George per fargli fare la cosa giusta?



Adesso immagina una situazione leggermente diversa. Questa volta un gruppo di tuoi amici prende il tuo voto: 6 su 10 sono favorevoli nel minacciare l’uso della forza contro George per far aiutare Oliver. Questo processo democratico rende giusto minacciare George?



Un ultimo cambio della situazione. Questa volta immagina che molte migliaia di persone hanno democraticamente deciso che un gruppo che verrà chiamato “gli agenti” debba fare qualsiasi cosa è necessaria per prendere soldi da George e darlo alla famiglia di Oliver. Gli agenti non minacciano direttamente George all’inizio. Tutto quello che fanno è spedire un conto/bolletta. Come tutti quanti George sa cosa accadrà se non paga il conto. Per prima cosa riceverà più lettere che chiedono il pagamento e la bolletta diventerà più grande. Infine se ancora non ha pagato gli agenti armati entreranno a casa sua e lo prenderanno contro la sua volontà. Quasi tutti pagano le bollette senza protestare. Sanno che gli agenti utilizzeranno quanta forza sarà necessaria per sopraffarti se tu resisti.



Pensi che sia accettabile che gli agenti minaccino l’uso della forza contro George se non dà i suoi soldi per aiutare la famiglia di Oliver? Se noi approviamo i programmi statali che ridistribuiscono la ricchezza noi approviamo anche l’uso della violenza contro individui pacifici. Perché questo è il modo in cui i fondi vengono raccolti. D’altra parte molti di noi si sentono a disagio nel minacciare persone pacifiche quando immaginiamo di dover minacciare l’uso della forza da parte nostra. Se pensiamo in modo negativo al fatto di minacciare George personalmente, possiamo veramente sentirci a nostro agio con l’uso della forza contro di lui fatto da agenti dello Stato?



Ci sono alcune persone che credono che interazioni volontarie e l’ordine spontaneo sono realistiche e preferibili alternative rispetto alla coercizione di Stato per poter organizzare la società.


AGGIORNAMENTO

Aggiorno il post, inserendo le significative considerazioni formulate in un commento da Paolo Pascucci.

Scrive Paolo:

"Si immagini un mondo abitato da me, George e Oliver.
Abbiamo visto che Oliver è in una situazione di bisogno ed io lo aiuto. George però non l’aiuta ed io, dopo qualche insistenza, lo lascio libero di decidere come vuole.
Dopo un po’ di tempo ci si ritrova tutti e tre (cioè, siamo solo noi tre in questo mondo, però ogni tanto non ci si vede…) ed io chiedo notizie ad Oliver: -come va Oliver, tutto a posto? -

-Sicuro- mi dice, -grazie al tuo aiuto ce l’ho fatta-(non ci interessa sapere di cosa aveva bisogno né in cosa è consistito il mio aiuto). Me ne rallegro con lui.
Oliver però nota che sono triste e me ne chiede la ragione. Gli spiego che a causa di una ferita ad una mano non riesco ad arrampicarmi sull’albero di cocco per prendere una noce, di cui sono ghiotto, come tutti sanno.

-Non c’è problema, ti aiutiamo noi- fa Oliver, girandosi al contempo verso George. George, però, ancora una volta rifiuta di aiutare. –Vabbè- fa Oliver, -ci penso io- e lesto si arrampica sull’albero per raccogliere una noce di cocco.
-Grazie Oliver, sei un vero amico- dico io, gustandomi il frutto, che del resto divido volentieri con Oliver, anche lui appassionato di noci di cocco, come anche George, al quale però non offro niente, preso dalla contentezza di dividere il frutto con Oliver.
Dopo un altro po’ di tempo ci si ritrova. Io e Oliver stiamo benone e ci abbracciamo soddisfatti. Notiamo però che George è malinconico. –Che succede George?- faccio io.

George ci dice che ha un problema intestinale, si è preso una brutta infezione, e gli servirebbe una radice che si trova a 10 km di distanza, ma lui è troppo debole, non ce la farà mai ad arrivarci.
George però non ci chiede niente. Dovremmo fare qualcosa per lui? Lui non ci ha mai aiutato, ogni volta che glielo abbiamo chiesto si è  rifiutato. Perché dovremmo farlo? La camminata non è senza rischi, è impegnativa dal punto di vista energetico ed espone a pericoli. Chi ci dice che dopo averlo aiutato lui non ci ripaghi con la solita indifferenza?
 
Io, Oliver e George è una costruzione immaginaria. Le relazioni tra loro sono arbitrarie ma obbediscono alle dinamiche  che conosciamo. Se Io e Oliver si sono aiutati reciprocamente solo per interesse, utilizzando la ragione, il fatto di averne tratto un vantaggio rafforza la loro strategia: si aiuteranno l’un l’altro finchè uno dei due non smetterà di farlo. George invece non ha mai aiutato nessuno e in un mondo logico avrebbe ben poche speranze: perché aiutare uno che non ricambia? Se Io e Oliver invece hanno utilizzato l’empatia, cioè l’immedesimazione con i problemi altrui, e su quella base hanno concesso il loro aiuto, allora George può avere delle speranze di aiuto. E’ un po’ quello che succede nelle nostre società: pochi furbi approfittano della generosità della maggioranza. In questo caso Io e Oliver verranno sfruttati e George godrà di un beneficio che non gli spetta.
Se Io e Oliver avranno utilizzato, infine, entrambe le dinamiche, la ragione e il sentimento, probabilmente accetteranno di aiutare una volta o due George, ma se questi non ricambierà smetteranno di farlo.

Quest’ultima eventualità è quella che preferisco. Non so se è presente naturalmente nelle persone, per cui è possibile osservarla anche in assenza di Stato . Sono convinto che la maggior parte delle persone aderisca ad un comportamento sociale solo perché vi è una imposizione, dolce o amara quanto si vuole, e che i requisiti naturali non siano così diffusi per sostenere un tipo di società in assenza totale di Stato.

paopasc"


 

6 commenti:

  1. Wow Annarita!
    Non pensavo che anche tu fossi interessata a queste tematiche. Sono contento. Grazie mille, lo apprezzo tantissimo :D

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  2. Per Paopasc

    Non sono d'accordo sulla tua tesi finale. Ma lasciamo da parte il nostro disaccordo e facciamo finta che tu abbia completamente ragione. La domanda finale del video, ed è quella che ti faccio io, rimane comunque: è giusto costringere George con la forza a fare qualcosa che non vuole fare?

    Questo è il dilemma etico che il libertarismo ti pone di fronte agli occhi. Per millenni abbiamo fatto finta che non ci fosse questo problema. Così come abbiamo fatto per lo schiavismo, la misoginia, il razzismo. Poi abbiamo aperto gli occhi e abbiamo capito che si poteva cambiare.

    Perché tu non riesci a picchiare George, ma se ti giri di spalle e chiedi ad un terzo di picchiarlo da parte tua la tua morale cambia? Occhio non vede, cuore non duole.
    Il fatto è che, biologicamente parlando, il nostro sistema etico è fondamentalmente dicotomico. Accettiamo l'omicidio se fatto dalla collettività (guerra), accettiamo il furto se fatto dalla collettività (tasse), accettiamo la coercizione se fatta dalla collettività (polizia).

    A mio parere lo stato agisce un po' come la maschera. Un uomo dietro una maschera compierà migliaia di misfatti che normalmente non riuscirebbe a fare. La collettività usa lo stato come una maschera per giustificare tutte le ingiustizie del mondo.

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  3. Una risposta veloce, Fabristol: "è giusto costringere George con la forza..." 
    è giusto nella misura in cui trae un beneficio dalla condizione in cui si trova.
    Se vivo in una società e mi aspetto: strade, ospedali, sicurezza, allora devo pagare le tasse. L'alternativa: ritorno un cacciatore raccoglitore e me ne vado in una riserva protetta.
    Sul fatto della deroga:
    è noto, per esempio da studi sperimentali, che se devo scegliere tra salvare una vita o 10 vite la mia scelta sarà influenzata dalla metodica. Se devo schiacciare un pulsare tenderò a dare più valore alle 10 vite rispetto all'unica. Se devo spingere materialmente l'individuo alla morte, il freno morale/empatico mi fermerà dallo sceglierlo come vittima in favore dei 10.
    Questo, ovviamente, quello che risponde la gente quando "pensa" al fatto. Non si sa con esattezza cosa farebbe in una situazione "reale".
    Alla domanda del perchè la morale cambia quando fai eseguire il lavoro sporco a un altro ti rispondo: la morale, evidentemente, è una questione empatica. Quanto più allontani da te l'evento che la scatena tanto meno soffrirai dal punto di vista morale.
    Alla tua ultima domanda, sulla maschera dello stato, si può rispondere solo dal punto di vista antropologico/etologico: come si sono comportate o si comportano le società di cacciatori raccoglitori rispetto a quelle agricole-industriali?
    Le società di cacc.-racc. possono svilupparsi così tanto da avere una cultura simile a quella delle società agricole-industriali e porsi la domanda?
    Paopasc

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  4. Ci provo anche se l'argomento è delicato e complesso.

    Sicuramente aiuterei Oliver e mi meraviglierei che George non faccia altrattanto. Proverei a parlarci cercando di convincerlo, ma assolutamente non farei nulla per obbligarlo, magari ne rimarrei un po' deluso.
    Per quanto riguarda l'accettare o meno che qualcun altro obblighi George ad aiutare Oliver, la cosa si complica: non condividerei assolutamente la violenza ne fisica ne psicologica, ma sono completamente d'accordo con Paopac quando si comincia a parlare di interesse comune e sociale.
    George è probabilmente un "furbacchione" o peggio e se per il bene comune lo si obbliga a fare qualcosa di buono, non credo ci sia nulla di sbagliato, fermo restando il metodo che viene adottato.
    Io credo che il bene di un individuo venga prima di tutto, ma il bene di una collettivià viene ancora prima, perchè la collettività sono tanti individui e George è solo uno.
    Potrebbe sembrare crudele, ma anche qui è una questione di numeri.

    Spero di non essermi incartato.


    Fuori tema:
    Brava Annarita, bell'articolo,  mi piace quando un argomento così sentito spinge le persone ad esprimersi e si creano anche divergenze e discussioni costruttive come queste.

    Un salutone
    Marco

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  5. Per Paopasc

    Ma nel momento in cui George non trae alcun beneficio e sorpattutto non ne chiede?

    Per Marco

    "Spero di non essermi incartato."

    Un po'.. ;)

    Dici che non accetti la violenza, però poi "sì dai se è per il gruppo sì." Dici che non ci sarebbe nulla di male ad obbligare qualcuno a fare qualcosa di bene -che bel concetto di solidarietà! Magari la prossima volta punti una pistola alla tempia di qualcuno per far mettere una monetina nel cappello di un barbone? - poi dici che non accetti certi metodi. Allora come obblighi una persona? Ovviamente il tuo ragionamento parte dall'assunto che il tuo concetto di bene sia universale. E il concetto di bene viene deciso dalla maggioranza.
    Poi dici che il bene dell'indivuo viene prima di tutto, poi dopo dici che viene secondo alla colettività. Confuso?

    "Io credo che il bene di un individuo venga prima di tutto, ma il bene di una collettivià viene ancora prima, perchè la collettività sono tanti individui e George è solo uno."

    Questa frase fa venire i brividi. Non la sentivo dagli anni 30 del secolo scorso.

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  6. X  Fabristol.
    "non condividerei assolutamente la violenza ne fisica ne psicologica "
    questa era stata la mia premessa.
    Non voglio rispondere alla "pistola" o agli "anni 30" perchè credo sia stata un'uscita infelice.
    Ti chiedo, per te, qualsiasi legge o regola che in qualche modo chiede un sacrificio per il bene della collettività, o anche fosse per un gruppo ristretto, è un soppruso e una violenza?
    Certo che l'interesse e la libertà dell'individuo sono importantissime, ma l'individuo non vive mica in una grotta sperduta, si relaziona tutti i giorni con i suoi simili che hanno i suoi stessi identici diritti.
    Quelle che tu chiami imposizioni io le chiamo regole di convivenza.
    Il problema semmai è cercare di creare regole largamente condivisibili, eque e giuste. Su questo bisognerebbe sicuramente lavorare meglio o far lavorare le persone giuste; la possibilità di scegliere ci sarebbe....
    Ti chiedo scusa per i brividi.


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